Svolta in Romania, il Parlamento approva proposta per referendum su lotta alla corruzione

Il presidente della Romania Klaus Iohannis 
Spetta ora al capo dello Stato proporre una data per la consultazione popolare. La sua efficacia dipenderà molto dalla formulazione dei quesiti. Continuano le manifestazioni contro il decreto salvacorrotti, introdotto e poi ritirato dal governo

BUCAREST - Svolta a sorpresa nella situazione romena, al quattordicesimo giorno della massiccia protesta di piazza della società civile contro il cosiddetto 'decreto salvacorrotti', introdotto e poi ritirato dal governo. All'unanimità, il Parlamento nazionale ha approvato questa sera la proposta estesa dal capo dello Stato centrista-conservatore ed europeista, Klaus Iohannis, di indire un referendum popolare sul tema della lotta alla corruzione. Il parere del Parlamento è consultivo, spetta ora al capo dello Stato proporre una data per la consultazione popolare nel più grande e importante paese dei Balcani-Sudesteuropa, partner vitale per l'Italia.

Non è ancora nota dunque né la data del referendum, né la formulazione della domanda o delle domande che saranno scritte nelle schede e a cui gli elettori saranno chiamati a rispondere. La scelta appare comunque un sintomo di vitalità della democrazia romena, pur con tutte le contraddizioni politiche, economiche e sociali, specie se la si raffronta alle tendenze autoritarie e populiste che vanno per la maggiore in altri Stati membri orientali dell'Unione europea e della Nato, quei paesi che conquistarono o riconquistarono democrazia libertà e sovranità nazionale dopo circa mezzo secolo di dittatura bolscevica imposta dall'occupante coloniale sovietico.

Il presidente Klaus Iohannis si era opposto dall'inizio ai progetti di legge del governo di maggioranza uscito dalle elezioni parlamentari dell'11 dicembre scorso. Governo guidato dal Partito socialdemocratico, e con i liberali dell'Alde come junior partner. La protesta di piazza della società civile era esplosa con quotidiane manifestazioni, oceaniche ma pacifiche, sia nella capitale Bucarest - a Piata Victoriei, davanti al palazzo del governo - sia nelle altre maggiori città. Centinaia e centinaia di migliaia di persone hanno dimostrato da allora ogni sera al grido di "Ladri" e "Resistiamo". La protesta era stata accesa dalla decisione del governo guidato dal premier socialdemocratico Sorin Grindeanu di introdurre per decreto-lampo un complesso di misure di depenalizzazione dei reati di corruzione, che avrebbe derubricato a reati di diritto civile i casi di somme ricevute illegalmente inferiori all'equivalente di 44mila euro. Secondo manifestanti e oppositori, tra i leader politici che avrebbero tratto beneficio dal decreto (poi ritirato appunto), c'è il carismatico leader del Partito socialdemocratico Liviu Dragnea.

Fin dalla campagna elettorale, il presidente Iohannis aveva avvertito che non avrebbe conferito l'incarico di premier a nessun politico indagato, condannato o sospettato per corruzione. E Dragnea 'vanta' una condanna a due anni con la condizionale. Il suo fedelissimo Sorin Grindeanu ha invece la fedina pulita.

Ancora domenica, ottantamila persone avevano riempito il bel centro di Bucarest attorno a Piata Victoriei. Le manifestazioni - cui partecipano soprattutto giovani, operai, lavoratori qualificati, e un alto numero di donne - sono quotidiane, ma ovviamente più ampie nel weekend quando la gente che studia o lavora ha più tempo. Entrata nell'Unione europea nel 2007, la Romania è giudicata un paese particolarmente colpito dalla corruzione, eppure ha fatto grandi progressi nella lotta a ogni pratica illecita. Specie negli ultimi anni: nel 2015, ben 1250 persone di ogni colore politico sono state indagate, tra cui un premier, cinque ministri e 16 deputati. Protagonista ed eroina della lotta per il rigore etico è la giovane, coraggiosa magistrata Laura Codruta Kovesi, direttrice della DNA, Directia Nationala Anticoruptie. "Io voglio solo applicare leggi, ci vorrebbero leggi che vietano agli indagati di candidarsi. E sono ridicole le accuse di chi dice che lotto solo contro le sinistre: ho indagato e indago contro tutti", ha detto nella recente intervista esclusiva a Repubblica.it, concessa a chi scrive e rilanciata da tutti i media romeni e regionali con forte impatto sulle opinioni pubbliche. Laura ha aggiunto: "Non ho paura, perché per noi inquirenti è legittimo avere emozioni solo nel tempo libero, non quando lavoriamo da servitori dello Stato e della legge". Se corresse in politica sarebbe senza rivali, ma non ne vuol sapere, si sente giudice e basta.

Controverse e caute le prime reazioni all'annuncio del referendum. Dice al telefono Andrei Plesu, massimo intellettuale romeno: "Molto dipende da come la domanda del referendum verrà formulata. Se chiederà solo sì o no alla lotta alla corruzione può essere indolore per il governo. E attendiamo ancora di sapere la data. Vorrei essere ottimista, ma da tempo ho rinunciato all'ottimismo, aspettiamo e vediamo". Prudenza saggia, ma nel passato recente è già accaduto nell'Unione europea che governi democraticamente eletti siano stati sconfitti e indotti alle dimisioni da referendum perduti.


di ANDREA TARQUINI http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/13/news/romania_decreto_salva_corrotti-158238419/?ref=HREC1-22

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