L’Homo naledi a metà tra scimmia antropomorfa e uomo

Ricostruzione dell’Homo naledi (Berger et al., 2015)
In una grotta in Sudafrica è stata recentemente scoperta una nuova specie umana, vissuta forse fino a 2 milioni di anni fa. Ora, un mese dopo, due studi su mani e piedi hanno stabilito che l’Homo naledi era straordinariamente adatto sia a camminare in posizione eretta, sia a salire sugli alberi.
Le caratteristiche dell’Homo naledi provano che la specie fosse capace di manipolare oggetti quali utensili di pietra tra dita e pollici, sebbene le sue dita, lunghe e curve mostrino che fosse anche adatto ad arrampicarsi sui rami.
Da sinistra: un australopiteco, un Homo erectus, un Homo naledi (John Gurche)
Da sinistra: un australopiteco, un Homo erectus, un Homo naledi (John Gurche)
Mani e piedi
Le dettagliate descrizioni anatomiche di mani e piedi dell’Homo naledi, pubblicate su Nature, mostrano che condivideva molte caratteristiche in comune con gli uomini moderni, e tuttavia possedeva ancora dei tratti chiaramente “primitivi”, correlati a un’esistenza arboricola.
Gli scienziati hanno infatti scoperto che i piedi dell’Homo naledi erano simili a quelli degli uomini moderni, ovvero erano adatti a camminare sui piedi. Le dita dei piedi però, relativamente lunghe e curve, suggeriscono anche che la specie fosse un buon arrampicatore se necessario.
Le mani sembrano confermare questa teoria: «Queste dita notevolmente curve, in combinazione con un polso e un palmo invece simil-umani, indicano una significativa capacità di arrampicata», dice uno degli studi, condotto da Tracy Kivell dell’Università del Kent, al lavoro col paleontologo Lee Berger e Steven Churchill dell’Università di Witwatersrand.
«Il piede dell’Homo naledi è molto più avanzato di altre parti del suo corpo, per esempio di spalle, cranio o bacino», dice uno degli autori degli studi William Harcourt-Smith, della Central University of New York. «È abbastanza ovvio: avere un piede molto simile a quello umano era vantaggioso per questa creatura, perché furono i piedi a perdere per primi le caratteristiche primitive delle scimmie antropomorfe. Questo può dirci molto sulle pressioni selettive che la specie stava affrontando».
(Università di Witwatersrand)
(Università di Witwatersrand)
(Berger et al., 2015)
(Berger et al., 2015)
Il ritrovamento
La scoperta di oltre 1.550 ossa fossili appartenenti ad almeno 15 membri di Homo naledi è stata descritta come una delle scoperte più significative mai fatte. Si trovavano in una grotta in Sudafrica chiamata Rising Star.
Gli scienziati non si erano mai trovati di fronte cosi tanti resti fossili di una specie in un singolo sito. Il luogo sembra essere stato una camera funeraria, ed era situato in fondo a una profonda grotta, accessibile solo tramite un lungo, stretto condotto largo meno di 10 cm in alcuni punti.
Gli scavi del sito hanno finora recuperato quasi 150 ossa di mano, tra cui una mano destra quasi completa, e circa 107 ossa di piede, tra cui un piede destro quasi intero.
(National Geographic)
(National Geographic)
(Berger et al., 2015)
(Berger et al., 2015)
Un passaggio della grotta (Elen Feuerriegel)
Un passaggio della grotta (Elen Feuerriegel)
Il luogo del ritrovamento (Berger et al., 2015)
Il luogo del ritrovamento (Berger et al., 2015)
Un’evoluzione complessa
Gli scienziati devono ancora datare i fossili, quindi non si sa ancora in quale punto dell’evoluzione umana si inserisca questa forma di bipedismo. Un primo esame dell’anatomia suggerisce comunque una datazione alla comparsa del genere Homo.
Tuttavia, nonostante non fosse alto più di un metro e mezzo e nonostante il suo cervello non fosse più grande di quello di un orango, il professor Berger crede che la specie seppellisse i propri morti – un comportamento considerato proprio di specie più moderne.
Alcune parti dello scheletro come le anche mostrano tratti primitivi che rimandano alle scimmie antropomorfe antenate, mentre altri come i piccoli denti sono più simili agli uomini moderni.
«Questa specie ha una combinazione unica di tratti sotto il collo, e che aggiunge un altro tipo di bipedismo alla nostra documentazione sull’evoluzione umana», dice Harcourt-Smith. «C’erano molteplici, differenti esperimenti tra gli hominini – non c’è stato un percorso lineare che ci ha portato a come camminiamo oggi. Abbiamo un lignaggio complesso, e non solo per quanto riguarda i nostri crani o denti, ma anche per come ci muoviamo».
Le scoperte sono state pubblicate su Nature.
(Berger et al., 2015)
(Berger et al., 2015)
(National Geographic)
(National Geographic)
The Independent http://www.independent.co.uk/news/science/homo-naledi-newly-discovered-human-species-walked-on-two-feet-and-climbed-trees-a6683491.html
Università di Witwatersrand http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-10/uotw-tha100515.php
Nature http://www.nature.com/ncomms/2015/151006/ncomms9432/full/ncomms9432.html (2)
http://ilfattostorico.com/

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