Il Caso Hill. Oltre le apparenze.

Sul caso dei coniugi Hill sono state spese moltissime parole ma poche di queste si sono concentrate sull’effettiva analisi della credibilità dell’episodio stesso. Per ragioni che vedremo più avanti, al “rapimento” di Barney e Betty Hill è stato riconosciuta un’unanime e trasversale credibilità.
Vi sono in realtà elementi contrastanti che emergono ad una attenta analisi dei fatti e delle testimonianze dei due protagonisti ed è preciso dovere di chi si occupa di questi argomenti porli in risalto piuttosto che metterli in disparte per preservare la validità del caso. In effetti, per quanto mi riguarda, non è tanto in dubbio l’evento in sé quanto la sua interpretazione.
Cercare di fare chiarezza ed eliminare i dati spuri dal quadro complessivo del fenomeno dei rapimenti non può che agevolarne la comprensione. Non mi soffermerò troppo sulla descrizione degli eventi che sono ben noti ma porrò l’attenzione su alcuni elementi chiave dell’intera vicenda, elementi specifici e per quanto possibile documentati. La mappa tridimensionale disegnata in base ai ricordi di Betty Hill, le sue testimonianze e le regressione ipnotica di Barney.

19 settembre 1961

Durante il viaggio di ritorno dalle vacanze passate in Canada i coniugi Hill percorrevano una strada fra le colline a sud di Groveton, nel New Hempshire, dirigendosi verso Portsmouth dove risiedevano. Nei pressi di un altura denominata Indian Head  Betty venne incuriosita da un luce nel cielo che a suo parere non poteva essere una stella.
Chiese allora la marito di accostare per poterla guardare con più attenzione, questi l’accontentò solamente perché voleva sgranchirsi le gambe e far scendere il cane. Non riuscendo a capire cosa fosse risalirono in macchina e proseguirono il loro percorso  ma circa due ora più tardi, nei pressi di Cannon Mountain l’oggetto luminoso riapparve molto più vicino e di conseguenza molto più sospetto. Si fermarono nuovamente, in un primo momento esso era ancora in volo e successivamente, la sequenza non è chiara nei loro ricordi, lo ritrovarono a terra a circa trecento metri dalla loro posizione.
L’oggetto era a forma di “pancake” con grandi oblò squadrati uno accanto all’altro che formavano una linea curva. Quando era al suolo poggiava su apposite “gambe”.  Con il cannocchiale Barney riuscì anche a distinguere oltre i vetri di quelle finestre alcune figure umanoidi. Spaventati rimontarono in macchina dove un strano rumore ed una altrettanto strana sensazione li raggiunse. Nel loro racconto è a questo punto che si colloca il missing time di due ore all’interno del quale è possibile si sia verificato il rapimento ed il contatto con questi extraterrestri.

Le parole di Betty Hill

E’ corretto riportare l’osservazione di alcuni scettici secondo i quali Betty fosse una fanatica di Ufo e che questo confuterebbe il suo racconto. Ma a parte il fatto che ormai non è possibile dimostrarlo sarebbe come dire che poiché uno è paranoico allora non esistono le cospirazioni.
Il che è logicamente sbagliato. Ci limitiamo quindi a prendere atto delle sue parole:
Prima testimonianza di Betty Hill:

“L’oggetto apparve in cielo come una nuova stella, poi all’improvviso incominciò a muoversi. Passò davanti al disco lunare e allora fermammo la macchina per guardare meglio… Barney decise di prendere il binocolo per cercare di identificare quell’oggetto strano, ma quello che vide gli destò molta preoccupazione e paura. Asserì  di aver visto degli esseri molto simili a noi che lo guardavano da dietro i finestrini e che, a quel punto,  il veicolo incominciò a scendere. Barney ebbe la sensazione che stessero cercando di catturarlo, quindi risalì in auto e partimmo a tutta velocità verso l’autostrada per evitare di essere presi. Udimmo una serie di suoni intermittenti quindi, per motivi inspiegabili, Barney prese ad imboccare una stradina secondaria, dove vedemmo quello che pensavamo essere la Luna al tramonto. Poi ci rimettemmo in autostrada e di li a poco, udimmo di nuovo quei suoni intermittenti ma proseguimmo, senza più fermarci, verso casa”.
Seconda testimonianza di Betty Hill:

