Privatizzazioni: la Troika architetta il saccheggio della Grecia

Il nuovo programma di privatizzazioni prevede un incasso pari a 19 miliardi di euro entro il 2015 e 50 miliardi entro il 2020
Il saccheggio della Grecia si attuerà progressivamente da qui al 2020. Non è bastato lo sciopero generale di mercoledì indetto dalle due principali sigle sindacali del settore pubblico e privato, l’Adedy e la Gsee e, dal Pame,
il sindacato comunista, a fermare il nuovo programma di privatizzazioni delle aziende elleniche a partecipazione statale architettato dalla “troika” (Fmi, Ue e Bce) con la complicità del primo ministro Antonis Samaras.
Il programma “ammazza-Grecia” – che secondo i poteri forti è la condizione indispensabile per continuare a fornire ad Atene aiuti finanziari per “rilanciare” l’economia e continuare a risanare il suo debito pubblico – sarà portato avanti già
da quest’anno da l’Ente nazionale per la Valorizzazione delle Proprietà dello Stato (Taiped) e prevede di incassare 19 miliardi di euro entro il 2015 e 50 miliardi entro il 2020. Cifre colossali se si pensa che in due anni di privatizzazioni il Taiped avrebbe, come ha scritto il giornale Kathimerini, recuperato “soltanto” 1,8 miliardi di euro. Come si legge sul nuovo piano l’agenzia ha programmato di completare entro la fine del 2014 tutte le vendite di aziende statali come l’Opap (la società che gestisce le lotterie), le Poste elleniche, la Depa (azienda del Gas), la Desfa (gestore della rete del gas) e la concessione a privati di infrastrutture come porti, aeroporti ed autostrade. Mentre dal 2015 Taiped completerà la ricetta di privatizzazioni con la vendita del patrimonio immobiliare greco all’estero – circa 1.000 immobili saranno venduti al migliore offerente per un incasso di 7 miliardi di euro – e delle isole elleniche.
Ma il saccheggio della Grecia non finisce qui perché oltre al programma di privatizzazioni, il gruppo di tecnocrati della “troika” – che si recherà nel Paese la settimana prossima – valuterà se concedere un prestito immediato da 2,8 miliardi, in cambio del quale il governo si è impegnato a tagliare ulteriori 25.000 posti di lavoro nel settore statale entro l’anno in corso, mentre l’esecutivo vede lentamente assottigliarsi la propria maggioranza in Paramento dopo aver adottato tagli alla spesa pubblica per 18,5 miliardi di euro.
Il popolo ellenico è ormai allo stremo, strozzato dalle misure del governo e della Troika, mentre la Grecia è già entrata nel quinto anno di recessione con una disoccupazione record pari al 27% (che raggiunge il 50% fra i più giovani), per la chiusura di scuole, degli uffici pubblici, degli ospedali, dei servizi di trasporto marittimi e aerei. Ogni giorno ci sono mille disoccupati in più. Il Prodotto interno lordo che lo scorso anno è sceso del 6%, è retrocesso ai livelli di dodici anni fa. Chi non ha più un tetto, va a vivere in strada, mentre nelle città aumentano violenze, rapine e furti nelle case. I crimini sono addirittura aumentati del tremila per cento in due anni. Secondo uno studio del Gsee, il maggior sindacato del settore privato, 3,9 milioni di persone su 11 vivranno a fine 2013 sotto la soglia di povertà dei 7.200 euro di reddito annuo. Il Paese è sommerso dai debiti e mantenuto a galla allo stesso tempo dagli “aiuti” finanziari (prestiti a usura) forniti dai Paesi dell’Eurozona e dal Fondo Monetario Internazionale che secondo il programma stabilito nel 2014 raggiungeranno la cifra stratosferica di 240 miliardi di euro. La Grecia non deve fallire se no falliscono le banche che ne detengono il debito, ma soprattutto non deve fallire finché il saccheggio del suo patrimonio non è stato ultimato.
Non si ferma la protesta degli agricoltori greci 
Ottenere la riduzione del prezzo del gasolio per il settore e dell’Iva sui loro prodotti. Continua da ormai da 25 giorni la protesta degli agricoltori greci che stanno bloccando simbolicamente e soltanto per qualche ora al giorno le strade del Paese. Ieri a mezzogiorno a Nikaia, una località vicino a Larissa (Grecia centrale), i rappresentanti dei 34 blocchi stradali si sono riuniti per decidere sul futuro della loro mobilitazione.

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