Burkina Faso: fine di un colpo di Stato

Il Presidente burkinabé Michel Kafando, dopo essersi sottratto alla custodia del Reggimento Presidenziale che lo aveva sequestrato insieme al Premier Zida, e aver trascorso alcuni giorni nascosto a Ouagadougou ha annunciato di avere “ripreso ufficialmente” la propria carica e le proprie responsabilità tenendo un discorso presso la sede del Ministero degli Esteri nella serata di ieri.
L’annuncio é arrivato contemporaneamente alla notizia che sei Capi di Stato dell’ECOWAS (Comunità Economica dell’Africa Occidentale) si stavano dirigendo nella capitale del Burkina Faso per porre termine ufficialmente alla crisi scatenata dal colpo di mano dell’RSP la settimana scorsa.
L’ECOWAS si é infatti incaricata di supervisionare il ritorno al regime di transizione verso le elezioni presidenziali, mediare il negoziato per un’amnistia verso i golpisti (che hanno accettato la sconfitta senza impugnare le armi contro i reparti lealisti), e discutere i termini in cui possa essere garantito l’accesso alle elezioni a personalità legate all’Ex-presidente Compaoré (che era uno dei dichiarati motivi dell’abortito ‘alzamiento’ dell’RSP).
Era solo questo l’obiettivo di Diendéré, Bamba e degli altri ‘putschistes’? Difficile dirlo; certo, uno dei candidati Compaoristi che stavano subendo l’interdetto dal diritto elettorale passivo era Eddie Komboïgo, Presidente del partito dell’Ex-presidente (CDP) e cognato del Generale; ma é più probabile che questo fosse “l’obiettivo minimo” e che se le forze armate si fossero schierate decisamente coi golpisti staremmo ora assistendo a una vera e propria restaurazione.
Del resto é emerso che poco prima del colpo di mano Diendéré si era recato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, paese in cui é stato esiliato Compaoré; più che probabile, quindi, che si sia incontrato con uomini del suo entourage. Contrariamente ad altre prove di forza in paesi dell’Africa Nera questa é stata caratterizzata da un uso della forza militare molto moderato. Le unità lealiste si sono fermate fuori dalla capitale e i golpisti hanno accettato di deporre le armi in cambio di garanzie riguardo la sicurezza propria e delle loro famiglie. Purtroppo alcune vittime si sono avute tra la popolazione civile durante dimostrazioni e scioperi di protesta contro il tentato colpo di stato.

Fonte: Opinione Pubblica

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