“Gli esseri erano 11 ma ce ne era uno che per identificarlo meglio decidemmo che doveva essere il capo, infatti era quello che si esprimeva in inglese. Poi c’era l’esaminatore che faceva i test, poi gli altri 9 che secondo noi facevano parte dell’equipaggio. Le fattezze dei miei esaminatori erano essenzialmente simili: minuti, glabri, macrocefali e con una fisionomica simile a un incrocio tra suino e uomo. Mi ispezionarono il naso, la gola, gli occhi, le orecchie, prelevarono campioni di capelli, di pelle ed erano molto interessati ai nostri piedi. Mi stesero sul tavolo e cercarono di infilarmi uno strumento appuntito nella vagina dicendomi che era un test di gravidanza, allorché io replicai che non esistevano test di gravidanza e che simili cose erano per me sconosciute. Barney era di vedute alquanto ristrette e fu per lui uno choc emotivo notevole; iniziò ad avere problemi di salute, stati d’ansia, pressione a sbalzi, problemi di stomaco e non rispondeva alle cure. Il suo medico pensò che forse l’impatto emotivo dovuto a un forte choc, gli impediva di guarire e decise di mandare mio marito da uno psichiatra che esercitava nel suo stesso edificio. Barney iniziò a frequentarlo regolarmente e a parlare della sua infanzia e di tutto il resto. Il dottore lo analizzò a lungo e dopo qualche seduta ci indirizzò, Barney ed io, dal dottor Benjamin Simon di Boston”.
Terza testimonianza di Betty Hill:

“ Dopo varie sedute il dottor Simon mi fece vedere il bozzetto di una mappa stellare che il capo degli alieni mi aveva mostrato. Non so se c’era una apertura nello scafo o cosa fosse, ma ad un tratto ecco la mappa con alcuni degli oggetti che sembravano muoversi realmente. L’essere però non aveva attivato uno schermo o quant’altro ma era così realistica, proprio come guardare il cielo stellato. Mi chiese se dalla mappa potevo dire dove ci trovavamo, allorché io risposi di no . Mi disse che era un’informazione importante senza la quale non potevano mostrarmi da dove venivano”.
Bellero
Quarta testimonianza di Betty Hill:

“Riguardo alla mappa stellare posso dire che successivamente venni contattata da un’ insegnante dell’ Ohio, tale Marjory Fish. Iniziammo una serrata corrispondenza epistolare finché mi disse che voleva venire a casa per parlarmi. Passammo giorni interi a parlare di quella mappa e mi fece molte domande. Incominciò poi a costruire modellini usando scatole e corde, mettendo il nostro sistema solare al centro e iniziò a calcolare la distanza in anni luce. Al termine aveva disposto quasi tutte le stelle nella stessa posizione che avevo visto su quella mappa, ma ne mancavano due. Non fu in grado di completare la ricerca fin quando gli astronomi non scoprirono quelle due stelle nel ‘69”.

La parte più interessante del suo racconto e sicuramente quella della sua esperienza all’interno della “nave spaziale” a contatto con gli alieni. Gli elementi forniti nella sua descrizione appartengono ad un canovaccio che nei decenni successivi sarebbe divenuto abbastanza comune, per quanto comuni siano i casi di rapimento da parte degli alieni.
Ma non la si può accusare di essersi rifatta a racconti precedenti, a riviste o a film perché l’argomento non era ancora di dominio pubblico ne tanto meno attirava l’attenzione del pubblico come può essere ai giorni nostri.

