Il tramonto di champagne e croupier. L’azzardo online fa saltare il banco



I sindacati: all’estero le sale sopravvivono perché si sono rinnovate

Rien ne va plus. Nel senso letterale. Non vanno più i casinò, ammazzati dal gioco on line, dai gratta e vinci, dal superenalotto, dalla crisi e - perchè no - dal divieto di fumare in sala da cui è nato il declino. I numeri degli incassi non sono nemmeno tremendi ma certo non da jackpot. Tra il giugno 2015 e lo stesso mese del 2016 Saint Vincent ha incassato 64,1 milioni di euro con un +7,46 rispetto all’anno precedente, Venezia ha fatto 95 milioni con +2,86, Campione quasi 95 milioni e +3,3 mentre va sotto Sanremo con appena 45 milioni e un meno 0,35.

A guardare i bilanci si capisce che il piatto piange. Quello messo peggio è Saint Vincent sotto di 38 milioni e ce ne vorrebbero almeno 15 per andare avanti mentre le due sedi di Venezia viaggiano sui 2 milioni di deficit. Ma il futuro è ancora più nero. A Sanremo hanno incentivato 60 uscite tra i 320 dipendenti. A Saint Vincent se non si trova un accordo - a Finaosta è stato chiesto un parere pro veritate relativo al sostegno finanziario del casinò - partiranno 264 licenziamenti collettivi. A Venezia nelle due sedi storiche, quella estiva di Cà Vendramin Calergi e in quella invernale di Cà Noghera, per non tagliare il personale si taglia tutto il resto. In ballo ci sono revisione degli accordi sindacali, nuovi orari, più flessibilità e dunque più produttività.

Domenico Falcomatà segretario generale della Cgil Valdostana non ci sta: «Si cerca come sempre di far pagare ai lavoratori una impostazione dei casinò oramai vecchia. Non bastano 103 milioni per ristrutturare gli impianti. Gli altri casinò all’estero puntano all’intrattenimento tout court da noi si pensa solo al gioco». È vero che a Venezia stanno assumendo personale cinese per rendere ma a Montecarlo tra i tavoli verdi a gennaio ha cantato Beyoncè e non parliamo di Las Vegas dove i charter arrivano 24 ore al giorno, le slot machine non si fermano mai e se ti vedono giocare tante ore nelle sale dove non ci sono nè finestre nè orologi per distrarre, ti offrono il drink e all’hotel Luxor pure la suite nella piramide.

Quello più in pericolo è St.Vincent dove rischia di saltare il banco. La proprietà è al 99% regionale, il Consiglio è stradiviso tra sostenere e affossare, ma la società di gestione lavora in totale autonomia. Come ha ricordato l’altro giorno in aula il presidente regionale Augusto Rollandin: «Le decisioni sui licenziamenti vengono prese dall’azienda. Il parere pro veritate ci serve per non perdere più tempo. Occorre capire cosa vogliamo fare e come arrivarci». Ma intanto i lavoratori a St.Vincent hanno già accettato con 2 referendum il taglio delle retribuzioni ma si oppongono al taglio pure dei posti di lavoro.

Tutto il resto è leggenda. James Bond, champagne, abiti lunghi hanno lasciato il posto ai travet del tavolo verde che arrivano in pullman per giocarsi la pensione. Come dice Pietro Conca, il manager milanese che diresse sia St.Vincent che Sanremo: «Il casinò rimane il giocattolo degli adulti. Negli anni d’oro prometteva e offriva mondanità oggi non è più così. Bisognerebbe capire cosa manca all’offerta». Per farlo basta attraversare il confine. A Montecarlo dove pure si combatte una battaglia all’ultimo cliente l’intrattenimento è totale. In Slovenia offrono servizi a 360 gradi. Da noi sono sparite pure le mance golose che non vanno più in tasca al croupier ma vengono equamente divise tra il personale di sala e finiscono nello stipendio. La paga base è di 2000 euro. Con gli annessi e i connessi, mance comprese, si può arrivare a 3500 massimo 4000. A St.Vincent il personale ha già rinunciato a 5 milioni l’anno. Dal 2018 arriva la nuova mazzata: basta contratti casinò per casinò, finiscono tutti sotto la categoria Turismo. Con altri prevedibili tagli in busta oltre ai 500-600 di ogni mese come a St.Vincent. Lorenzo Semeria dello Snalc, uno dei sindacati autonomi delle case da gioco che più ha seguito la vertenza a Sanremo assicura che la strada è solo verso una inevitabile roulette russa: «Siamo sotto organico. I tagli al personale non garantiscono la stessa qualità di servizio. Affidarsi ai lavoratori occasionali non è la stessa cosa. Però hanno fatto una parte della scala antincendio in marmo. Se non si diversifica l’offerta rimarranno solo le macchinette sotto casa».

http://www.lastampa.it/2017/03/02/italia/cronache/il-tramonto-di-champagne-e-croupier-lazzardo-online-fa-saltare-il-banco-xLvTJEhglN5qVvaG9ye44M/pagina.html

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