Perché le orche vanno in menopausa

La menopausa nelle orche potrebbe essersi evoluta per via delle dinamiche sociali della specie, tra cooperazione e competizione. Fotografia di Paul Nicklen
I grossi cetacei sono tra i pochi animali a sopravvivere a lungo all'età fertile. Una teoria punta l'accento sulla competizione riproduttiva: per le femmine più anziane "fare concorrenza" alle figlie sarebbe troppo dispendioso

Alla morte di Granny, o J2, l’orca più vecchia del mondo, l’ecologo ed esperto di orche Darren Croft ha scritto “J2 se n’è andata, ma noi beneficeremo per decenni dei dati straordinari raccolti dal Center for Whale Research negli ultimi 40 anni della sua vita”. Questa nonna bianca e nera aveva tra i 65 e i 105 anni, era una star tra scienziati e whale watchers ma anche un soggetto perfetto per studiare quel mistero che è la vita post-riproduttiva. L’ultimo pezzo del puzzle è proprio uno studio di Croft, che potrebbe finalmente rispondere alla domanda: “perché le orche vanno in menopausa?”.

Insieme alle femmine di essere umano e di globicefalo di Gray, le orche sono l’unica specie a trascorrere un'importante porzione della loro esistenza senza riprodursi. I maschi vivono circa 30 anni, mentre le femmine possono superare abbondantemente i 60, ma la loro vita riproduttiva termina intorno ai 40. La spiegazione più gettonata risale agli anni 1950 ed è la “teoria della nonna”: le orche smettono di fare piccoli per occuparsi dei nipoti, aumentandone così il tasso di sopravvivenza. Il che lascia anche ai figli il tempo di accoppiarsi e riprodursi di nuovo, dando quindi vita a più nipoti.

Ma secondo il nuovo studio, a spiegare l'evoluzione della menopausa nelle orche è soprattutto la teoria avversaria, quella del “conflitto riproduttivo”: Croft e colleghi hanno scoperto che se madri e figlie si riproducono in parallelo, i figli delle prime hanno meno possibilità di sopravvivere.

"Le femmine di molte specie fanno da leader una volta adulte, ma continuano a riprodursi”, ha spiegato Croft, “mentre la nuova ricerca mostra che le [orche] femmine più anziane vanno in menopausa perché sono svantaggiate rispetto alle figlie nella competizione”. Poiché hanno un ruolo più importante nel branco, infatti, le orche anziane dovrebbero investire energie preziose prima nella competizione sessuale, poi per conciliare il ruolo di neomamme con quello di matriarche, oltre ad aiutare un eventuale figlio maschio già adulto a procacciarsi il cibo.

Non è raro che le matriarche diano la priorità al benessere del branco rispetto al loro, mentre le figlie giovani possono concentrarsi solo sulla competizione riproduttiva, quindi occuparsi nell'immediato dei figli. Infatti gli scienziati hanno scoperto che tra i figli di orche già anziane la mortalità è di 1,7 volte maggiore rispetto a quella dei piccoli di femmine giovani, anche se - a differenza che tra gli umani - una gestazione in età avanzata non comporta particolari rischi per il nascituro.

Insieme a Mike Cant e Rufus Johnstone, co-autori dello studio, Croft aveva già ipotizzato in passato che la competizione giocasse un ruolo importante, quanto se non più del "ruolo" di nonna: in questo modo si spiegherebbe sia perché le orche femmine vivano a lungo dopo l’ultimo figlio, sia perché smettano di riprodursi.

Un mistero darwiniano
Le due popolazioni di orche dello studio sono state monitorate per oltre 40 anni e vivono lungo la costa nord-occidentale del continente americano, tra Canada e Stati Uniti. Comprendono il branco J, 24 orche che fino a qualche tempo fa solcavano le acque guidate da Granny, saggia matriarca in menopausa.

L’origine della menopausa resta un vero puzzle. Uno studio ha proposto che permetta alle donne di smettere di riprodursi quando la gravidanza sarebbe troppo difficile da affrontare, mentre un altro più recente suggerisce che abbia avuto inizio per caso, ma a mantenerla nella specie è stata l’opportunità per le nonne di occuparsi dei nipoti. Quel “per caso” è la reproductive-somatic mismatch hypothesis, secondo la quale la menopausa non ha vantaggi adattativi (dunque perché esiste? Forse perché alcune parti del corpo si degradano prima di altre, perché la nostra aspettativa di vita è andata aumentando, forse entrambe le cose o nessuna delle due).

Ma a permetterci di studiare meglio la menopausa sono proprio le altre specie che la affrontano. E che vita più lunga, cure mediche e cibo siano all’origine ha poco senso dal punto di vista di un’orca. Per loro gli ospedali non ci sono e il cibo a disposizione, purtroppo, è sempre meno. Eppure è proprio in tempi di magra che le conoscenze ecologiche delle matriarche diventano fondamentali: sul pianeta da decenni, guidano le compagne verso le fonti di cibo e aiutano i figli maschi, anche quando ormai sono adulti, a procacciarselo.

Il rapporto con i figli maschi, infatti, è molto particolare. Se la madre muore, nell’anno seguente il rischio di morte per il figlio aumenta di otto volte, arrivando a 14 se lei era in menopausa. Le figlie invece se la cavano piuttosto bene. Non è raro poi vedere maschi adulti nuotare insieme alla madre, con la quale hanno un legame sociale più stretto rispetto alle femmine. E gli scienziati hanno già scoperto perché: i maschi si riproducono fuori dal branco e lasciano il “costo” del piccolo al gruppo della madre. Per una femmina, dunque, un figlio maschio garantisce un miglior successo riproduttivo (anche se indiretto): diffonde i suoi geni ma senza aggiungere costi per il branco.

Una cosa è certa. La menopausa non è casuale e le orche in menopausa non solo non sono di troppo per il loro gruppo, ma ne sono membri preziosi. Il che continua a far pensare che la menopausa si sia evoluta dalle dinamiche sociali della specie, conflitti ma anche cooperazione, aggressioni ma anche nonne che fanno le baby-sitter. Tutti comportamenti difficili da studiare quando il soggetto è un cetaceo di svariate tonnellate, ma gli scienziati sperano di poterli osservare più spesso in futuro.

http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2017/01/11/news/orche_menopausa_competizione_riproduzione-3380408/

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