Nella Cordillera filippina tra risaie e antiche culture tribali

 

I terrazzamenti tra le montagne della Cordillera ©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

Per molti viaggiatori, North Luzon è vero e proprio sinonimo di Cordillera. Queste frastagliate montagne nel nord delle Filippine, che si innalzano fino a circa 2900 metri, sono amate, venerate e temute in egual misura tanto da coloro che le visitano quanto da chi vive alla loro ombra. 

Le risaie due mesi prima del raccolto si tingono gradualmente di giallo oro ©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

Le popolazioni della Cordillera, note collettivamente come igorot, vantano tradizioni che sono sopravvissute sia all’occupazione spagnola sia a quella americana e che vanno ad aggiungersi al variegato e ampio bagaglio di attrattive offerto dalla regione. Per prime vanno citate le famose risaie a terrazza di Banaue, definite a pieno titolo ‘l’ottava meraviglia del mondo’. Meno note ma non per questo meno spettacolari sono le terrazze della zona di Ifugao, della Mountain Province e dell’area di Kalinga. Risaie a terrazza a parte, le montagne lanciano un guanto di sfida a escursionisti e appassionati delle due ruote, di speleologia e di altre attività all’aperto. 

Sagada, Banaue e Kalinga sono veri paradisi dei backpacker ©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)
Baguio

L’altopiano è un’oasi tappezzata di pini dove trovare refrigerio dalla calura e dalla polvere che soffocano le pianure filippine, ma non è proprio una destinazione tranquilla. Baguio è una cittadina universitaria con una delle più consistenti comunità studentesche del paese (ben 250.000 persone), ma è anche un importante crocevia in cui la cultura delle tribù delle montagne incontra quella dei popoli di pianura. Per la maggior parte dei viaggiatori, Baguio rappresenta la principale via d’accesso a località più a nord come Sagada, Banaue e Kalinga, veri paradisi dei backpacker. 

Nella zona si coltiva l'aromatico riso rosso kintoman©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

Kabayan

Annidata tra spettacolari pareti montuose scandite da verdi risaie a terrazza e sorvegliata dalle mummie che l’hanno resa celebre in tutto il mondo, Kabayan è ancora oggi un rigenerante luogo inviolato, dove gli abitanti si svegliano all’alba e il silenzio cala al crepuscolo. 

Qualora le mummie non solleticassero la vostra curiosità, Kabayan saprà conquistarvi con percorsi escursionistici tra i vertiginosi pendii terrazzati e con luminosi cieli stellati. Centro della cultura ibaloi, Kabayan mantiene vive le tradizioni e le credenze animiste di questa etnia, particolarmente radicate nelle alture circostanti. La zona è nota anche come centro di coltivazione di un ottimo caffè di specie arabica e del gustoso e aromatico riso rosso kintoman. 

Le tradizioni tribali non sono scomparse sulla Cordillera ©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

A tu per tu con le mummie di Timbac

L’antico procedimento di mummificazione utilizzato dagli ibaloi si distingue da quello delle altre nove civiltà del mondo che hanno praticato l’imbalsamazione dei defunti, in quanto non prevede l’asportazione degli organi interni. Secondo i racconti orali tramandati dagli ibaloi, i corpi venivano asciugati mediante il calore e il fumo di un piccolo falò, quindi accuratamente immersi in un bagno di erbe con proprietà conservanti. Periodicamente, nelle cavità addominali veniva insufflato fumo di tabacco per favorire la fuoriuscita delle larve e la conservazione degli organi. L’intero processo poteva richiedere fino a un anno. Il curatore dello University Museum di Baguio mette però in discussione questa teoria e afferma che il procedimento, così come lo ricordano gli anziani ibaloi, non ha funzionato quando è stato riprodotto nel 1907, e sostiene inoltre che nessuna famiglia avrebbe potuto permettersi di non lavorare per un anno intero, il tempo richiesto per i riti funebri. 