Grazie alle ricerche svolte dagli esperti del settore sappiamo ormai con buona certezza che questi atteggiamenti scientifici sono spesso una copertura per scopi meno filantropici, volendo usare un eufemismo.
Quindi tenere sotto controllo la consapevolezza dei rapiti riguardo alle procedure a cui vengono sottoposti diventa di vitale importanza ed a questo che servono quelle che vengono definite “screen memories”, dei falsi ricordi che servono a mascherare, anche a livello inconscio, quelli veri. Con tutta probabilità ciò che Betty ha ricordato di quell’episodio non sono i fatti come si sono svolti ma bensì ciò che gli alieni, o chi per loro, hanno voluto che lei ricordasse.
Il prof. Simon che operò l’ipnosi non era di certo preparato ad affrontare un simile caso e non ebbe quindi alcuna possibilità di superare questi blocchi mentali e di arrivare realmente in profondità nel subconscio dei due coniugi. Non siamo nemmeno in grado di sapere se vi siano stati episodi successivi per cui il quadro rimane incompleto. Vi è però un altro dettaglio che, nonostante quanto detto sin ora, depone a favore della credibilità di questo caso.
Il che è molto interessante ma di certo non aiuta nel giudicare l’intera vicenda. Mi riferisco alla “mappa stellare” che il Dott. Simon disegnò in base alle indicazioni di Betty sotto ipnosi.


zbetty

Come ci ha ricordato la stessa Betty il collegamento tra la sua mappa e il sistema “Zeta Reticuli” lo dobbiamo all’infaticabile dedizione di un insegnate dell’Ohio, Marjory Fish che per tre anni si impegnò per trovare una corrispondenza accettabile tra le varie porzioni di mappe stellari esistenti e gli elementi del disegno di Betty. La sua ricerca iniziò nel 1966 e per alcuni anni non ebbe molto successo, nel 1969 invece grazie l’uscita del nuovo e più dettagliato Catalogo stellare Gliese ( Catalogo delle stelle vicine )  riuscì finalmente a individuare le corrispondenze che cercava.  Il  lavoro completo terminò solamente nel 1972 con la definitiva identificazione del sistema “Zeta Reticuli”.
Betty_Hill_Star_Map

Naturalmente da qual momento in poi sono state espresse le più diverse opinioni riguardo la precisione di tale corrispondenza e nella maggior parte dei casi esse riflettono le posizione preconcette di chi le ha espresse. Mi sembra quindi ragionevole scartare tutte le posizioni totalmente a favore o completamente contrarie. Ve sono altre più interessanti che analizzano la questione nella sostanza piuttosto che nel significato che ne possa derivare.
Il Prof. Walter Mitchell, professore di astronomia all’Ohio State University ha affermato:
“Più esamino la mappa più rimango impressionato dall’astronomia compresa nel lavoro di Marjory Fish”.
David R. Sunders, esperto di statistica presso il “Industrial Relation Center” dell’Università di Chicago ha detto:
“Non riesco a trovare nessun punto debole nell’interpretazione della mappa di Betty Hill da parte della sig.ra Fish”.
Secondo i miei calcoli la possibilità che la corrispondenza sia casuale si aggira attorno ai 1000 conttro 1.
“In molti ambiti in cui vengono utilizzati simili metodi statistici una simile percentuale è ritenuta convincente”.
Mark Steggert dello Space Research Coordinator Center, presso l’ Università di Pitsburgh ha sviluppato un programma informatico denominato PAR ( Perspective Alternation Routine ) che può riprodurre l’aspetto di vari gruppi di stelle come se fossero visti da varie punti di vista.
Ecco le sue dichiarazioni:
“Ero intrigato dal proposito di Marjorie Fish secondo il quale ha interpretato la supposta mappa di Betty Hill. Non credevo che con un modello si potessero creare problemi astronomici. Con mia sorpresa scoprii che lo schema ottenuto con il mio computer aveva una stretta corrispondenza con i dati forniti da Marjiorie Fish”.
Dopo ripetute elaborazioni con il suo software ha infine confermato le posizioni indicate dalla Fish.
“Sono stato in grado di identificare potenziali aree di errore, ma non veri errori”.
Questa zona di incertezza non depone però necessariamente a sfavore della tesi della Fish perché anche tra i vari cataloghi stellari come il “Astrophisical Observatory Catalog” ed il Royal Astronomical Society Observatory Catalogue” o il “Yale Catalogue of Bright Stars” esistono considerevoli differenze, fino a 2 ordini di magnitudine in alcuni casi o differenze sino al 40%  nella distanze delle stelle, come nel caso della stella Gliese 59. Altre stelle presentando differenza minori ma il punto in se rimane valido: alla luce di quanto appena detto le imprecisioni contenute nella mappa di Zeta Reticuli derivata dall’esperienza di Betty Hill non ne inficiano la validità.

