Orsi bruni: uno “scudo umano” per proteggere i cuccioli


Una mamma grizzly guida i suoi cinque cuccioli nel Katmai National Park, Alaska. Una nuova ricerca ha svelato una strategia (inattesa) che le femmine sfruttano per tenere la prole al sicuro. Fotografia di Eberhard Brunner, Alaska Stock, National Geographic

Le mamme orse devono prendere una decisione difficile: portare i piccoli vicino agli umani o rischiare l’infanticidio, da parte dei maschi che vogliono accoppiarsi

L’inverno potrebbe sembrare il periodo dell’anno più pericoloso, per un giovane animale. Ma per i cuccioli di orso bruno, in Scandinavia, saranno le prossime settimane a stabilire chi sopravviverà e chi no.

Il motivo è la stagione degli accoppiamenti, che per gli orsi bruni scandinavi si svolge proprio tra l’inizio di maggio e la metà di luglio. I maschi, in un disperato tentativo di trasmettere il proprio DNA, provano ad accoppiarsi con qualsiasi femmina incontrino. Il che è particolarmente pericoloso per quelle con i cuccioli, visto che una mamma orso non può rimanere incinta mentre sta ancora accudendo i piccoli dell’anno precedente. Capita perciò che i maschi li uccidano, in modo da forzare il corpo della femmina a interrompere la lattazione e ritornare disponibile alla riproduzione.

Oltre un terzo dei cuccioli morirà durante la stagione degli accoppiamenti, e più del 90% di queste morti sarà causata da artigli e fauci di maschi estranei. Ma secondo uno studio, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, le madri potrebbero aver trovato il modo di tenere a bada i maschi. Quando iniziano a sembrare pericolosi, infatti, alcune femmine cercano rifugio per sé e per i cuccioli avvicinandosi agli esseri umani.

Finora si pensava fosse un modo per procurarsi cibo extra, spiega Sam Steyaert, primo autore dello studio e biologo esperto in fauna selvatica allaNorwegian University of Life Sciences e allo University College of Southeast Norway. “La nostra ricerca propone una motivazione alternativa, che potrebbe spingere gli orsi ad avvicinarsi agli umani”.

Uno sguardo dall’alto

Ovviamente spiare le vite private degli orsi non è un compito semplice. I maschi possono essere grossi anche il doppio delle femmine, che comunque si difendono bene raggiungendo anche i 360 chilogrammi. Possono muoversi velocemente, fino a 48 chilometri orari, e in Svezia la popolazione d’interesse era sparpagliata attraverso 13000 chilometri quadrati. Per Steyart e i colleghi, questo ha significato dover addormentare le mamme orso da un elicottero in modo da dotarle di collari GPS. Quest’operazione doveva essere fatta in inverno, prima dell’arrivo dei cuccioli, e quando gli orsi sono emersi dalle loro tane, la primavera successiva, alcuni collari avevano già le batterie scariche.

Fortunatamente gli scienziati hanno perseverato dal 2005 fino al 2012 e sono stati ricompensati con dei dati preziosi. Le coordinate GPS hanno mostrato che alcune mamme orso si avvicinavano alle abitazioni umane di oltre 400 metri più delle altre, e i osservazioni di follow-up hanno confermato che quelle che cercavano la protezione umana avevano più successo.

Il nemico del mio nemico

“Rimanere vicino agli umani non è certo privo di rischi”, dice Steyaert. Più un orso si avvicina, più è probabile che venga ucciso dai cacciatori o investito da un’auto. C’è anche il rischio che frugare nella nostra spazzatura e nei cumuli di compostaggio gli piaccia troppo, e che per questo venga spostato in un’altra zona o che le autorità decidano di sparargli. Steyert si aspetta che le femmine che hanno scelto la vicinanza con gli umani abbiano livelli di stress elevati, e che dovranno pagarne il prezzo nelle prossime stagioni riproduttive.

Nonostante ciò, sul breve termine il compromesso sembra valere la pena. I maschi sanno che è meglio tenersi alla larga dagli umani e da tutti i rischi che comportano. Se le femmine riescono a evitare loro, in base alla ricerca di Steyaert, è più probabile che i cuccioli sopravvivano.

Come spiega Lucas Nell, ecologo della University of Georgia non coinvolto nello studio, questa sorta di associazione a scopo protettivo è stata osservata anche in altre specie. Capita che le oche nidifichino nei pressi dei gufi o altri rapaci per essere protette dalle volpi artiche, mentre le ricerche di Nell hanno mostrato che anche i trampolieri e gli alligatori hanno un rapporto simile. La cosa affascinante e nuova, dice Nell, è che gli orsi bruni stanno usando gli umani per alleviare il conflitto sessuale entro la propria specie. Non stupisce che Steyaert e colleghi usino l’espressione “scudo umano”.

Per scoprire se questo comportamento è diffuso serviranno ulteriori ricerche, ma secondo Nell potrebbe avere delle implicazioni importanti nel ridurre gli attacchi da parte degli orsi. Dopotutto, le mamme orso con i piccoli sono particolarmente pericolose. E se a portarle vicino agli umani sono i maschi infuriati nei boschi, chi vive in Paesi dove ci sono gli orsi dovrebbe stare particolarmente all’erta da maggio a luglio.

http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2016/06/24/news/orso_bruno_comportamento_riproduzione-3138560/

Mondo Tempo Reale

About tricasandu

Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
{[['']]}
    Blogger Comment
    Facebook Comment