Catastrofe umanitaria in Yemen, l’Occidente complice ha voltato le spalle

di Carolina Ambrosio

Il piccolo e travagliato Stato dello Yemen, crocevia di popoli e commerci tra due diversi sistemi regionali, il Medio Oriente e l’Africa, dallo scorso marzo è vittima di una brutale aggressione militare da parte dell’Arabia Saudita.

Lo Yemen sta vivendo il post primavera araba più violento e traumatico tra i paesi interessati. Le lotte popolari hanno consentito alla Resistenza sciita degli Houthi, da sempre in opposizione al governo filo-saudita, di rovesciare drasticamente il panorama politico yemenita. Si è aperto uno scenario da guerra civile, ulteriormente esacerbato dalle ingerenze saudite. Adesso si presenta uno scenario di difficile definizione. Non è più solo una guerra civile ma forti sono le ingerenze di altre nazioni. I combattimenti continuano ogni giorni in varie parti del Paese e a niente sono serviti i vari tentativi di cessate il fuoco, puntualmente infranti dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati nel Paese.


La crisi è degenerata tanto che i “diritti umani” sembrano un sogno sulla bocca di tutti ma nella vita di nessuno. A pagarne le spese sono tutti: le opportunità lavorative scarseggiano in uno dei Paesi più poveri del zona Mena e le cui uniche entrate derivano dagli giacimenti petroliferi. Migliaia di famiglie si ritrovano senza la propria casa distrutta dai raid della coalizione saudita, e gli aiuti umanitari vengono spesso bloccati dal regime Saud.

A pagarne il prezzo maggiore sono sicuramente i giovani e i bambini. I giovani che hanno visto violentato il loro sogno di libertà e giustizia sociale e che ora sono costretti ad unirsi a una delle fazioni o cercare di fuggire verso altri Paesi, nonostante sia molto difficile. Il 26 marzo, il primo giorno in cui la coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha iniziato i suoi attacchi aerei – non autorizzati dall’Onu – contro lo Yemen, il ministro dell’istruzione ha sospeso tutte le lezioni a Sana’a a cui hanno fatto seguito tutte le aree interessate dai combattimenti fra gli Houthi e i gruppi terroristici sostenuti dall’Arabia Saudita. Da allora 3600 scuole, il 76% del totale, sono stati chiuse dalle Nazioni Unite perché insicure. Per cui ad oggi 1,85 milioni di bambini non possono frequentare lezioni né sostenere gli esami finali. Questo li rende più vulnerabili e soggetti ad un facile reclutamento dai tanti gruppi armati che li continuano ad utilizzare per i combattimenti.

A tal proposito, secondo un rapporto dell’Human Rights Watch, dal settembre 2014 il reclutamento e lo sfruttamento dei bambini nella guerra yemenita, contrario al diritto internazionale, è incrementato vorticosamente. Vari gruppi armati reclutano bambini, soprattutto quelli legati ad Al-Qaeda nella penisola arabica (Aqap).

Fonte: Il Faro sul Mondo

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