Detto tutto questo se analizziamo la questione da un punto di vista strettamente logico appare strano la necessità di mostrare la mappa a Betty. Di certo non è grazie a quella che il “navigatore” dell’astronave avrebbe potuto raggiungere la Terra. C’è da supporre che una civiltà avanzata disponga di sistemi di navigazione più efficaci.
Così come non è dato sapere da che punto di osservazione vadano osservate le stesse indicate. Viene quindi il sospetto che si Betty abbia visto questa mappa ma che anche essa potrebbe esser parte della mistificazione dei ricordi, oppure di una realtà volutamente alterata e presentata all’esperienza di Betty.

Zeta Reticuli, nell’ufologia.

Il caso dei coniugi Hill non è l’unica circostanza in cui viene nominato il sistema Zeta Reticuli, anzi esso ritorna spesso a tal punto che è ormai associato agli alieni Grigi quale loro sistema natale.
Naturalmente non vi è alcuna prova in questo senso ma questa teoria ha guadagnato  comunque una certa fama. Tre sono le fonti principali che ne hanno dato origine.
La prima è un intervista di Robert Collins e William Moore, pubblicata sulla rivista Focus nel 1991, all’insider, e probabile debunker, Richard Doty in cui quest’ultimo affermò che Zeta Reticuli era il sistema d’origine delle EBE ( Entintà Biologiche Extraterrestri ).
Doty è un personaggio controverso spesso coinvolto in rivelazioni clamorose ma piuttosto dubbie, come il promesso e negato rilascio di un filmato concernente l’atterraggio di un UFO alla base di Holloman. Non sarebbe però saggio cestinare preventivamente tutto quello che Doty dice, è probabile che nella confusione che egli insinua vi siano nascoste informazione reali.
L’abitudine di nascondere una verità tra due bugie è ormai ben consolidata in certi ambienti di intelligence ed essa risponde bene all’esigenza di far trapelare determinate informazioni rendendole al contempo poco credibili. E’ impossibile poter dire se ciò si applichi a Zeta Reticuli, ma vale la pena di lasciare aperta questa porta.
La seconda è la testimonianza dello scomparso Michael Wolf il quale avrebbe lavorato a stretto contatto con questi alieni grigi nel corso di progetti super segreti sotto l’egida del Majestic 12, del quale lui stesso avrebbe fatto parte. Nel suo libro “Catchers of Heaven”, scritto poco prima di morire, egli rivelò fra le altre cose che gli alieni provenivano da Zeta Reticuli. In questo caso da un punto di vista umano mi sentirei di concedere una maggiore credibilità a Michael Wolf di quanto non mi sentirei di concederne a Doty, pur tenendo sempre presente che non esistono conferme.
La terza fonte sono le informazioni trapelate, quasi certamente ad arte, sul Progetto Serpo, per il quale sarebbe stato effettuato uno “scambio di personale” tra gli alieni ed il governo statunitense.
Anche in questa circostanza pare che che ci sia lo zampino di Doty, che in effetti ne ha combinata una più del Diavolo. E’ parere di molti che la storia del “proggetto Serpo” sia una bufala, per lo meno nei termini con cui è stata raccontata.
Ma se tutti questo riferimenti a Zeta Reticuli sono apparentemente infondati come vanno considerati e quale importanza rivestono per il nostro ragionamento?
Sono importanti perché sottolineano ed accentuano la dicotomia insita in tutta la storia del rapimento dei coniugi Hill. Da una parte vi è la mappa descritta da Betty Hill che sembra trovare sorprendenti conferme da una parte del mondo accademico, sostanziando l’ipotesi “Zeta Reticuli” mentre dall’altra vi sono le testimonianze di persone coinvolte a vario titolo nella “questione aliena” la cui però dubbia reputazione o  indimostrabilità  la ridimensionano, il tutto in una curiosa inversione dei ruoli.

