Quasi tutti gli esseri umani non africani risalgono alla stessa migrazione



Tre nuovi studi genomici hanno delineato un preciso quadro su come gli esseri umani si diffusero sul pianeta.
Dall’Africa, la culla dell’Homo Sapiens, gli uomini probabilmente migrarono più volte in diverse ondate, ma fu soltanto una la migrazione da cui tutti gli euroasiatici viventi oggi discendono: avvenne tra i 50.000 e i 60.000 anni fa, e ci ha dato più del 90% della nostra ascendenza.
Le ricerche sottolineano inoltre la grande particolarità degli aborigeni australiani: sono loro il popolo geneticamente più antico della Terra, praticamente immutato da circa 50.000 anni. Non a caso l’Autralia conserva alcune delle testimonianze più antiche dell’Homo Sapiens al di fuori dell’Africa.
Un anziano aborigeno spiega gli antichi costumi ai ragazzi a Mudjawakalal, in Australia (Penny Tweedie/Alamy Stock Photo)
Un anziano aborigeno spiega gli antichi costumi ai ragazzi a Mudjawakalal, in Australia (Penny Tweedie/Alamy Stock Photo)
Una vecchia teoria
Diversi ricercatori avevano proposto che gli antenati degli aborigeni furono i primi uomini moderni a migrare fuori dall’Africa, diffondendosi rapidamente verso est lungo le coste dell’Asia meridionale, migliaia di anni prima che una seconda migrazione popolasse l’Eurasia.
Eppure le cose non stanno così, almeno stando a tre nuovi studi genomici – i primi ad analizzare molti genomi completi dall’Australia alla Nuova Guinea. La loro conclusione è che gli aborigeni e la maggior parte degli euroasiatici dicendono da un singolo gruppo di esseri umani che lasciò l’Africa tra i 50 e i 60.000 anni fa, e che poi si diffuse in varie direzioni. Gli studi “sono veramente importanti”, dice il genetista della popolazione Joshua Akey dell’Università di Washington a Seattle. «Gli antenati della grande maggioranza degli odierni non-africani risalgono a una singola migrazione fuori dall’Africa», dice.
Ma il caso non è chiuso. Uno studio sostiene che nel genoma degli odierni nativi della Papua Nuova Guinea ci siano tracce di una migrazione di Homo Sapiens ancora precedente. E forse non c’è contraddizione, dice l’archeologo Michael Petraglia del Max Planck Institute per la Scienza della storia umana di Jena (Germania), co-autore di quello studio che a lungo aveva sostenuto una prima espansione fuori dall’Africa. «Stiamo convergendo verso un modello nel quale le migrazioni più recenti soppiantarono quelle più antiche», dice.
I nuovi genomi
Un decennio fa, alcuni ricercatori proposero la controversa idea che una prima ondata di uomini moderni lasciò l’Africa oltre 60.000 anni fa attraverso una cosiddetta via costiera o meridionale. Queste genti sarebbero partite dall’Etiopia, passando il Mar Rosso nel punto più stretto e arrivando nella penisola arabica, muovendosi poi rapidamente verso est lungo la costa sudasiatica fino all’Australia. Alcuni studi genetici, molti fatti col DNA mitocondriale delle persone viventi, avevano supportato questa teoria indicando una divisione – relativamente antica – tra gli aborigeni e gli altri non-africani. Ma le analisi degli interi genomi – il vero punto di riferimento per gli studi della popolazione – erano scarse per quanto riguardava molte zone chiave del mondo.
Tre grandi gruppi di genetisti hanno provveduto a ciò, aggiungendo ai database centinaia di genomi completamente sequenziati di persone da Africa, Australia e Papua Nuova Guinea. Ogni team ha usato dei complessi modelli al computer e analisi statistiche per interpretare la storia della popolazione usando il DNA.
I tre studi
