Fiumi e laghi italiani sempre più inquinati

Secondo il rapporto nazionale pesticidi presentato da Ispra la maggior parte dei campioni analizzati risultano contaminati da erbicidi e prodotti usati in agricoltura

La maggior parte dei laghi e dei corsi d'acqua italiani contiene sostanze contaminanti. E in un caso su cinque le concentrazioni sono alte, oltre i limiti di qualità ambientali. Nella maggior parte dei casi si tratta di erbicidi e fungicidi utilizzati in agricoltura.

I dati si riferiscono al 2013-2014 e sono stati pubblicati dall'Ispra, che ha appena presentato l'edizione 2016 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Se il 63,9% dei campioni analizzati in fiumi, laghi e canali risultano contaminati – con sforamenti nel 21% dei casi -, queste sostanze chimiche raggiungono anche le acque sotterranee nel 31,7% dei casi e oltre i limiti nel 7%.

Nella maggior parte dei rilevamenti sono state trovate più sostanze insieme. La media è di 4 contaminanti per campione, con picchi di 48. E anche questa è una pessima notizia perché, come spiega l'Ispra, “la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella del suo componente più tossico”. Senza contare che nelle acque si vengono a formare composizioni delle quali, nella maggior parte dei casi, non conosciamo l'impatto sulla salute pubblica.

C'è un fatto, però, che non può essere sottovalutato: i campionamenti delle acque sono a macchia di leopardo con aree geografiche studiate al microscopio (come la pianura padano-veneta, dove si concentra il 60% dei punti di monitoraggio dell'intera rete) e Regioni dove si brancola nel buio. La responsabilità non è dell'Ispra ma di Regioni e Agenzie regionali per l'ambiente locali. Molise e Calabria non hanno fornito alcun dato e cinque regioni non hanno presentato i rilevamenti delle acque sotterranee.

I soliti noti

Tra le sostanze trovate c'è anche il glifosato e il suo metabolita AMPA che, però, sono stati cercati nelle sole regioni Lombardia e Toscana, attualmente le uniche ad aver attivato una rete di monitoraggio per l'erbicida più discusso del momento, e solo nelle acque superficiali. Laddove viene cercato, il glifosato è presente nel 39,7% dei campioni analizzati. Nelle prossime settimane è attesa una decisione della Commissione Europea sul rinnovo dell'autorizzazione di questo erbicida nel nostro continente.

Molto diffusi anche i neonicotinoidi, sia nelle acque di superficie che in quelle sotterranee. Anche questi sono finiti nel mirino delle autorità sanitarie: secondo l'Efsa infatti questi insetticidi mettono a rischio la sopravvivenza delle api.

Situazione in peggioramento... o no?

Messi a confronto con il 2012, gli ultimi campionamenti lasciano poco spazio all'ottimismo. I punti contaminati nelle acque sotterranee sono rimasti pressoché identici (in aumento dello 0,7%) ma quelli nelle acque di superficie sono aumentati di 7 punti percentuali. E cresce anche il numero di sostanze rilevate: se nel 2012 erano 175, la campagna 2013-2014 ha ottenuto un cocktail di 224 contaminanti.

Eppure i dati Istat dicono che le vendite di prodotti fitosanitari (cioè quelli che contaminano le nostre acque) sono in costante diminuzione. Dal 2001 al 2014 le tonnellate vendute all'anno sono diminuite del 12% e del 22% per i principi attivi, La nostra agricoltura è sempre più attenta a limitare erbicidi e pesticidi inquinanti. Ma allora perché dal 2003 al 2014 i punti contaminati in superficie sono aumentati del 20%?
L'Ispra fornisce due possibili spiegazioni. La prima è che in molte aree del Centro-sud sta emergendo una contaminazione che prima, semplicemente, non veniva rilevata. La seconda è che spesso la risposta dell'ambiente è molto lenta: soprattutto sotto terra, dove l'accumulo di inquinanti può portare a punti di non ritorno, con un “difficile ripristino delle condizioni naturali”. In alcune aree, infatti, l'inquinamento delle falde non può essere più eliminato ma, al massimo, gestito.

http://www.nationalgeographic.it/

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