La Collina delle Croci



Di luoghi che mettono i brividi ce ne sono tantissimi, anche in Italia: alcuni inquietano per l'aspetto, altri per la storia di cui sono stati testimoni. Solitamente "a pelle" ci mettono ansia e paura quei luoghi abbandonati o che in qualche modo portano a pensare a fatti orribili, ma ci sono luoghi ed edifici in cui non è solamente la prima impressione a provocare sconcerto: a volte sono tutto sommato piacevoli, ma hanno una storia triste o piena di orrori che ci provocano una sensazione di angoscia e oppressione.
Esistono poi luoghi che hanno tutte e due le caratteristiche insieme, come in questo caso: la Collina delle Croci è una piccola collinetta inquietante sia per l'aspetto che per la tristezza che suscita quando si viene a sapere le vicende che ne hanno fatto un simbolo di resistenza e ribellione.
Si trova in Lituania, e più precisamente nelle vicinanze del villaggio di Jurgaiciai, 10 km a nord di Šiauliai, che è una delle città più grandi del paese. Oggi Kryžių Kalnas (in lituano "Collina delle Croci") è un luogo di pellegrinaggio e una meta turistica piuttosto frequentata, ma indubbiamente, anche solo dalle foto che circolano, incute un certo timore e disagio.
Per comprenderne fino in fondo il significato dobbiamo brevemente ripercorrere la storia della Lituania degli ultimi due secoli.
La Lituania è stata assoggettata alla Russia e allo zar, che era piuttosto rigido nel reprimere le tradizioni locali e imporre le proprie. Sotto l'impero russo i lituani non erano nemmeno liberi di commemorare i propri defunti e portare loro degli omaggi nei cimiteri. Proprio facendo leva su questo malcontento "spirituale" nel 1831 molti lituani organizzarono una rivolta armata contro il dominio dello zar russo, che però venne sedata nel sangue.
Quella ribellione però infuse fiducia nel popolo, che su questa piccola altura iniziò a collocare delle croci in memoria dei caduti (che non vennero nemmeno seppelliti per punire i parenti e per monito alla gente). Il popolo, con quel piccolo gesto simbolico, manifestò la sua ribellione ai soprusi e lì dove sorgeva una semplice zolla di terra nacque il simbolo della resistenza in memoria dei propri morti. All'inizio del 1900 c'erano 130 croci, ma con il tempo aumentarono, tanto che perfino l'Unione Sovietica, rigida e potente, iniziò a temere un'altra ribellione.
La Collina delle Croci divenne un luogo di pellegrinaggio e di culto e attirò l'attenzione di migliaia di persone da tutto il paese: stava diventando un luogo pericoloso, dove l'egemonia russa era minacciata e le regole aggirate. Lì, davanti a qualche centinaio di croci, la gente si riuniva per pregare, omaggiare i proprio cari defunti, ma anche onorare i propri connazionali deportati in Siberia per ordine di Stalin.
L'ideologia sovietica e l'assolutismo antireligioso vacillavano di fronte ad un piccolo gesto e fu così che negli anni '60 il KGB decise di risolvere la questione una volta per tutte: nell'aprile 1961 i sovietici bruciarono le croci di legno e distrussero quelle di metallo e di pietra. Non ne rimase in piedi nessuna.
Il regime si era convinto che quella drastica operazione avesse risolto la questione, ma con sua sorpresa a cominciare dal giorno seguente la collina iniziò di nuovo a riempirsi di croci. Ogni notte i cristiani (ma non solo: come ho scritto era un luogo simbolo di resistenza) venivano da tutto il paese per piantare nuove croci e a nulla valsero i piantonamenti dei soldati dell'Armata Rossa.
L'Unione Sovietica distrusse il luogo varie volte, ma i lituani non demorsero e le croci vennero puntualmente ricollocate al loro posto. Il governo allora bloccò gli accessi alla collina e lanciò falsi allarmi di epidemie nella regione sperando di spaventare i "rivoltosi", ma non c'era nulla da fare: ogni volta che veniva dato l'ordine di distruggere le croci, c'erano già gruppi che si organizzavano per rimetterne altre sulla collinetta.
L'apice di questa resistenza non armata avvenne nel 1979, quando un sacerdote organizzò una processione dalla sua parrocchia fino alla collina con centinaia di nuove croci da piantare: il KGB non poté far nulla per impedirla, anche perché una cerimonia così importante (parteciparono migliaia di persone all'evento) repressa o punita con l'uso della violenza, avrebbe fatto il giro del mondo. Quel gesto diede l'inizio a pellegrinaggi intensi verso la Collina delle Croci e quando l'Unione Sovietica cadde si contavano oltre 100.000 crocifissi e icone sacre.
Negli anni '90 sulla collina venne eretto un santuario a simbolo di quella vittoria ottenuta dal popolo lituano e il 7 settembre 1993 la Collina delle Croci fu visitata da papa Giovanni Paolo II, che donò un crocifisso.
Oggi questo è un luogo frequentato da moltissime persone e conta oltre 400.000 croci, di ogni forma, materiale e dimensione: l'aspetto è quello di un luogo inquietante che mette i brividi, ma ancora più brividi mette la storia delle persone che hanno combattuto per la loro libertà.


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