Ebola, guarita l'infermiera spagnola. L'Oms ammette errori: "Abbiamo sottovalutato"

Teresa Romero, 44 anni, era stata contagiata da un prete spagnolo tornato in patria con il virus. L'Ap svela un documento interno in cui l'organizzazione riconosce una serie di errori, legati a burocrazia e qualità degli staff, che hanno fatto ignorare o sottovalutare i segnali dell'epidemia imminente. Vertice dei ministri Ue in Lussemburgo. Anche il Belgio attiva i controlli aeroportuali

NEW YORK - L'infermiera spagnola Teresa Romero, che era stata colpita dall'ebola, è guarita. Lo annuncia l'ufficio del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, spiegando in una nota che un'analisi del sangue ha rivelato che il sistema immunitario di Romero, ricoverata dal 6 ottobre, ha eliminato il virus dal suo corpo. Secondo una fonte dell'ospedale Carlos III "i tre esami fatti oggi, compreso quello di Teresa, sono negativi". L'infermiera, 44 anni, era stata contagiata da un prete spagnolo tornato in patria malato. In totale in Spagna erano sette le persone tenute in isolamento, Teresa Romero era l'unica risultata positiva al test e il primo caso di contagio al di fuori dell'Africa
La notizia però non cambia la tempesta perfetta che si sta abbattendo sull'Africa. Alla base della risposta non adeguata dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) al virus dell'Ebola ci sono vari motivi, tra questi staff incompetente, burocrazia e mancanza di informazioni affidabili. A rivelarlo è una bozza di un documento interno dell'Oms ottenuto dall'Associated Press, nel quale si afferma che "quasi tutti" quelli coinvolti nel rispondere all'emergenza non hanno notato fattori e fatti di quella che è poi divenuta un'esplosione del virus.

L'Oms non commenta il documento, limitandosi a dire i "dettagli inclusi non saranno discussi fino a quando il documento non sarà completato e i fatti chiariti e provati. Siamo per la trasparenza e la responsabilità e pubblicheremo la revisione quando tutti i fatti saranno controllati". Un mix 'fatale', denuncia invece la ong Oxfam, che ha impedito all'Oms di cogliere la "tempesta perfetta che stava arrivando e di cui quasi nessuno si è accorto" e che può diventare il "disastro umanitario della nostra generazione".

Nel documento dell'Oms si ammettono errori, ma anche scarsa fiducia nella leadership dell'organizzazione nell'Africa occidentale, accusata di "compromettere più che di aiutare" la risposta all'Ebola.

Le autorità occidentali continuano intanto a lanciare messaggi rassicuranti all'opinione pubblica. Dopo Obama, tocca ad Anthony Fauci, responsabile dell'Istituto americano per le malattie infettive, che in un'intervista alla Nbc sottolinea come i rischi di contrarre l'Ebola per il pubblico siano "estremamente bassi". L'allerta rimane comunque alta. E domani saranno i ministri europei degli Affari esteri  dell'Ue si riuniranno a Lussemburgo per "alzare" il livello della risposta europea all'epidemia che, secondo le ultime stime dell'Oms, ha fatto oltre 4.500 vittime.

I 28 ministri, secondo fonti di Bruxelles, faranno il punto sui mezzi disponibili e su una serie di opzioni per intensificare la lotta all'epidemia. L'idea sarebbe anche quella di articolare gli aiuti internazionali attorno a tre "Paesi leader": gli Stati Uniti per la Liberia, la Gran Bretagna per la Sierra Leone e la Francia per la Guinea. Francia e Germania, da parte loro, insistono per la messa a punto di un dispositivo coordinato di evacuazione sanitaria, giudicato indispensabile per assicurare il flusso dei rinforzi europei. I capi di Stato e di governo dell'Ue avranno a disposizione il dossier giovedì e venerdì prossimi, in occasione di un vertice a Bruxelles. Tornando all'Africa, dopo il Senegal anche la Nigeria potrebbe essere dichiarato paese libero dal virus già lunedì.

Intanto, i vari Paesi membri hanno adottato misure precauzionali in ordine sparso: la Francia ha attivato un controllo sanitario per il volo aereo quotidiano in arrivo Conakry-Parigi, il solo collegamento diretto tra la Francia e i Paesi africani colpiti. Un'analoga sorveglianza è già in vigore in Gran Bretagna e in vari aeroporti americani, anche se secondo l'Oms la priorità deve restare quella dei controlli aeroportuali in partenza dai Pesi africani colpiti. Oggi anche il Belgio ha attivato le procedure di controllo della temperatura all'aeroporto di Bruxelles dove ogni settimana arrivano 4 voli da Guinea, Liberia e Sierra Leone.

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