Is, appello della moglie di Henning: "Liberatelo". In Turchia 70mila profughi curdi

La donna ricorda che il marito è stato catturato in dicembre mentre partecipava a una missione umanitaria. Offensiva e raid in Iraq contro lo Stato Islamico, che però avanza in Siria. Ankara ammette: negoziato per liberazione ostaggi, ma non pagato nessun riscatto

ROMA - La moglie di Alan Henning, il cooperante britannico tenuto in ostaggio dallo Stato islamico, fa un appello ai militanti islamici affinché "guardino nei loro cuori" e rilascino il marito. In una dichiarazione diffusa tramite il Foreign Office, Barbara Henning afferma di aver inviato già "alcuni messaggi" all'Is, senza ottenere risposta. 

Alan Henning, 47 anni, fu rapito lo scorso dicembre in Siria.Compariva nel video diffuso dai jihadisti il 13 settembre, in cui veniva decapitato l'altro ostaggio britannico David Haines, il terzo occidentale ucciso dopo i giornalisti statunitensi James
Foley e Steven Sotloff.

Questo il testo del messaggio della signora Henning: 

"Sono Barbara Henning,
la moglie di Alan Henning. Alan è stato preso prigioniero a dicembre ed è nelle mani dello Stato islamico. Alan è un uomo di pace, un altruista che ha lasciato la sua famiglia e il suo lavoro di tassista nel Regno Unito per portare un convoglio per tutta la Siria con i suoi colleghi e amici musulmani in modo da aiutare chi aveva più bisogno. Quando è stato catturato stava guidando un'ambulanza piena di viveri e acqua da distribuire a chiunque ne avesse necessità. Il suo scopo era soltanto quello. Il suo era un atto di compassione.
Non riesco a capire in che modo possa giovare alla causa di un qualsiasi Stato permettere che il mondo veda morire un uomo come Alan. Ho cercato di comunicare con lo Stato islamico e con la gente che lo tiene prigioniero. Ho mandato alcuni messaggi importanti, ma non ho avuto risposta.
Prego che le persone che trattengono Alan rispondano ai miei messaggi e mi contattino prima che sia troppo tardi. Imploro gli uomini dello Stato islamico di guardare nei loro cuori e rilasciare mio marito Alan Henning".


In Turchia 70mila profughi curdi in 48 ore. Mentre i miliziani jihadisti dello Stato Islamico avanzano in Siria, decine di migliaia di curdi in fuga si sono riversati nelle ultime ore in Turchia, che ha aperto le Turchie per affrontare l'emergenza. Secondo l'agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, almeno 70mila hanno attraversato le frontiere nelle ultime 48 ore e l'Onu si sta muovendo per aiutare la Turchia a far fronte all'enorme flusso di rifugiati. 

Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che fa un monitoraggio della guerra con fonti sul campo, i terroristi si stanno avvicinando alla terza più grande città curda, dopo aver catturato tutti i villaggi circostanti: i miliziani sono ad appena una decina di chilometri da un strategica città di confine, chiamata Ain al-Arab in arabo e Kobane in curdo.

Ankara: negoziato per ostaggi, ma nessun riscatto. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ammesso che c'è stato "un negoziato politico", anche se nessun pagamento di riscatto, per liberare i 49 ostaggi dalle mani dei jihadisti dello Stato Islamico; Erdogan non ha però smentito che si sia trattato di uno scambio con terroristi dell'Isis detenuti in Turchia. "Non si può parlare in nessun modo di uno scambio monetario, ma di una contrattazione politica, diplomatica", ha detto Erdogan. E ha osservato che "anche se ci fosse stato effettivamente uno scambio" tra prigionieri, l'importante era il ritorno a casa degli ostaggi.

Il papa: "Nessuno usi Dio come scusa". Da Tirana, dove si è recato per una visita lampo, è arrivato un monito di papa Francesco, riferito sia alla convivenza tra religioni diverse nel paese ma con un riferimento diretto anche alle violenze dello Stato Islamico: "Nessuno usi Dio come scudo, gli estremisti travisano la religione".

A Tikrit offensiva dell'esercito iracheno. Le forze di sicurezza irachene hanno ucciso 13 jihadisti dello Stato islamico in uno scontro avvenuto presso gli edifici dell'università di Tikrit, capoluogo della provincia di Salahuddin. Una fonte della sicurezza ha comunicato che "le forze di terra hanno lanciato un attacco su larga scala contro le postazioni dei terroristi dello Stato islamico nei pressi dell'università di Tikrit". I militari hanno anche distrutto sette veicoli.

Raid Usa, distrutte postazioni dell'Is. Tra venerdì e sabato gli Stati Uniti hanno condotto cinque attacchi aerei in Iraq contro i militanti dello Stato islamico, come ha riferito il Comando centrale dell'esercito Usa. Uno dei raid èstato effettuato nella zona sudovest di Bagdad e ha distrutto una barca dello Stato islamico che trasportava rifornimenti lungo il fiume Eufrate. Gli altri quattro sono stati compiuti invece a nordovest di Haditha, prendendo di mira veicoli con armi, posti di blocco e avamposti con guardie. Salgono così a 183 gli attacchi aerei compiuti dagli Stati Uniti in Iraq da quando questo tipo di azione militare è cominciata lo scorso 8 agosto.





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