Specie aliene alla conquista dell'Antartide



Anche nell'ultimo santuario del pianeta cominciano a comparire piante e animali non nativi. Colpa dei cambiamenti climatici e un po' anche dei turisti

Esistono confini invisibili all’occhio umano, che sfuggono alle pagine degli atlanti. Vulcani e catene montuose sepolti nel ghiaccio, correnti marine che segregano regioni di oceano aperto e insormontabili barriere termiche, costituite da pochi gradi centigradi di differenza a cavallo dello zero. Costretta a confrontarsi con le condizioni estreme che caratterizzano le latitudini maggiori, la vita in Antartide ha sviluppato adattamenti inediti: animali dotati di scheletri leggeri, sangue privo di emoglobina, proteine antigelo.

Una ricca e fragile biodiversità evolutasi in migliaia di anni di isolamento geografico. Un bastione impenetrabile che mostra oggi alcuni cenni di cedimento: negli ultimi anni sono aumentate le segnalazioni di specie aliene rinvenute nelle acque e nella terraferma antartica. “Definirla 'emergenza ecologica' è eccessivo, molte delle specie che riescono a raggiungere l’Antartide non sopravvivono a lungo” – spiega Stefano Schiaparelli, ricercatore dell’Università di Genova e responsabile scientifico del Museo Nazionale dell’Antartide della stessa città.

L’aspetto non deve ingannare. Oltre a essere il più freddo, l'Antartide è in assoluto il continente più arido del pianeta. La spessa calotta polare che ricopre la terraferma è il risultato della lentissima deposizione di pochi centimetri di precipitazioni all'anno, un processo in atto da intere ere geologiche. Un luogo inospitale, a cui poche forme di vita sono in grado di adattarsi. “Gli organismi meno complessi come, ad esempio, batteri, funghi e acari sono quelli che hanno maggiore probabilità di riuscita – prosegue Schiaparelli – nonché i più difficili da controllare”.

Tutto ciò che viene introdotto in Antartide è sottoposto a protocolli di biosicurezza estremamente restrittivi. Container e attrezzature sono esaminate scrupolosamente alla ricerca di ospiti indesiderati mentre il personale tecnico e scientifico frequenta corsi di buone pratiche per minimizzare l’impatto antropico una volta giunti sul luogo. Essendo anch’esse caratterizzate da una biodiversità peculiare, Australia e Nuova Zelanda sono le nazioni più rigorose nei controlli. Poiché la maggioranza delle spedizioni antartiche salpano dai loro porti, le misure di sicurezza sono duplici: tutto viene controllato sia all'ingresso del paese sia alla partenza verso l'Antartide.

Il rischio di contaminazione non proviene solamente dall’esterno ma anche da regioni diverse del continente stesso. Per quanto semplificate, l’Antartide ospita comunità diversificate, evolutesi in ambienti isolati o lontani. Come le Valli Secche di McMurdo, libere dal ghiaccio ma talmente aride da essere annoverate tra le regioni desertiche più estreme del pianeta, nelle quali è frequente imbattersi in carcasse di foca perfettamente mummificate. “I ricercatori sono addestrati e, nei limiti del possibile, cercano di fare attenzione negli spostamenti” spiega Schiaparelli. Così non è per le escursioni turistiche. “I visitatori spesso si spostano da un luogo all’altro senza applicare protocolli specifici o curarsi di rimuovere l’eventuale terriccio intrappolato sotto le suole. “Sono un potenziale vettore di diffusione per numerosi microrganismi e spore".

Nonostante l’inospitale terraferma, le acque dell'Antartide sono tra le più produttive del pianeta, superiori sia in termini di biomassa sia di diversità a quelle del Mediterraneo e paragonabili solo a quelle dei mari tropicali. Questa ricchezza è custodita da due correnti marine opposte e concentriche che circondano il continente. La Corrente Circumpolare Antartica è la corrente marina che muove il maggior volume di acqua del pianeta, e circonda il continente scorrendo in direzione est. Più vicina alla costa c'è la Corrente Polare, che scorre in direzione opposta. I due flussi d'acqua delimitano una regione chiamata Divergenza Antartica dove avviene la risalita di acque profonde, più calde e salate, con il relativo trasferimento di calore negli strati superiori.

Per migliaia di anni la Corrente Circumpolare è stata una barriera naturale che ha isolato la biodiversità antartica da quella degli altri oceani, promuovendo adattamenti evolutivi singolari. “Nelle acque antartiche è scomparsa la durofagia, la strategia alimentare che prevede la frantumazione di conchiglie, gusci e carapaci. Gli organismi hanno sviluppato corpi molli: i predatori più temibili sono stelle marine e policheti” prosegue Schiaparelli. Il cambiamento climatico in atto potrebbe sconvolgere questo mondo, favorendo l’ingresso di specie esotiche. “Con l’indebolimento della Corrente Circumpolare, aumenta il numero di propaguli [elementi pluricellulari che servono alla riproduzione delle piante, ndr] in grado di superare questa barriera, così come un aumento della temperatura di pochi gradi centigradi potrebbe espandere l’areale di animali periantartici”.

Un’eventualità che secondo Sven Thatje, professore di Biologia Marina presso l’Università di Southampton, permetterebbe al granchio reale (Lithodes sp.) di stabilirsi sulla piattaforma continentale antartica. L’arrivo di un grande predatore, famelico e armato di chele, potrebbe alterare drammaticamente la struttura delle comunità bentoniche. “L’ipotesi di Thatje è tuttavia controversa – nota Schiaparelli – Un recente studio, basato sui record fossili, ha dimostrato che in passato il genere Lithodes abitava stabilmente la scarpata continentale antartica. Si tratterebbe quindi di un ritorno, dalle conseguenze comunque imprevedibili”.

L’invasione di specie esotiche in Antartide è un fenomeno in evoluzione e costantemente monitorato tanto che nel 2011 il Segretariato del Trattato Antartico ha pubblicato un manuale di specie non native che sarà oggetto di revisione e aggiornamento entro l’anno. La preservazione dell’ultimo santuario del pianeta dipende dal mantenimento dei confini invisibili all’occhio umano. Compresi i microrganismi sotto le suole.

http://www.nationalgeographic.it/natura/2016/10/17/news/specie_aliene_alla_conquista_dell_antartide-3274914/

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