Gli ibaloi smisero di mummificare i morti nel XX secolo, perché gli americani ne scoraggiarono la pratica in quanto non igienica. Nel corso degli anni le mummie sono state spesso oggetto di furti e vandalismi, ragione per cui oggi le grotte principali sono tenute sotto chiave. 

Le mummie ibaloi meglio conservate – con tanto di tatuaggi sulla pelle – si trovano nelle Timbac Caves, circa 1200 metri al di sopra della città di Kabayan. Queste grotte sono considerate il più sacro tra i numerosi luoghi di sepoltura della zona e tra
gli abitanti del posto è consuetudine offrire doni sotto forma di gin prima di accedervi. Purtroppo, le mummie si stanno deteriorando, perciò le grotte sono chiuse dal 2016 per consentire agli esperti di trovare un modo migliore per proteggerle. Apriranno di nuovo, perciò chiedete in giro. 

Raggiungere a piedi le Timbac Caves da Kabayan accompagnati da una guida è il modo più gratificante e culturalmente significativo per sperimentare gli usi e i costumi della regione della Cordillera. Tenete presente, tuttavia, che l’escursione al sito di Timbac richiede da quattro a sei ore di cammino, lungo un tracciato bello e impegnativo che corre parallelo alla pista da fuoristrada (anche se la vostra guida prenderà una ripida scorciatoia attraverso le risaie a terrazza). 

Quando si raggiungono le grotte vere e proprie, la guida si fa dare le chiavi dal custode, che vive sopra le grotte stesse, e poi apre le bare per mostrare i resti mummificati. Le mummie, di adulti e bambini, sono tumulate nella tradizionale posizione fetale e lo spettacolo è vagamente inquietante. 

Alcuni viaggiatori, invece di fare l’escursione a piedi da Kabayan, prendono un autobus che copre il tragitto Baguio–Sagada, scendono al bivio segnalato per le Timbac Caves e percorrono a piedi i restanti 3,5 km di strada asfaltata. Questa è la soluzione più semplice, ma cercando di visitare le grotte senza una guida rischiate di offendere la sensibilità locale e non è garantito che il custode sia presente. 

Mt Pulag National Park

Il Mt Pulag (2922 m), il monte sacro per le tribù ibaloi e kalanguya, è la vetta più alta di Luzon e parte del più vasto parco nazionale della Cordillera. Il Protected Areas Office ad Ambangeg, un’ora e 30 minuti a sud di Kabayan, svolge anche la funzione di centro visitatori. Da qui parte una strada sterrata che si inerpica per 11 km fino all’imbocco del Grassland Trail (‘sentiero nella prateria’), vicino alla stazione dei guardiaparco del Department of Environment & Natural Resources (DENR) dove dovrete ingaggiare una guida, se non l’avete già fatto a Kabayan, che vi accompagni lungo il tratto finale di tre ore fino alla cima del monte. 

La visibilità migliore si ha a marzo e aprile, mentre da giugno a novembre la zona è interessata da intensi acquazzoni. 

Un’interessante escursione di due giorni lungo un sentiero alternativo al Grassland Trail fino alla vetta del Mt Pulag è l’Akiki Trail – noto anche come ‘killer trail’ – che parte 2 km a sud di Kabayan, a Todiakap, un sitio (parte di un barangay) di Duacan. Dall’inizio del sentiero occorrono due ore per giungere all’Eddet River, e altre sei per arrivare al campeggio della ‘terra delle mucche’. Potrete accamparvi qui, oppure proseguire per altre quattro ore fino al campeggio della ‘prateria a sella’, ad appena 30 minuti di cammino dalla cima. 

