Ritrovato il galeone San José col suo inestimabile carico d'oro


Lo scontro navale di Cartagena del 1708 in un olio di Samuel Scott. Per gentile concessione National Maritime Museum di Greenwich

Individuato al largo del porto colombiano di Cartagena il relitto del galeone spagnolo San José, affondato trecento anni fa mentre trasportava uno dei maggiori carichi d’oro e pietre preziose della storia, per un valore tra i 4 e i 17 miliardi di dollari
di Davide Michielin

La sagoma di un delfino emerge per un istante dall’oscurità della ripresa subacquea. Poi un altro e un altro ancora, a ornare inconfondibilmente la bocca da fuoco di un cannone calibro 16. Il “Santo Graal” dei relitti giace al largo della penisola colombiana di Barú, inabissato a 300 metri nel Mar dei Caraibi.

Costruita nel cantiere navale di Usúrbil nel 1696, al momento del varo la San José era destinata a ribadire, insieme alla gemella San Joaquín, la supremazia della marina spagnola oltreoceano. Sebbene il XVIII secolo veda il tramonto dell’epoca dei galeoni, sostituiti dai più moderni e veloci vascelli, la San José e la San Joaquín furono progettate dal basco Pedro de Arostegui con un tonnellaggio raddoppiato e una dotazione di cannoni ragguardevole per affrontare i pericoli dell’oceano.
Dopo quasi dieci anni di modifiche alla struttura dello scafo che risultava imperfetta, nel marzo del 1706 i due galeoni lasciarono Cadice con destinazione Cartagena delle Indie, principale porto della Colombia spagnola. Qui vi rimasero per due anni, in attesa del prezioso carico che avrebbe dovuto finanziare Filippo di Borbone nella guerra di successione alla corona di Spagna.

Nonostante l’esplicita disposizione testamentaria in cui designava il nipote Filippo di Borbone come proprio successore, la mancanza di eredi del defunto Carlo II d’Asburgo innescò nel 1701 una sanguinosa guerra tra le maggiori potenze europee che si protrasse per tredici anni.
Il timore che Filippo potesse unire le corone di Spagna e Francia spinse infatti Inghilterra, Austria e il Sacro Romano Impero a sostenere la candidatura di Carlo VI d’Asburgo, che pure vantava legami di sangue con il defunto sovrano.
Il conflitto si espanse ben presto al Mare dei Caraibi, nel quale la marina inglese era impegnata ad assalire e depredare le navi spagnole per impedire l’afflusso di oro e materie prime provenienti dalle colonie. Le stive della San José e della San Joaquín, colme di argento peruviano, smeraldi, ametiste e diamanti andini nonché quindici milioni di pesos d’oro, divennero quindi l’obiettivo prioritario del commodoro Charles Wager.

All’alba dell’8 giugno 1708, di ritorno dalla città panamense di Portobelo dove i galeoni avevano caricato il tesoro, la flotta spagnola fu attaccata dallo squadrone di Wager a 30 miglia da Cartagena. Mentre la San Joaquín trovava riparo nel porto fortificato della città, la San José rimase isolata dal resto del convoglio, ingaggiando una lotta ravvicinata con l’ammiraglia inglese Expedition. Dopo un’ora e mezza di combattimento serrato, attorno alle sette del mattino la San José fu improvvisamente squarciata da una esplosione interna; il galeone s’inabissò all’istante, portando con sé 578 anime tra cui quella del capitano José Fernández. Nell’incidente solo undici membri dell’equipaggio trovarono la salvezza.

Per tre secoli il ritrovamento del relitto della San José ha alimentato le fantasie dei sea hunter, ovvero i cacciatori di tesori inabissati. Almeno fino al 1981 quando la Sea Search Armada, una compagnia di recupero statunitense ingaggiata dal governo colombiano, annunciò l’individuazione di una nave traboccante di oro e pietre preziose. Il rifiuto colombiano a rispettare il contratto stipulato – che prevedeva la cessione di un terzo del carico alla SSA – arrestò le operazioni di recupero per oltre trent’anni, portando la disputa in tribunale.
Sebbene fosse già stato ipotizzato che il relitto potesse appartenere al leggendario galeone spagnolo, solamente lo scorso mese l’Istituto Colombiano di Storia e Antropologia ne ha confermato inequivocabilmente l’identità, in seguito a un’operazione diretta dalla marina colombiana.
Nel comunicare la scoperta, il 27 novembre 2015 il presidente della Repubblica Juan Manuel Santos ha annunciato la costituzione di un museo per accogliere il carico della San José, che sarà esposto a Cartagena insieme al tesoro del vicereame del Perù.

L’ammontare della scoperta, il cui valore è stimato tra i 4 e i 17 miliardi di dollari, potrebbe però mandare in fumo i piani del presidente colombiano. Oltre alla SSA, nelle ultime ore anche il governo spagnolo sta valutando la possibilità di reclamare parte del tesoro. José María Lasalle, segretario di stato alla cultura, ha annunciato che il Paese sta valutando quali azioni intraprendere in difesa di quello che è considerata una “proprietà nazionale”. A tre secoli dall’affondamento, la San José è destinata a trovarsi al centro di una nuova battaglia.


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