Dinosauri sterminati dalla "mira" dell'asteroide

La spiegazione più accreditata per la scomparsa dei dinosauri è quella che afferma che 66 milioni di anni fa un enorme meteorite colpì la Penisola dello Yucatán. Illustrazione di Mark Garlick, Science Photo  Library/Alamy
Secondo un nuovo studio, se l'asteroide che colpì la Penisola dello Yucatán 66 milioni di anni fa fosse precipitato in (quasi) qualsiasi altro punto del Pianeta forse i dinosauri non si sarebbero estinti

Di tutti i luoghi della Terra che un asteroide avrebbe potuto colpire 66 milioni di anni fa, la Penisola dello Yucatán era forse il peggiore.

È questo l'assunto di base di un nuovo studio che indaga cosa accadde allora, dopo che un asteroide del diametro di circa 12 chilometri precipitò nell'oceano vicino all'attuale città portuale di Chicxulub, in Messico. L'impatto mise fine bruscamente all'Era dei dinosauri (il Mesozoico), annientando la maggior parte degli animali del tempo, assieme a circa tre quarti di tutte le forme di vita sulla Terra.

Secondo l'articolo scientifico, questa estinzione di massa si verificò a causa del fatto che il masso spaziale entrò in collisione con rocce ricche di idrocarburi, diffondendo nell'atmosfera fuliggine a sufficienza da causare un raffreddamento globale estremo.

Secondo lo studio, l'impatto causò un raffreddamento del Pianeta che variava da circa -10 a -7 gradi Celsius, con un abbassamento che oscillava da circa -7 a -1 sulla superficie terrestre.

Solo il 13 percento della superficie terrestre è costituita da rocce che avrebbero potuto produrre tutta quella fuliggine, spiegano i ricercatori su Scientific Reports. Ciò significa che se l'asteroide fosse precipitato in (quasi) qualsiasi altra parte della Terra, i dinosauri non aviani forse non sarebbero scomparsi.

"È uno studio interessante secondo cui nonostante le grandi dimensioni del corpo impattante c'erano basse probabilità che l'estinzione di massa si verificasse", spiega Paul Chodas, direttore del Centro per lo studio dei Near-Earth Object presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa.

"Abbiamo spesso evidenziato quanto questo enorme impatto sia stata una sfortuna per i dinosauri, e quanto sia stata invece una fortuna per gli esseri umani; e adesso abbiamo una misura di tutto ciò".

Rocce esplosive

Kunio Kaiho, responsabile dello studio, sostiene che l'impatto di Chicxulub abbia bruciato una quantità sufficiente di rocce sedimentarie ricche di idrocarburi da diffondere nell'atmosfera circa 1,54 miliardi di tonnellate di una finissima particella di nero di carbonio, o fuliggine, tale da riempire un intero stadio.

Anche se la pioggia avrebbe rapidamente ripulito il cielo da gran parte della fuliggine accumulata a bassa quota, circa 349 milioni di tonnellate sarebbero rimaste a circolare nell'atmosfera, ostruendo la luce del sole, necessaria alla vita.

Le considerazioni di Kaiko si basano sulla ricostruzione della mappa delle aree che, alla fine del Cretaceo, sarebbero potute essere ricche di rocce sedimentarie contenenti idrocarburi. Queste aree, generalmente costiere, corrispondono più o meno alle attuali regioni ricche di petrolio e gas.

In passato, Kaiho si è dedicato all'osservazione della fuliggine prodotta dall'impatto negli strati di roccia di tutto il mondo. Lo studioso ha scoperto che la fuliggine proveniente dai campioni di roccia prelevati ad Haiti, che si trova relativamente a poca distanza dal Cratere di Chicxulub, è simile alla fuliggine presente nei campioni provenienti dalla Spagna, che è distante migliaia di chilometri.

