Corsica, i giardini di corallo



Una grotta nella Riserva naturale di Scandola ospita la più straordinaria popolazione di coralli rossi del Mediterraneo. Una speranza per una specie quasi estinta nei nostri mari

Dentro una caverna sottomarina non troppo in profondità, al largo della Corsica, un team di scienziati e conservazionisti ha scoperto una popolazione di corallo rosso straordinariamente intatta.

“Il mio primo pensiero è stato: ‘Non penso possa esserci nulla di particolarmente speciale, qui’” ricorda Joaquim Garrabou, ecologo marino del Centro nazionale delle Ricerche spagnolo e capo dell'équipe. Un suo collega, Jean-Georges Harmelin, aveva scoperto il sito mentre monitorava le popolazioni di cernie nella Riserva naturale di Scandola, lungo la costa della Corsica centro-occidentale.

Ma Garrabou ha subito cambiato idea quando quelle rocce sommerse, all’apparenza poco interessanti, hanno lasciato spazio a una vista straordinaria: una grotta di quasi 280 metri quadrati, ricoperta dalla più densa popolazione di grosse colonie di coralli rossi mai scoperta, soprattutto in acque così poco profonde. Il team di sub si è lasciato andare a mormorii di gioia attraverso gli erogatori. Il soffitto a cupola ha ricordato all’ecologa Silvija Kipson la sua visita alla Cappella Sistina: “avevo la testa rivolta sempre verso l’alto, lo sguardo fisso in soggezione di fronte a un capolavoro plasmato dalla natura”.

“In 25 anni di lavoro come biologo marino, non ho mai visto niente del genere”, dice Garabou. Le colonie di corallo estendono i loro rami di un cremisi intenso dalle pareti e dal soffitto della grotta, con i pallidi polipi che ondeggiano nella corrente mentre filtrano alghe e zooplancton. Tra i coralli si ammassano le spugne, mentre una gran varietà di specie di pesci luccica alla luce fioca.

Colonie di corallo vecchie di secoli si sporgono dal soffitto della grotta nella Riserva marina di Scandola, uno dei pochi punti del Mediterraneo dove è possibile ammirare formazioni simili a profondità raggiungibili dai sub. Fotografia di Enric Sala
“Per i primi 15 minuti siamo rimasti molto concentrati, abbiamo scattato fotografie e fatto misurazioni”, dice Nuria Teixidó, membro del team di ricerca, il cui lavoro è sostenuto dall’iniziativa Pristine Seas della National Geographic Society. “Ma una volta terminato, ci siamo presi un po’ di tempo per noi, per osservare, lasciando da parte la macchina fotografica e goderci il momento davvero, guardare sul serio…e il tempo si è fermato”.

Nonostante la scoperta risalga al 2010, lo studio, pubblicato su Scientific Reports, è la prima vera occasione per conoscere questo sito unico al mondo, e saperne di più sulla situazione dei coralli rossi nel Mediterraneo. La grotta è stata chiamata "Grotta b" ed è “come una finestra sul passato”, dice Emma Cebrian, ecologa marina e coautrice dello studio, immaginando come doveva essere il Mare nostrum prima che l'uomo cominciasse a sfruttare il corallo.

Allo scopo di gestire le riserve marine in modo sostenibile, i conservazionisti devono prima comprendere come si presenta un ecosistema in salute, intatto, per sapere come elaborare strategie per rimettere gli altri in salute. La Grotta b, con le sue popolazioni mature di coralli e floride comunità di spugne, pesci, zooplancton e altri organismi marini, è decisamente un modello adatto.

La maggior parte delle popolazioni di corallo del Mediterraneo custodiscono piccole colonie poco fitte e secoli di sfruttamento impediscono loro di recuperare fino alla completa maturità. Prima della scoperta della Grotta b si pensava che le colonie più grandi potessero crescere solo in siti più profondi. Ma dimensioni e condizioni della grotta, intatta e a profondità tanto scarsa, contraddicono quest’idea.

Nella Grotta b ci sono colonie che si estendono per più di trenta centimetri in lunghezza: gli scienziati non avevano mai visto colonie vive così grandi. Analisi seguenti hanno rivelato che la popolazione della grotta vanta una biomassa cento volte maggiore rispetto alla popolazione più ampia conosciuta finora.

“È un museo pieno di tesori, ma senza porte né lucchetti”, dice Enric Sala, explorer-in-residence di National Geographic e fondatore del progetto Pristine Seas, tra gli autori dello studio. Potranno mancare i sensori di movimento e le griglie laser, ma questo tesoro non è certo incustodito: la Riserva naturale di Scandola, dove è stata trovata la grotta, è un’area protetta e un sito patrimonio dell’umanità UNESCO, spesso elogiato come un modello globale di gestione della conservazione. La Grotta b si trova in una zona no-take, dove è proibito qualsiasi tipo di immersione, pesca o altre attività.

Altri siti sono stati meno fortunati.

Un ceriantario in una grotta sottomarina di bassa profondità. Le grotte sono l'ultimo ambiente del Mediterraneo in cui il corallo rosso sia sopravvissuto allo sfruttamento industriale, ma con l'avvento delle attrezzature da sub anch'esse sono state depredate. Fotografia di Enric Sala

La corsa all’oro dei coralli
Fin dal Neolitico i coralli rossi sono stati raccolti in gran quantità e i loro scheletri - che sono interamente di un rosso brillante, mentre in altri coralli il colore è dato da un sottile strato di alghe rossastre- lucidati e plasmati per creare gioielli preziosi. Poiché pensavano che fossero dei potenti amuleti, gli antichi Romani appendevano rami di corallo al collo dei figli per proteggerli dai pericoli. Re e imperatori si sono litigati il controllo sui siti di raccolta più importanti, impazienti all’idea di beneficiare di un monopolio sul commercio di questo prezioso ornamento, di cui si riempivano barche intere.