Sagada e dintorni

Immersa fra montagne velate di foschia, la minuscola Sagada è l’equivalente filippino dei paradisi per backpacker del Sud-est asiatico, poiché lungo i suoi numerosi sentieri escursionistici è possibile trovare tranquillità, mentre avventurandosi nelle profondità delle sue grotte si stimola al massimo l’adrenalina. La località, che in passato è stata un rifugio per intellettuali in fuga dalla dittatura, conserva un che di mistico: bare secolari pendono dalle pareti calcaree perché secondo la tradizione gli spiriti dei morti amano stare vicino al cielo, e le giornate e le notti trascorrono nella quiete grazie all’assenza di tricicli e di traffico di altro tipo. 

Se siete fortunati, la vostra visita coinciderà con una begnas (tradizionale celebrazione della comunità kankanay), durante la quale le donne indossano il tipico tapis (lungo sopragonna che si avvolge a portafoglio) e gli anziani, in perizoma, si riuniscono nel dapay (area circolare in pietra, all’aperto); per l’occasione si compiono sacrifici di polli, si suonano i gong e ci si abbandona all’euforia generale. Gli abitanti di Sagada discendono dall’antico popolo degli applai (kankanay del nord) e la loro lingua nativa è il kankanay. 

Cercate di far coincidere il vostro viaggio con le celebrazioni locali ©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

Bontoc

La trafficata Bontoc è una delle più importanti cittadine di mercato e uno dei principali crocevia dei trasporti della Cordillera. È un ottimo posto per ingaggiare una guida, pertanto è probabile che vi trascorriate un paio di giorni se avete intenzione di visitare le risaie a terrazza di Maligcong e Mainit o di alloggiare in quelli che erano i villaggi dei cacciatori di teste kalinga. Al giorno d’oggi è ancora possibile imbattersi in qualche anziana del posto che sfoggia braccia tatuate e ossa di serpente fra i capelli o in attempati uomini in perizoma, soprattutto la prima settimana di aprile, in occasione del Lang-Ay Festival, quando gli abitanti di Bontoc sfilano per la città indossando i vestiti tradizionali. 


Maligcong e Mainit 

Le risaie a terrazza di Maligcong, estese a notevoli altezze e sorrette da pareti di roccia, non sono meno suggestive di quelle di Banaue e Badat, eppure richiamano molti meno turisti. Tra le attrattive di Mainit figurano alcune sorgenti calde che periodicamente scaturiscono in luoghi differenti, diversi interessanti ato (dap-ay o aree circolari all’aperto) e dei mausolei nei giardini sul retro delle case adorni di corna di carabao, simbolo delle ricchezze della persona defunta. 

Da Maligcong a Mainit occorrono due ore di cammino con un faticoso saliscendi lungo un crinale a 300 m di quota. Da Mainit è possibile raggiungere a piedi Bangaan, vicino a Sagada, passando per Dalican (6 ore lungo un percorso molto ripido). Per entrambe le escursioni è indispensabile una guida. 

Barlig, Kadaclan e Natonin 

A est di Bontoc, Barlig, Kadaclan e Natonin sono villaggi poco visitati che tuttavia vantano magnifiche risaie a terrazza. Da Barlig occorrono appena quattro ore di cammino per conquistare la cima più alta della regione, il Mt Amuyao (2702 m). L’escursione di due giorni lungo il sentiero che porta da Barlig a Batad, attraverso il Mt Amuyao, è una delle più suggestive della Cordillera. Il trekking da Natonin a Mayoyao richiede due o tre giorni di cammino. 

Numerosi trekking vi porteranno in luoghi che vi lasceranno senza fiato (letteralmente) 

©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

Kalinga Province

All’epoca della conquista, gli spagnoli abbatterono i potenti imperi inca, aztechi e maya, e presero possesso delle pianure delle Filippine, ma non conquistarono mai Kalinga. La caccia alle teste non si pratica più ormai da decenni, eppure i fieri abitanti di questi minuscoli villaggi montani godono di una meritata reputazione di guerrieri feroci e ancora adesso può capitare che qualcuno rimanga ucciso durante le guerre tribali. I perizomi e i tatuaggi che decorano per intero le braccia delle anziane stanno scomparendo, ma i machete che quasi tutti gli uomini portano sul fianco non sono lì per fare bella mostra di sé, e i tatuaggi sui loro bicipiti sono la testimonianza che hanno preso parte a delle battaglie. 