"Queste somiglianze indicano che la fuliggine proveniva da un'unica fonte: le rocce colpite nell'impatto dell'asteroide che ha creato il Cratere di Chicxulub", spiega Kaiho. "La quantità di idrocarburi presenti nelle rocce sedimentarie che caratterizzano il sito dell'impatto potrebbe aver determinato i livelli di raffreddamento sulla terraferma e negli oceani".

Secondo la teoria prevalente - che spiega la ragione per la quale la fuliggine sia presente in molti (ma non tutti) i siti nel record fossile corrispondente a questo periodo - la fuliggine proverrebbe dagli incendi diffusi causati dall'asteroide surriscaldato rimbalzato a terra in seguito all'impatto.

Lo studio recente di Kaiko, come spiega l'autore stesso, respinge tale ipotesi e afferma che gli incendi che si sono propagati sulla superficie terrestre non abbiano potuto generare da soli abbastanza fuliggine nell'atmosfera da provocare un raffreddamento globale. Inoltre, secondo il ricercatore la fuliggine generata dall'asteroide non si sarebbe distribuita in modo uniforme; ciò è coerente con gli indizi che suggeriscono che l'emisfero boreale subì un raffreddamento maggiore rispetto a quello australe, dove le temperature si ristabilirono prima.

Zolfo o fuliggine?

Ma c'è un problema con il nuovo studio di Kaiho: il recente carotaggio effettuato nel Cratere di Chixculub non ha portato alla luce molti idrocarburi.

Secondo Sean Gulick, geologo dell'Università del Texas a Austin, che ha preso parte a diverse spedizioni volte a prelevare campioni di roccia dalle zone del Cratere di Chicxulub ricoperte d'acqua, qualsiasi tipo di raffreddamento immediato fu probabilmente causato da zolfo vaporizzato, e non da fuliggine.

In un altro studio pubblicato di recente, Joanna Morgan, fra i direttori della spedizione, sostiene che l'impatto probabilmente rilasciò circa 325 gigatoni di zolfo, quantità in grado di causare un raffreddamento temporaneo del Pianeta. E la sua è probabilmente una valutazione cauta.

Gulick osserva che la fuliggine proveniente da Haiti - situata a circa 600 chilometri da Chicxulub - potrebbe essersi depositata in seguito agli incendi esplosi sulla terraferma; un'analisi delle carote di roccia estratte dal cratere, che verrà compiuta a breve, aiuterà a chiarire questo aspetto.

Tuttavia, il geologo condivide l'idea di base di Kaiho: l'asteroide colpì un punto incredibilmente sfortunato. Altri grandi asteroidi hanno colpito la Terra in passato lasciando il segno del loro passaggio, per esempio nella Baia di Chesapeake (nella costa orientale degli Stati Uniti) e in Germania, nella Baviera occidentale. Ma non hanno provocato nessuna estinzione di massa - almeno così indicano le testimonianze fossili - probabilmente perché le rocce presenti nei siti nei quali si è verificato l'impatto semplicemente non erano caratterizzate dalla giusta combinazione di elementi volatili.

"Esistono relativamente poche aree nel Pianeta dove la caduta di un asteroide di 12 chilometri può condurre allo stesso cambiamento climatico", dichiara Gulick.

Che il raffreddamento sia stato causato dallo zolfo o dalla fuliggine, il lavoro di Kaiho può essere ugualmente utile per studiare i modelli climatici che simulano il cambiamento che si verificò nella Terra di allora.

"Possiamo attivare questi singoli fattori attraverso i modelli - per capire quali sono gli indizi che ci portano a ipotizzare l'enorme rilascio di zolfo, fuliggine o anidride carbonica - e rispondere agli interrogativi inerenti alla composizione chimica della nostra atmosfera", continua.

"Riuscirci è di fondamentale importanza per misurare gli effetti del cambiamento climatico in corso", conclude.

http://www.nationalgeographic.it/scienza/2017/11/10/news/dinosauri_sterminati_dalla_mira_dell_asteroide-3750631/

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