Orange Brazil



Il 5 novembre 2015 sono crollate due dighe, generando il peggior disastro ambientale della storia del Brasile. 

E così, un flusso inarrestabile di fanghi ferrosi contaminati da arsenico, piombo, cromo ed altri metalli pesanti hanno invaso la città di Mariana, nello stato di Minas Gerais e da qui si sono sparsi alle località circostanti. Dalla diga crollata i fanghi di un colore che vanno dall’arancione al marrone, sono finiti nel Rio Doce – il fiume Dolce – e da qui hanno iniziato il loro cammino inesorabile verso la foce, contaminando l’acqua e i terreni che hanno incontrato e che incontreranno per strada. Foreste, aree protette, campi agricoli, case, habitat sensibili sono stati ricoperti dal fango tossico: 250.000 persone sono rimaste senza acqua potabile. Dai rubinetti sgorga infatti acqua arancione.

Le sostanze chimiche contenute in questi fanghi erano usate per eliminare le impurità dai minerali estratti. Fra i composti, i cosiddetti ether amines, prodotti da una ditta che si chiama Air Products. Ora gli esperti temono che il danno per l’ecosistema possa essere permanente, in grado di compromettere per sempre la fertilità dei campi e cambiare il corso dello stesso sistema fluviale. Queste sostanze possono anche cambiare i livelli di pH, alterando gli equilibri dell’acqua.

Chi è colpevole di tutto ciò? La ditta che stava costruendo la diga: la Samarco Mineracao Sa, controllata dalla anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, entrambe colossi delle miniere. Il cantiere messo da loro in piedi non aveva neanche sirene di allarme. Il tutto con il benestare delle Autorità, da tempo coscienti che quei lavori per la realizzazione della diga fossero pericolosi. L’ultimo dossier di denuncia risale al 2013. La Samarcovsi ostina a ripetere che i materiali sprigionati non siano tossici! Ma intanto le acque sono arancioni, un colore che non può certo passare inosservato…

Purtroppo, occorre anche aggiungere che non è la prima volta che il Rio Doce, un fiume di 800 km, viene inquinato da rifiuti di operazioni minerarie, perché ricade in una regione, la Minas Gerais, ricca di minerali. E purtroppo, le multinazionali che operano in questa regione spesso sono poco attente in termini di controlli e manutenzione. Con il risultato che se un tempo il Rio Doce era immerso nella foresta amazzonica e popolato da tribù indigene, oggi percorre un’area essenzialmente disboscata, quasi spettrale. I suoi fondali sono pieni di sedimenti e le inondazioni sono frequenti. Nessuno, inutile dirlo, ha pagato per tutto questo.

Basta leggere le parole sconfortanti che il fotografo-attivista Sebastiao Salgado, il quale aveva messo su una fondazione al fine di pressare il governo per pulire il fiume, ha utilizzato in una intervista al giornale brasiliano O Globo: “Tutto è morto. Adesso il fiume è un canale sterile coperto di fango.”


Ancora incerte le cause dell’incidente. Il presidente brasiliano Dilma Rousseff dice che l’azienda costruttrice dovrà pagare per le operazioni di pulizia, di risarcimento e per l’approvvigionamento dell’acqua, ma intanto è stata messa sotto procedimento di impeachment per altri motivi.

Dunque l’azienda pagherà? Le stime per la pulizia sono di circa 2,4 miliardi di euro. Se si considera tutto il fiume, e l’inquinamento accumulatosi negli scorsi decenni, i miliardi per la pulizia sono stimati essere circa 25 miliardi. Per di più, il percorso del fango tossico non si è ancora arrestato e il 22 novembre ha perfino raggiunto l’Oceano Atlantico.



Per ora all'azienda Samarco è stata tolta la licenza mineraria. Insomma, un nuovo ed ennesimo disastro ambientale, frutto della solita ingordigia umana che in nome del profitto agisce senza scrupoli.

Tratto da TuttoGreen

Mondo Tempo Reale

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