Snorkeling con il presidente



Alla vigilia dell'addio, Obama racconta perché ha fatto più di ogni suo predecessore per proteggere l'ambiente, soprattutto nelle sue Hawaii

L'uomo che ha fatto più di chiunque altro per proteggere gli oceani mostra di sentirsi perfettamente a suo agio tra le onde. Si vede subito. A settembre, pochi mesi prima di lasciare definitivamente la Casa Bianca, il presidente Barack Obama si è tuffato nel mezzo dell'Oceano Pacifico indossando soltanto pinne, costume da bagno, maschera e snorkel. Il sole brillava sulle Isole Midway, un remoto spicchio di reef a metà strada tra la California e la Cina. Un arcobaleno di colori prodotto da colonie poco profonde di coralli risplendeva nell'acqua limpida. Tutto intorno, i consueti elementi costitutivi del mare tropicale mare tropicale: un pesce chiurgo intento a brucare alghe, pesci pappagallo dagli occhiali, carangidi, ricci di mare.

Quella mattina Obama era giunto su Sand Island, nell'atollo di Midway, per mostrare ai giornalisti il Papahanaumokuakea Marine National Monument, che la sua amministrazione aveva appena ampliato, trasformandolo in un'area marina grande oltre il doppio della Francia, la più grande di ogni tempo.

Prima della sua nuotata, mentre i granchi fantasma correvano ovunque sulla sabbia, il presidente ha passeggiato tra gli alberi di naupaka in fiore parlando del fascino che il mondo marino esercitava su di lui. Per lui la sua calma - quella che i suoi oppositori definiscono distacco, se non indifferenza «è dovuta almeno in parte al fatto di essere nato alle Hawaii, di sapere come ci si sente quando si fa un tuffo nell'oceano o si vede una tartaruga marina». (vedi l'intervista nel video sotto). Poi Obama ha voluto, ancora una volta, tuffarsi nell'oceano, invitando a seguirlo Brian Skerry, fotografo di National Geographic.

I due sono partiti in barca, ormeggiando vicino a una boa arancione fissata sopra un gruppo di madrepore rosa.
Obama è entrato nell'acqua bassa dove nuotavano pesci farfalla gialli e labridi....



Le oloturie erano ancora in posizione eretta perché si erano riprodotte da poco. Alcune foche monache, una specie sull'orlo dell'estinzione, restavano pigramente distese al sole. A volte il presidente si alzava in piedi sulla sabbia del fondo per fare domande a Skerry e alla guida. Più spesso, però, preferiva muoversi da solo, osservando la vita che si dipanava sotto i suoi occhi oppure nuotando più veloce e con forza con la fluidità di un atleta. Il cosiddetto leader del mondo libero assaporava un breve momento di vera libertà.

L'atollo di Midway è magico, ma non incontaminato. Durante la Seconda guerra mondiale più di 5.000 persone occuparono i suoi sei chilometri quadrati dragando i reef per farvi passare i sottomarini e disseminandoli di mine. Oggi infestanti coleotteri smeraldo volano tra i tronchi di alberi di legno ferro, importati un secolo fa e piantati come frangivento dagli operai che stendevano la linea telegrafica. E tuttavia, anche se non è selvaggio, Midway è certamente primordiale con i suoi tre milioni di uccelli, la più popolosa colonia di albatros, tartarughe marine, delfini e rare specie di anatre.

Obama subisce il fascino della natura selvaggia. Quando le costrizioni della presidenza lo facevano sentire in gabbia, parlava con nostalgia di un suo predecessore, famoso per essere stato un pioniere della conservazione: «Teddy Roosevelt se ne andava al parco di Yellowstone anche per un mese, e nessuno sapeva dove fosse», ha detto una volta. Fu proprio Roosevelt, un inguaribile amante della vita all'aria aperta (e della caccia), a firmare l'Antiquities Act del 1906, e a usarlo per proteggere il Grand Canyon, le Devils Tower del Wyoming e altri luoghi maestosi, alcuni dei quali sono poi diventati parchi nazionali. Con il Congresso paralizzato, anche Obama è dovuto ricorrere all'autorità del potere esecutivo per difendere almeno un tratto di oceano da pesca eccessiva, inquinamento e cambiamenti climatici.

Qualche settimana dopo, partecipando a una conferenza sugli oceani, Obama appariva ancora ipnotizzato dal Pacifico. Ha raccontato la sua nuotata, dicendo che per lui era stata una grande dimostrazione della resilienza del mare. «Era lì davanti ai miei occhi: la prova della straordinaria capacità di rigenerarsi della natura. Se solo noi umani non cercassimo sempre e in tutti i modi di distruggerla».

http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2017/01/10/news/obama_area_marina_hawaii-3377811/

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