La Kalinga Province è un angolo di mondo dove gli animali vengono ancora sacrificati durante i cañao (feste rituali) e dove la legge tradizionale prevale su quella contemporanea; e tuttavia, sorprendentemente, è anche un luogo dove alla gente piace molto la musica country americana. Qui percorrerete antichi sentieri di montagna che conducono a villaggi circondati da risaie a terrazza spettacolari quanto quelle del popolo Ifugao, che si trovano più a sud. 

I tatuaggi sui bicipiti raccontano le battaglie di chi li sfoggia ©Dipartimento del Turismo Filippino (DOT)

Banaue

Delimitata su tutti i lati dagli scenografici gradoni delle risaie, Banaue è raggiungibile direttamente da Manila e talvolta può essere affollata di turisti. Difficile biasimarli: i muretti di fango che sorreggono le risaie a te razza costituiscono una gradevole variazione rispetto a quelli in pietra presenti nel resto della Cordillera. La straordinarietà delle risaie di Banaue, che l’UNESCO ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità, è dovuta non soltanto alla loro elaborata bellezza, ma anche al fatto che furono introdotte ben 2000 anni fa dai cinesi. 

Le terrazze sono state realizzate dall’antica popolazione degli ifugao, cacciatori di teste che si distinguevano anche per l’abilità nell’intaglio del legno. Le loro tradizionali statuette bulol (figure sacre antropomorfe) sono l’emblema dell’arte tribale filippina, nonostante il loro significato sia spesso frainteso: contrariamente a quanto molti sostengono, infatti, i bulol sono i guardiani del riso, non gli dèi del riso. 

Banaue rimane il cuore della cultura ifugao e il principale centro turistico, ma per fortuna è possibile lasciarsi i turisti alle spalle fuggendo verso villaggi come Cambulo e Pula, che vantano risaie a terrazza altrettanto splendide. 

Le risaie a terrazza degli ifugao 

Le risaie a terrazza del popolo ifugao sono una meraviglia in qualsiasi periodo dell’anno, ma raggiungono il massimo splendore uno o due mesi prima del raccolto, quando si tingono delle più brillanti tonalità di verde prima di virare gradualmente verso il giallo oro. Nel periodo della semina hanno un aspetto spoglio, quasi disadorno, che tuttavia emana un fascino unico. Le terrazze di Banaue assumono tratti particolarmente suggestivi tra giugno e luglio (prima del raccolto) e tra febbraio e marzo (stagione della pulitura dei campi e della semina). A Batad, dove sono in programma due semine l’anno, i campi indossano la loro più sfolgorante livrea smeraldina da aprile a maggio e da ottobre a novembre. In realtà, ormai il ciclo semina-raccolto non rispetta più date precise: negli ultimi anni gli andamenti meteorologici sono mutati e non si può più prevedere con certezza quale sarà il periodo migliore per la semina, perciò, se volete assistere alla crescita della linfa vitale delle Filippine, informatevi prima. 


Kiangan è la località dove, durante la seconda guerra mondiale, gli ifugao aiutarono le truppe americane a costringere alla resa il generale giapponese Yamashita, la ‘Tigre della Malesia’. La maggior parte dei visitatori, però, viene per ammirare le risaie a terrazza di Nagacadan e Julongan, dichiarate Patrimonio dell’Umanità, che si trovano circa 10 km a ovest della città, raggiungibili in triciclo. È anche possibile salire a piedi alle risaie di Nagacadan e scendere verso il villaggio di Maggok (tre ore). 


https://www.lonelyplanetitalia.it/articoli/avventure-outdoor/nelle-cordillera-filippina-tra-risaie-e-antiche-culture-tribali

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