Nel XX secolo la “croce di Sant’Andrea” usata storicamente per raccogliere i coralli -una grossa croce di legno con reti attaccate- è stata rimpiazzata da barche a motore che trascinavano draghe metalliche attraverso i letti di coralli, devastando le popolazioni. Anche se questa pratica è stata messa fuorilegge nel 1994, è ancora legale raccogliere i coralli rossi immergendosi.

La domanda non ha fatto che aumentare: il più ricercato dei coralli preziosi del pianeta, Corallium rubrum, oggi viene venduto anche a mille dollari al grammo. I consumatori cinesi costituiscono un mercato particolarmente insaziabile. In alcuni casi gli interessi commerciali hanno ostacolato gli sforzi per far passare legislazioni internazionali, che proteggessero le popolazioni dallo sfruttamento.

“La portata della perdita di grandi colonie di coralli rossi, a causa del sovrasfruttamento, è paragonabile alla deforestazione di massa su scala continentale”, come quella della foresta amazzonica, dice lo studio.

Il corallo è una “specie ingegnere”: costituisce, alla lettera, le fondamenta di molti ecosistemi del Mediterraneo, dando la forma all’ambiente fisico e fornendo un habitat per i pesci e un sacco di altri organismi marini. Ma le popolazioni sono talmente decimate, dicono gli autori, che non può più svolgere quel ruolo critico. Insomma, dal punto di vista della funzione ecologica, è una specie estinta.

I coralli rossi vivono a lungo e crescono lentamente: nel corso di un anno, i continenti si muovono oltre cento volte più rapidamente di quanto una singola colonia aumenti di diametro. “Una colonia grande come una mano aperta può avere anche 300 o 400 anni”, sottolinea Sala. E se le colonie danneggiate dalla pesca possono avere un’elevata capacità di sopravvivere e ricrescere, l’età e la resilienza non sono comunque sufficienti per sostenere le popolazioni vulnerabili dallo sfruttamento antropico. Per non parlare dell’inquinamento, dell’acidificazione degli oceani e del riscaldamento delle acque.



Essendo un mare poco profondo, il Mediterraneo è severamente colpito dal cambiamento climatico anche nelle aree più fredde, dove i coralli rossi sono più abbondanti. Per comprendere l’impatto del riscaldamento globale sulle popolazioni già indebolite dallo sfruttamento, dice Cebrian, “basta guardare quegli affioramenti di coralli che sono stati sterminati dalle ondate di calore, mentre fino a pochi mesi fa erano un hotspot di biodiversità e un patrimonio naturale”.

Da sempre soggetto alla pesca intensiva, gravemente inquinato e infestato da centinaia di specie invasive, il Mediterraneo è “un microcosmo di quello che succede agli oceani di tutto il mondo”, dice Sala. “A causa della degradazione ambientale del pianeta, ci troviamo di fronte a un grave problema di percezione. Quello che consideriamo ‘naturale’ è ciò che vediamo quando siamo bambini. Immaginate cosa è naturale per i bambini di oggi! Riconsiderare il nostro punto di partenza è fondamentale per far sì che le persone prendano a cuore la conservazione”.

Le donzelle sono pesci comuni nelle acque basse del Mediterraneo. Un tempo, prima dello sfruttamento massiccio, anche i coralli crescevano rigogliosi a basse profondità.  
Fotografia di Enric Sala
Invertire la marea
Le straordinarie colonie scoperte nella Grotta b sono proprio quel punto di partenza, dicono gli scienziati: sono la prova che per i coralli rossi del Mediterraneo è ancora possibile un’esistenza in cui la loro condizione non sia compromessa. Nonostante la strada verso il recupero ecologico possa non essere semplice, e anche se per vedere un qualche effetto positivo potremmo dover aspettare decenni, il team pensa che sia possibile. Con il supporto del pubblico e una gestione intelligente.

Il primo passo è proteggere e tutelare le popolazioni in salute, come quella della Grotta b, e usarle come modello per espandere la protezione ad aree più debilitate. La ricerca ha anche rivelato genotipi di corallo che sono più tolleranti ai cambiamenti delle temperature e che possono essere trapiantati nei siti più a rischio. In ogni caso questa tecnica è una soluzione provvisoria. Sul lungo termine sarà necessario rendere più severa la regolazione della raccolta e stabilire una rete di aree protette attraverso il Mediterraneo, dice lo studio, per permettere alle popolazioni di raggiungere la maturità.

Nonostante questi ostacoli scoraggianti, alcuni progressi sono già stati compiuti e sono in corso ulteriori passi avanti. La Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura indica il corallo rosso come specie minacciata, il che facilita l’approvazione di legislazioni per la sua protezione a livello nazionale e internazionale. Il governo catalano ha recentemente annunciato che, entro il 2018, verrà messa in atto una moratoria sulla pesca della durata di 10 anni. Allo stesso tempo alcune aziende nel campo dei gioielli, riconoscendo la difficoltà di procurarsi corallo in maniera sostenibile, hanno rifiutato di commerciare in prodotti da esso derivati.

Per Cristina Linares, co-autrice dello studio ed ecologa marina, la scoperta della straordinaria popolazione di coralli rossi nella Grotta b è un faro di speranza. “In questo momento, per la prima volta, sono ottimista”.

http://www.nationalgeographic.it/multimedia/2017/02/20/video/corsica_giardino_di_coralli_in_una_grotta_sottomarina-3427988/1/

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Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
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