Zeta Reticuli in astronomia.

Non è il caso di scendere troppo nel dettaglio ma può essere utile aggiungere alcuni dati astronomici al nostro ragionamento.
Le due stelle principali che ci interessano sono Zeta1 e Zeta2. Sono stelle molto simili al nostro sole anche se considerevolmente più vecchie. Distano 39 anni luce dal nostro sistema solare e sono separate tra loro da 9000 unità astronomiche (una AU corrisponde alla distanza terra sole : circa 149,597,871 km ).
Formano un sistema binario rivolgendo una attorno all’altra e cosa più importante sino ad ora non sono stati identificati pianeti giganti in orbita stretta il che fa supporre la possibile presenza di pianeti simili alla Terra. La vetusta età delle stelle potrebbe aver consentito ad una civiltà di evolversi come e più della nostra, una civiltà quindi presumibilmente in grado di superare senza grosse difficoltà i 39 anni luce che ci separerebbero.
Quindi da questo punto di vista l’ipotesi che una qualche razza aliena da li provenga è plausibile.

I ricordi di Barney affiorano sotto ipnosi.

Riprendiamo ore le fila dell’argomento principale, ossia le testimonianze. A differenza di Betty, le cui sedute ipnotiche, non rivelarono molto più di quanto non ricordasse coscientemente, le sedute di Barney rivelarono molti dettagli relegati nel suo subconscio.
La prima cosa che si percepisce ascoltando le sue sessioni di ipnosi regressiva è la genuinità delle emozioni che si avvicendano nei suoi ricordi. Queste emozioni variano dal fastidio, alla paura sino al sollievo, se non ad una imprevedibile felicità.
Ma lasciamo che siano le sue parole, come ci sono giunte tramite alcune registrazioni, a farci rivere ciò che è rimasto impresso nella sua memoria.
Cominciamo dal momento in cui Barney ricorda di aver fermato la macchina perché Betty gli aveva detto :
“Guarda c’è una stella che si muove in cielo!”.
Barney risponde allora un po’ seccato:
“Quello è un satellite”.
Non appena ebbero accostato Betty salta giù dalla macchina per osservare l’oggetto con il binocolo, Barney senza fretta ne approfitta per far scendere il cane. Dopo un po’ chiede a Betty di passargli il binocolo:
“…a quel punto mi rendo conto che non è un satellite, è un aeroplano, credo, si può vedere la fila di finestrini”. Soddisfatto restituisce il binocolo a Betty.
Ripartono e Betty gli dice:
“Barney quello non è un aeroplano, ci sta ancora seguendo”.
Allora Barney cerca un posto dove poter fermare la macchina ed imbocca una strada sterrata laterale.

In questa prima fase è importante sottolineare che nella voce di Barney non si rilevano emozioni particolari, se non la scocciatura di dover dar retta alla moglie.

Dice: “Quella cosa è ancora li”. “Credo che Betty voglia convincermi che quello è un disco volante”.
A questo punto il dottor Simon chiede se ci sia luce sufficiente per vedere e Barney risponde:
“Ci sono delle luci che si muovono nel cielo, ma non si sente alcun rumore e penso che questo è ridicolo”. Poi si rivolge a Betty “E’ un aeroplano, non dovresti credere in queste cose, io non ci credo”.
Continua:
“Non riesco a sentire alcun rumore, voglio sentire un jet”.
Lo psichiatra allora gli chiede:
“Perchè vuoi sentire un jet?”.
“Perchè Betty mi sta facendo diventare matto, mi sta facendo arrabbiare, continua a dire : è strano, guarda, non è un aereo. Io penso, ci deve essere, voglio sentire un rombo, voglio sentire un motore”.

