In Ucraina il cecchino più ricercato dai russi: «Combatto insieme a soldati italiani»


In Ucraina lo conoscono tutti. Soprattutto nelle regioni dell’est controllate dai filorussi. Mike Skillt, svedese, 47enne, di professione cecchino. Dice di aver ucciso almeno 150 persone «per lavoro». E’ un mercenario, anche se lui preferisce la parola «contractor». Ha una taglia di un milione di dollari sulla testa e al momento è uno degli uomini più ricercati dall’esercito russo. Ma non si nasconde, non usa la balaclava, il passamontagna: ci incontriamo a bere il tè in un bar a piazza Maidan a Kiev e mostra senza problemi la sua pagina Facebook e Twitter con foto e commenti. Tutto allo scoperto, tanto che viene il dubbio che la complessa macchina della propaganda che regola la guerra tra Ucraina e Russia si stia servendo del cecchino per mostrare i denti.
Parliamo per un paio d’ore in un pomeriggio di settembre. E’ fermo, immobile, ma i suoi occhi si muovono e non perdono nulla. Controllano chi entra e chi esce dal locale; la porta che conduce al piano inferiore dove ci sono i bagni, la grande finestra che si apre su Maidan affollata di turisti, curiosi di vedere la piazza sgombra da tende e soldati. Mike dice di non avere paura di chi lo sta cercando («sono più veloce io a sparare”), di essere in Ucraina perché votato a una causa superiore («non è la mia guerra ma questa è la mia Europa e sono per un’Europa unita contro l’Imperialismo”) tanto che al momento ha rimandato a data da destinarsi il prossimo campo di battaglia, la Siria, perché prima deve finire il suo lavoro nell’Est («ho qualche altro russo da uccidere”). In Svezia era un soldato, poi ha iniziato a viaggiare per prestare il suo sniper a guerre straniere. Il governo svedese ha smentito la sua presenza in Ucraina: «Siamo interessati solo ai nostri concittadini che partecipano alle attività legate al terrorismo, come ad esempio nei gruppi di al-Qaeda ispirati in Siria”, aveva spiegato a febbraio. Ma la faccia e il nome di Mike non sono così difficili da trovare in rete.



Il reclutamento
Alle spalle di Maidan in un vecchio palazzo sorvegliato come una fortezza il Battaglione Azov ha aperto una delle sue sedi amministrative. Qui avvengono i reclutamenti e nelle stanze dormono i ragazzi che devono affrontare due settimane di addestramento. Si presentano solo con lo zaino in spalla, devono imparare presto a eseguire ordini militari e soprattutto a combattere prima di essere inviati nel Donbass. Mike, nel quartiere generale di Kiev, è uno degli insegnanti, ma sul campo di battaglia è parte di una squadra speciale di poche decine di uomini che vengono mandati in prossimità della prima linea per “ripulire la zona” dopo l’intervento dell’artiglieria pesante. Il comandate dell’Azov Andriy Biletsky, leader politico del gruppo nazionalista, ha pubblicato su Internet i due principi fondamentali a cui devono ispirarsi i soldati. Principi che porterà anche in Parlamento se verrà eletto il 26 ottobre: “Preparare l’Ucraina per la liberazione dell’intera razza bianca dalla dominazione del capitalismo e punire le moltissime perversioni sessuali e ogni contatto interraziale che porta all’estinzione dell’uomo bianco”. Mike è stato attirato anche da questo. Racconta che l’esperienza ucraina è diversa dalle altre guerre a cui ha partecipato. «Qui combatto per qualcosa in cui credo, per questo accetto di essere pagato 2.000 grivnie al mese (circa 110 euro, ndr), lo stipendio di un normale soldato ucraino”.