Un team diretto dal genetista evolutivo Eske Willerslev dell’Università di Copenhagen si è concentrato su Australia e Nuova Guinea, una ricerca che Akey chiama “il punto di riferimento” sulla colonizzazione dell’Australia. Comparando i genomi di vari gruppi, hanno concluso che gli aborigeni si separarono dagli euroasiatici tra i 50 e i 70.000 anni fa, dopo che questo gruppo si era già differenziato dagli africani. Ciò vuol dire che gli aborigeni e le altre popolazioni non-africane discendono dalla stessa migrazione fuori dall’Africa, e che l’Australia all’inizio venne insediata una volta sola, invece che due volte come alcune prove avevano suggerito in precedenza. Gli schemi nel DNA aborigeno indicano anche un ‘collo di bottiglia’ genetico di circa 50.000 anni fa: è l’eredità duratura del piccolo gruppo che colonizzò per primo l’Australia.
In un’altra ricerca, un team coordinato dal genetista della popolazione David Reich dell’Università di Harvard è arrivato a una conclusione simile dopo aver esaminato 300 genomi di 142 popolazioni. «Il messaggio è che gli uomini moderni fuori dall’Africa discendono quasi completamente da una singola popolazione fondatrice», dice Reich. «Puoi escludere una precedente migrazione; la via meridionale».
Ma il terzo studio, condotto da Mait Metspalu del Biocentro Estone di Tartu, ha una conclusione diversa. Analizzando 379 nuovi genomi di 125 popolazioni in tutto il mondo, il team ha concluso che almeno il 2% dei genomi della popolazione della Papua Nuova Guinea proviene da una migrazione di Homo Sapiens dall’Africa ancora precedente, avvenuta forse 120.000 anni fa. Il loro studio propone quindi che l’Homo Sapiens abbia lasciato l’Africa in almeno due ondate.
Aubrey Linch, un anziano aborigeno, accetta di partecipare al progetto (Preben Hjort, Mayday Film)
Aubrey Linch, un anziano aborigeno, accetta di partecipare al progetto (Preben Hjort, Mayday Film)
Una prima migrazione quasi irrilevante
Reich solleva dubbi sul risultato, ma afferma che il suo studio e quello di Willerslev non possono escludere un contributo genetico dell’1 o del 2% avvenuto grazie a una precedente migrazione di Homo Sapiens. Dice Akey: “Come genetisti della popolazione, potremmo spendere il prossimo decennio a dibattere su quel 2%, ma in termini pratici non conta”. La migrazione più recente “spiega oltre il 90% della nostra ascendenza”.
Inoltre, secondo un quarto studio pubblicato su Nature, i cambiamenti del clima e del livello del mare avrebbero favorito delle precedenti migrazioni. Axel Timmermann e Tobias Friedrich dell’Università delle Hawaii di Manoa e Honolulu, hanno ricostruito le condizioni climatiche del nord-est dell’Africa e del Medio Oriente. Hanno scoperto che un clima più umido e livelli del mare più bassi avrebbero persuaso gli esseri umani a lasciare l’Africa e ad andare nella penisola arabica e nel Medio Oriente durante quattro periodi, all’incirca intorno ai 100.000, agli 80.000, ai 55.000 e ai 37.000 anni fa. “Sono molto felice”, dice Petraglia. Le sue scoperte e quelle di altri colleghi, di antichi utensili di pietra in India e Arabia, suggeriscono che gli uomini moderni avessero lasciato l’Africa durante queste prime migrazioni. Tuttavia, la maggior parte di questi lignaggi si estinsero. La migrazione più importante, quella con più persone e che arrivò in Australia, venne dopo. «Demograficamente, dopo i 60.000 anni fa successe qualcosa, con ondate più grandi di esseri umani attraverso l’Eurasia», dice Petraglia. «Tutti i tre studi concordano con questo».
Le ricerche dimostrano i legami degli aborigeni con gli altri euroasiatici, ma rinforzano anche l’insediamento, relativamente antico, dell’Australia e la sua lunga isolazione. Un caso unico nella storia umana. Il continente tiene “profonde, profonde divisioni e radici che non vediamo da nessun’altra parte eccetto in Africa”, dice Willerslev. Ciò riecheggia nelle visioni degli aborigeni stessi. «La maggioranza degli aborigeni qui in Australia crede che ci troviamo in questa terra da molte migliaia di anni», ha dichiarato a Science Colleen Wall, co-autore della ricerca di Willerslev e anziano dell’Aboriginal Dauwa Kau’bvai Nation in Wynnum. «Sono fuori di me dalla gioia per queste scoperte».

https://ilfattostorico.com/2016/09/30/quasi-tutti-gli-esseri-umani-non-africani-risalgono-alla-stessa-migrazione/

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