Simon chiede:
“Quanto è distante?”.
“Non è molto lontano, circa 300 metri direi”.
“Come si muove, avanti indietro oppure in circolo?”.
“No, va verso ovest e poi torna diritto indietro, mi ricorda un palla attaccata a …( incomprensibile : una racchetta, un palo ) che si allontana ma torna diritta indietro. Penso che solamente un jet può volare così veloce”
“Spero di trovare un punto dove fermarmi ed ad un certo punto riconosco un posto”.
“Che cos’è questo luogo?”.
“E’ Indian Head, ci sono stato altre volte, mi sento a mio agio vedendo un luogo familiare”.

E’ a questo punto della regressione che succede una cosa insolita, Barney interrompe e dice allo psichiatra : “Mi sto svegliando”. Il medico lo tranquillizza e lo mantiene nella trance ipnotica:
“Sei in un sonno profondo, non ti sveglierai , ti ricorderai ogni cosa”.
Ma ciò non accade per caso, è da questo momento in poi che nella voce di Barney lo stressa aumenta, il panico comincia a farsi strada.
“E’ proprio qui sopra, alla mia destra. Che cos’è?. Cerco di mantenere il controllo così Betty non si accorga che sono spaventato”.
“Oh se era spaventato”. Barney sospira, la sua voce è rotta dalla paura.

Simon lo rassicura, dicendoli che non ha più da temere e che può proseguire.
Barney è sconvolto:
“Devo tornare indietro a prendere la pistola”
Urla:
“Oh mio Dio, Oh mio Dio!”.
Il medico deve nuovamente calmarlo e lo fa proseguire.
“Torno indietro alla macchina, prendo il binocolo e guardo, è la fuori, oltre la strada. Oh mio Dio! Che cos’è?”.
Simon per focalizzare la sua attenzione gli chiede a che distanza fosse.
“Non sembrano trecento metri, non è così lontano. Ora è rivolto verso di me, è come un grosso pancake con una fila di finestre, con alcune luci ed una più forte”.
“Una fila di finestrini come un aereo commerciale?”.
“No, non come un aereo perché formano una linea curva attorno alla metà del pancake. Mi dico, Dio, devo scuotere la testa”.
“Non può essere vero, non può esser li! Ma è ancora li, guardo verso la strada sperando che arrivi qualcuno a dirmi che non è li”. 
“Cosa vogliono, cosa vogliono?”. Di nuovo Barney sembra terrorizzato.
“Una persona guarda verso di me, ha un aspetto amichevole, mi guarda da sopra la spalla, sta sorridendo. Mi fa pensare ad un irlandese rosso di capelli. Reagisco a questo pensiero pensando che io invece non sarò amichevole perché di solito gli irlandesi non sono gentili con le persone di colore”.
“Dice che ti guarda da sopra la spalla, vuoi dire che non era rivolto verso di te?”.
“No è rivolto verso un muro. Lo vedo attraverso una delle finestre, una grande finestra suddivisa solamente da alcune strutture che evitano che sia una unica superficie di vetro. Sembra un tedesco nazista”.
“Indossa un’uniforme?”.
“Si, un’uniforme nera ed ha una sciarpa nera attorno attorno al collo e sulla spalla sinistra”.
“Come riesci a vedere questi particolari da così lontano?”.
“Stavo usando il binocolo”.
“Hanno facce come le nostre? Hai detto che sembra un irlandese”.
“Ha gli occhi a mandorla, ma non come i cinesi”
“Il leader mi sta dicendo qualcosa…”
“Come riesce a raggiungerti?”.
“Vedo il suo volto, le sue labbra muoversi, mi sta guardando, mi sta dicendo qualcosa… cosa?”.
“Rimani li e continua a guardare. Devo abbassare il binocolo altrimenti continuo a rimanere immobile… Dio dammi la forza”.

Barney urla e strepita come se lottasse per riuscire ad abbassare il binocolo, per distogliere lo sguardo.
“Devi allontanarti da me!”.
“Come fai ad essere sicuro che ti stesse dicendo quelle cose?”.
“Quegli occhi, non ho mai visto occhi così!”.
Per rassicuralo Simon gli ricorda che poc’anzi lo aveva descritto come amichevole.
“Il leader era amichevole ( il che ci fa capire che c’erano altri esseri. Nda ). Il leader, quello con la giacca nera luccicante e la sciarpa nera”.
“Come fai a dire che è il leader?”.
“Perché gli altri, tutti mi guardavano, se ne sono andati e lui è rimasto da solo a guardarmi. Poi rientro in macchina e mi dico di non cedere al panico, cerco di riprendermi”.