I contractor italiani al fianco degli ucraini
Con i commilitoni («camerati”) il saluto è una stretta di avambraccio, l’uniforme è nera, il braccio spesso si tende verso il cielo durante i raduni o nel cortile delle esercitazioni. L’impronta di estrema destra ha attirato tanti uomini soprattutto dall’Europa occidentale che hanno deciso di arruolarsi come Mike. «Con me ci sono anche alcuni italiani che fanno ancora parte dell’esercito in Italia”, racconta Skillt. Con uno in particolare lavora spesso insieme, ha una quarantina d’anni e viene dall’Italia settentrionale. Un uomo «coraggioso, incredibile”. Poi ci sono francesi, spagnoli, molti svedesi, che considera “i migliori”. Potrebbero essere addirittura l’arma segreta: «Se la guerra andrà avanti anche durante l’inverno, sono ben preparati a una situazione del genere. E la guerra con il freddo porterà tanto sangue da entrambe le parti”.I contractors lavorano su indicazione di «sponsor”, come li definisce lo svedese, che in accordo con i gruppi militari o paramilitari nelle zone di crisi si muovono e chiamano i soldati indicando anche la tariffa. A sentire Mike l’Ucraina per lui è stata qualcosa di più: «Lo so, sono il peggior contractor della storia”, dice ridendo mentre saluta solo con lo sguardo altri due soldati che sfilano dietro al nostro tavolo.




Torture e prigionieri
Mike mastica tabacco. «Ho dovuto imparare per esigenza. Di notte la luce della sigaretta si vede a un chilometro e poi l’odore si sente a metri di distanza. Il tabacco è sicuro e mi tranquillizza”. Il cecchino si apposta, osserva e spara impietoso. Mike mostra anche il suo talismano, un coltello a lama corta ma affilata e confida che nei combattimenti corpo a corpo, di notte, quell’oggetto gli ha salvato la vita più volte. “Non ha un nome – racconta – ma se lo avesse sarebbe di donna”.Non teme per la propria vita. Forse l’autocontrollo, forse una buona dose di spavalderia gli fanno ammettere di avere sempre con sé una bomba a mano da usare nel caso venga preso prigioniero. E’ l’ultima azione, quella estrema. «Ho visto cosa fanno i filorussi ai prigionieri”, spiega mostrando alcune foto sul cellulare che ritraggono teste mozzate chiuse in scatole di legno che sarebbero poi state inviate ai famigliari delle vittime. Appartengono a soldati ucraini uccisi nella grande battaglia di Ilovaisk, in agosto, quando, si dice, oltre 8.000 russi abbiano superato il confine e circondato la città, chiudendo in trappola gli ucraini e uccidendone centinaia. “Così ci hanno trattato. Sul campo di battaglia tutto è lecito, puoi uccidere in ogni modo tu voglia. Ma ai prigionieri bisogna dare dignità”. Ammette di sentirsi una specie di dio, ma un dio giusto e buono, e lo spiega raccontando di quando ha deciso di salvare un nemico dopo che era scampato a ben due attacchi: “Mi sembrava un bravo ragazzo, si meritava di tornare a casa quella sera”.

«I russi ci sono e ne ho le prove»
La situazione militare nell’Est ha confini precari. Da Donetsk si apre una grande zona a forma di cono i cui vertici poggiano sulla Russia: un’area controllata dai miliziani dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk. Tutto intorno l’esercito ucraino e i battaglioni paramilitari di volontari che lo affiancano, come l’Azov.  Il lancio di missili è costante, giorno e notte, così come i “carichi di munizioni che arrivano dalla Russia”, conferma
Mike, e soprattutto di uomini. «Prima i carri armati russi giravano con le insegne scoperte, ora hanno dipinto sopra la bandiera della nuova Repubblica, ma i soldati parlano russo e hanno documenti russi. Inoltre usano armi che solo i russi possiedono. Ormai non è più un segreto, il nostro nemico è ben definito, Putin non dovrebbe più negare l’evidenza».

Addestramento e preghiera
L’indomani Mike partirà per Mariupol dove il suo battaglione ha una delle principali sedi. Lì dovrà insegnare a una nuova squadra di reclute a usare le armi. “Alcuni sono ex soldati, ma altri invece non hanno mai visto un fucile in vita loro. Mi stupisco del loro coraggio, non hanno paura di niente, soprattutto i ragazzi che sorvegliano il confine». E’ scaduto il tempo. Al quartier generale è ora di lezioni e poi della preghiera. Laica. Un “sacerdote” elenca i dettami politici del movimento e incita i soldati. Li forma in qualche modo, così da essere certi che oltre alla voglia di combattere non venga meno lo spirito e l’attaccamento al Paese. Mike si alza, controlla nuovamente il locale, indossa il berretto ed esce in piazza. Si sistema la cintura e per un attimo si intravede la pistola. “E’ solo una precauzione, la mia ragazza mi sta aspettando da sei mesi. Le ho detto che ci sposeremo. Se rimarrò in vita».


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