USA-Messico, il muro che c'è già



Alcuni tratti della frontiera sono già attraversati dalle pesanti barriere che Trump vuole estendere per 3.200 chilometri. Un fotografo li ha visitati

Il presidente Trump ha ordinato la costruzione dell'ormai famigerato muro sul confine tra Stati Uniti e Messico, lungo circa 3.200 chilometri. In alcuni tratti il muro esiste già; in altri, il terreno è così accidentato o inospitale da rendere difficile la costruzione di grandi strutture. D'altra parte, Trump non ha mai specificato quanto dovrebbe essere alto o spesso il muro, e la sua fattibilità è già stata messa in discussione da diversi media ed esperti). 

In alcuni casi le barriere già costruite sono state utili per fermare o almeno ridurre il traffico di droga e l'immigrazione illegale. In altri, i criminali hanno trovato modi alternativi di portare a termine le proprie attività: nell'aprile del 2015, ad esempio, la polizia doganale ha sequestrato 30 chili di anfetamine trasportati da Mexicali, in Messico, a Calexico, in California. Quel tratto del confine è protetto da un muro, ma i trafficanti se l'erano cavata scavando un tunnel.

Il fotografo James Whitlow Delano ha viaggiato a lungo sul confine, fotografando tratti di muro strettamente sorvegliati e zone in cui i due paesi sono divisi solo da sabbia, terra o alberi. Ecco alcune delle sue immagini e dei suoi racconti.




Questo tratto di muro separa Jacumba, in California, da Jacume, nel deserto messicano. Una prima barriera fu costruita a metà degli anni Novanta per fermare il traffico di droga ed esseri umani, ma gli abitanti di Jacume avevano il permesso di attraversare il confine regolarmente per lavorare, fare spese o portare i bambini a scuola o dal medico. Dopo l'11 settembre del 2001 la sicurezza è stata inasprita: i messicani, che prima per attraversare il confine impiegavano dieci minuti a piedi, oggi devono presentarsi alla postazione di frontiera di Tecate, a due ore di macchina. I due villaggi sono isolati, e Jacume, 600 abitanti, viene chiamato "il buco nero": la criminalità spadroneggia, e alcuni agenti federali messicani sono stato tenuti in ostaggio dopo aver tentato di estorcere denaro ai trafficanti.



Qui a San Diego il confine si ferma nell'Oceano Pacifico. Quando ci sono stato per la prima volta, nel 1982, c'era solo una barriera di lamiera ondulata che finiva in cima alla spiaggia. Nel cielo vorticavano gli elicotteri, ma era ancora fisicamente possibile andare a piedi dagli Stati Uniti al Messico e viceversa. Alla fine del muro, dal lato messicano, qualcuno aveva scritto con la vernice spray "sin fronteras" ("senza frontiere). Adesso il muro prosegue fin dentro l'acqua.



Questo tratto isolato del confine, una valle a una trentina chilometri dall'Oceano Pacifico, è totalmente privo di recinzioni, ed è noto per le attività criminali. In basso a destra si intravede un cancello che in teoria non andrebbe oltrepassato, ma si tratta dell'unica barriera fisica esistente.



Un'auto della polizia di frontiera USA è parcheggiata sul muro che divide la California da Tecate, una cittadina messicana nota per le sue birre. Come accade spesso il confine, dal lato messicano le costruzioni si spingono fino alla barriera divisoria, mentre il versante statunitense è aperta campagna.




Un fumo giallo si leva dagli arbusti in fiamme a sud del muro di confine nel deserto del Sonora, dove si incontrano California, Arizona e Messico. L'aumento della sorveglianza sul confine di Tijuana ha indotto trafficanti e migranti a spostarsi verso est, dove la polizia di frontiera è meno presente.



Smuggler's Gulch ("la gola del contrabbandiere") è un canyon a poca distanza da San Diego che, come dice il nome, è da sempre usato per ogni tipo di traffico: bestiame, persone, alcol illegale, cocaina. Negli anni Novanta era forse la principale rotta di passaggio per i migranti illegali.

Il governo americano ha riempito il canyon con una struttura simile a un lungo terrapieno, e costruito una recinzione a tre strati sormontata da filo spinato e sorvegliata da riflettori, telecamere e sensori di movimento. Il progetto, del costo di 60 milioni di dollari, prevede di proteggere con la barriera tripla il tratto finale (5,6 chilometri) del confine tra San Diego e Tijuana.



Nella Imperial Valley, al margine dell'oasi di terre agricole irrigate a ovest di Calexico, la recinzione si interrompe e viene rimpiazzata da un muro. Quando ci sono stato non ho visto traccia di polizia, a differenza di tutti gli altri tratti del confine che avevo visitato. Altrove, gli agenti mi fermavano sempre per chiedermi di che nazionalità fossi e perché mi avvicinavo tanto alla frontiera; qui, non c'era altro che solitudine.



Questo muro divide Calexico, in California, da Mexicali, in Messico. Come è chiaro dai loro nomi, sono due città gemelle, e la separazione non è sempre stata così netta. Negli anni Ottanta c'era solo una malferma recinzione di lamiera ondulata che non arrivava nemmeno ai margini delle due città. Ma nel 2008, quando ci sono stato di nuovo, operai americani stavano allungando e rafforzando la barriera. Mexicali ha una cattiva reputazione, ma a sud della città c'erano sobborghi ricchi, con Starbucks e centri commerciali. 



Vicino a San Diego, una doppia barriera impedisce ai migranti di usare il fiume Tijuana - che si trova al di là della seconda recinzione - come corridoio di passaggio verso gli Stati Uniti. Negli anni Ottanta c'erano famiglie intere che attraversavano il confine di corsa, pensando che la polizia di frontiera non avrebbe potuto gestire una grande quantità di migranti. Ho visto io stesso le folle di messicani, vecchi e giovani, spaventati, che cercavano di scavalcare evitando le guardie, e spesso rischiando la vita attraversando anche la vicina autostrada. Da quando è stato costruito il muro tutto questo non esiste più.

http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2017/01/26/foto/confine_usa_messico-3397374/1/

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