Di nuovo a questo punto le emozioni sono così intense che Barney si rivolge allo psichiatra chiedendogli:
“Posso svegliarmi?”. Ma il medico lo calma e lo fa proseguire.
“Dov’è Betty, cosa ha fatto nel frattempo?” Gli chiede.
“Non lo so, non capisco, siamo stati rapinati?”.
“Perchè pensi di esser stato rapinato?”.
“So che è nella mia mente, non voglio dirlo”.
“A me puoi dirlo”.
“Quegli uomini con le giacche nere… io non ho soldi, non ho niente”.
“Non lo so, gli occhi sono li, sono sempre li, mi sta dicendo : non aver paura, c’è un incidente sulla strada”.
“Non devo essere spaventato, non parleranno con me”.
Simon: “Sono nel loro veicolo?”.
“No, sono in piedi sulla strada”.
“Tu dove sei, sei in macchina?”.
“No, sono sospeso”.
“Stai veramente fluttuando nell’aria o è solamente la sensazione che provi?”.
“Non sono in macchina, non sono accanto alla macchina, non sono nel bosco… sto proprio fluttuando”.
La seduta a questo punto si interrompe e viene ripresa la settima successiva.
Barney esordisce così:
“Ci sono degli uomini in mezzo all’autostrada, che mi assistono. Penso solamente ad immagini mentali perché i miei occhi sono chiusi. Mi sembra di stare salendo, sono leggermente inclinato e penso che i miei piedi non sbattono contro le rocce, questo è buffo”.
“Ho paura di aprire gli occhi perché mi è stato detto di tenerli chiusi, così non li apro. Non voglio essere operato”.
“Cosa ti fa pensare ad un’operazione?”.
“Non lo so. Mentre penso questo sono disteso sullo stomaco, credo di essere dentro a qualcosa ma non apro gli occhi. MI è stato detto di tenere gli occhi chiusi”.
“Chi ti ha detto questo?”.
“L’uomo che ho visto attraverso il binocolo”
“Sono gli stessi che sono sulla strada?”.
“No”.
“Che ruolo hanno questi uomini?”.
“Mi hanno preso e portato su per la rampa”.
Poi c’è un salto, non saprei dire se nei ricordi o nella registrazione.
“Sono disteso su un tavolo, i miei pantaloni sono aperti ed una coppa è stata posta sulle mie parti intime… e poi si è fermato”.
“E’ buffo perché penso che se sto fermo e zitto la cosa finirà presto e non mi faranno male”.
“Sto camminando e vengo guidato, i miei occhi sono chiusi, poi li apro e vedo la mia macchina. I fari sono spenti, il motore è spento e Dotsy ( il cane ) è sotto il sedile. Mi allungo e la tocco. Mi siedo e vedo Betty che arriva lungo la strada e rientra in macchina”.
“Penso, non è così male, non ho ragione di aver paura. Guardo fuori  e vedo una grande Luna. Eccola. E sono felice”.

Conclusioni

Il racconto di Barney è quanto meno sconclusionato. Non possiamo sapere se questo dipenda dall’inesperienza del Dottor Simon a confrontarsi con una situazione così fuori dall’ordinario. Ma vi sono dei dettagli che possono suggerisci qualcosa.
Innanzitutto l’aspetto di questi esseri che non assumono mai fattezze particolarmente aliene, se non per gli occhi. Qualcuno sostiene che il dettaglio degli occhi sia da imputare al fatto che 12 giorni prima della seduta di ipnosi andò in onda un episodio della serie Outer limit in cui comparvero degli alieni somiglianti alla descrizione poi fatta da Barney. Per quanto mi riguarda questa relazione non è però rilevante  perché non è possibile dimostrare che Barney abbia effettivamente visto quello show.
La questione è un’altra. Dobbiamo tener presente che Barney è un uomo di colore che negli anni 60 era sposato con una donna bianca. Curiosamente questi alieni assumono prima l’aspetto di un irlandese, che per sua stessa ammissione sono ostili nei suoi confronti e poi quello dei nazisti, che in quanto ad avversione nei confronti delle persone di colore non erano certo da meno.
Un altro dettaglio che ci mostra come i ricordi cambino nella sua mente, oppure come la sua esperienza si modifichi durante il suo svolgersi è quello del suo fluttuare. In un primo momento si sente sollevato da terra, sembra levitare mentre poco dopo dice che quegli uomini vestiti di nero lo portano su per una rampa.
Oppure il racconto di come abbia tenuto gli occhi chiusi perché gli era stato detto di fare così. Mi sembra difficile credere che questi esseri se volevano nascondere qualcosa si siano affidati alla correttezza di Barney nel seguire le loro indicazioni. Appare più come un trucco mentale, come allo stesso modo potrebbe esserlo quello del binocolo. Dalle parole di Barney si percepisce che si sente obbligato ad osservare il “leader” il che potrebbe suggerire che quello fosse una sorta di espediente per focalizzare il suo cervello su qualcosa mentre in realtà succedeva tutt’altro.
Una serie di strani comportamenti, di immagini che si sovrappongono come capita nei sogni. Ma questo non mi porta a pensare che il loro racconto sia falso ma piuttosto che gli eventi siano stati completamente diversi da quelli che sono stati poi raccontati. Fa eccezione la mappa. E’ davvero difficile inquadrarla in tutto il contesto, se non con una clamorosa coincidenza, in una campo in cui le coincidenza a mio parere lasciano il tempo che trovano. Oppure potrebbe andar inquadrata nel complesso della stranezza di questo caso e di molti simili a questo. Tali assurdità logiche, chiamiamole così, potrebbero essere uno strumento o un effetto del fenomeno che si struttura diversamente rispetto a quanto finora ipotizzato.
Se vogliamo attenerci all’ipotesi extraterrestre, il tutto potrebbe risolversi con la teoria delle screen memories, secondo la quale gli alieni inserirebbero dei falsi ricordi nel subconscio dei rapiti in modo tale che se interrogati non possano accedere ai ricordi reali. Ma  non sono convinto che sia sufficiente.
Potrebbe essere sufficiente se Jacque Vallee o John Keel non avessero proposto la teoria “Ultraterrestre” o “magonica” secondo la quale dietro al fenomeno Ufo e per estensione a quello dei rapimenti, non ci fosse solamente la spiegazione extraterrestre, ma qualcosa di più fine, di più complesso. Lo sarebbe,sufficiente, se non fosse stata formulata la teoria dell’universo olografico, per cui la realtà in cui ci viviamo e nelle cui dimensioni siamo confinati non è reale per come noi intendiamo la realtà.
Sono ormai molti gli elementi in ufologia, come i racconti di alcuni, non tutti, i rapiti, o come l’impossibile varietà di oggetti volanti che solcano i nostri cieli che mi fanno pensare che potrebbe esserci qualcuno o qualcosa in grado di manipolare la trama della nostra realtà, non tanto come in Matrix, dove la manipolazione aveva luogo nella realtà, ma proprio al di fuori di essa. Forse la realtà in cui siamo confinati non è che una porzione, un recinto posto intorno a noi per tenerci separati da qualcosa che è al di là, da qualcosa che non dobbiamo raggiungere.
Per quanto possa sembrare complessa questa idea essa non è dissimile da quella per cui i Catari sono stati sterminati e gli gnostici in genere perseguitati. L’idea per cui il nostro mondo sia stato creato da un Demiurgo malvagio che vuole impedire all’uomo di ricongiungersi con il Divino che è al di là, sopra di lui, quel divino di cui noi conserviamo ancora una scintilla. Cosa sia questa scintilla è difficile dirlo, ma potrebbe essere la nostra anima che ci rende così preziosi da tenerci qui imprigionati finché il suo segreto non ci sia stato tolto.

About tricasandu

Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
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