Alex Honnold, 31 anni, è riuscito a percorrere la via Freeride fino alla cima della montagna dello Yosemite in meno di 4 ore senza corde né attrezzature di sicurezza. La spettacolare ascensione è stata documentata in un film di National Geographic

Alex Honnold. Fotografia di Jimmy Chin 
Alex Honnold, 31 anni, è riuscito a percorrere la via Freeride fino alla cima della montagna dello Yosemite in meno di 4 ore senza corde né attrezzature di sicurezza. La spettacolare ascensione è stata documentata in un film di National Geographic

YOSEMITE NATIONAL PARK (CALIFORNIA) - Il climber di fama mondiale Alex Honnold sabato è diventato la prima persona ad aver scalato El Capitan, l'iconica parete di granito alta quasi mille metri del Parco Nazionale di Yosemite, senza usare corde o altre attrezzature di sicurezza, mettendo a segno quella che potrebbe essere la più grande impresa di arrampicata nella storia di questo sport. E' arrivato in cima in 3 ore e 56 minuti, facendo quasi di corsa l'ultimo tratto. Alle 16.28 ora italiana (le 9.28 sull costa pacifica degli Usa), sotto un cielo azzurro con pochi sbuffi di nubi, ha issato il suo corpo oltre il limite roccioso della cima e si è eretto in piedi su un ripiano sabbioso grande come una stanza da letto. Honnold aveva iniziato la sua storica arrampicata senza corde - uno stile conosciuto con il nome di "free soloing" - nella rosea luce dell'alba alle 5.32 (ora locale). La notte prima l'aveva trascorsa nel furgone attrezzato che utilizza come accampamento mobile. Si era alzato quando era ancora buio, aveva indossato la sua t-shirt rossa preferita e i pantaloncini di nylon e consumato la solita colazione di avena, lino, semi di chia 
e mirtilli prima di guidare fino al prato di El Capitan.  

Ha parcheggiato il furgone e si è avviato lungo il sentiero cosparso di sassi fino alla base della rupe. Una volta lì si è infilato una paio di scarpe dalla suola aderente per arrampicata, si è allacciato una piccola sacca di gesso attorno alla vita per mantenere le mani asciutte, ha trovato il suo primo punto di appoggio e ha iniziato la sua scalata verso la storia.


Fotografia di Jimmy Chin

Per oltre un anno Alex Honnold si è allenato per l'arrampicata in diverse località di Usa, Cina, Europa e Marocco. Un piccolo circolo di amici e colleghi che sapevano del suo progetto sono stati obbligati a mantenere il segreto. Un team di videomaker, guidato da Jimmy Chin, uno dei vecchi compagni di scalata di Honnolds, e da Elizabeth Chai Vasarhelyi, hanno filmato l'ascensione per un documentario del National Geographic in via di preparazione. Lo scorso novembre Honnold ha fatto il suo primo tentativo di "free solo" ma ha rinunciato dopo un meno di un'ora perché le condizioni non si sono rivelate adatte.
Cresciuto in una palestra di arrampicata di Sacramento, Honnold, 31 anni, ha conquistato la scena internazionale nel 2008 grazie a due salite altamente pericolose senza corde: il versante nordoccidentale della Half Dome, nel parco nazionale di Yosemite, e il Moonlight Buttress, nel parco nazionale di Zion, nell'Utah.

Due "free solo" che hanno impressionato il mondo dell'arrampicata e segnato nuovi traguardi, proprio come Roger Bannister nel 1954 ha rivoluzionato la corsa di fondo abbattendo il limite del miglio (1,6 km) percorso in meno di 4 minuti. "Ciò che ha fatto Alex sul Moonlight Buttress ha sfidato tutto ciò per cui siamo allenati, cresciuti, e geneticamente evoluti", dice Peter Mortimer, un climber che ha girato diversi film con Honnold. "E' il posto più innaturale dove stare per un essere umano".

Ma queste due scalate pionieristiche sono surclassate dall'impresa de El Capitan. E' difficile sovrastimare le difficoltà fisiche e mentali di una "free solo" sulla cima considerata da molti l'epicentro del mondo dell'arrampicata. E' una distesa verticale che si protrae in altezza per oltre un miglio, più su del più alto edificio al mondo, il Burj Khalifa di Dubai. Dalla radura ai piedi di El Capitan i "climber" che sono giunti in cima sono praticamente invisibili ad occhio nudo.

"Questo è lo sbarco lunare della salita in libera", ha commentatro Tommy Caldwell, autore del 2015 di un'altra arrampicata storica con la sua ascensione di El Capitan lungo la via del Dawn Wall dove lui e il suo compagno Kevin Jorgeson hanno usato corde e altre attrezzature solo per fini di sicurezza.


Fotografia di Jimmy Chin

I climber hanno discusso per anni sulla possibilità che El Capitan fosse effettivamente scalabile in libera, ma solo altre due persone si sono dette pubblicamente interessate a compiere un tentativo. Una è Michael Reardon, rimasto vittima di un incidente nel 2007 quando è anneggato dopo essere precipitato da un dirupo a picco sul mare in Irlanda. L'altra è Dean Potter, anche lui deceduto in un incidente di base jumping a Yosemite nel 2015.

Alla fine del 2014 Honnold aveva raggiunto una certa fama grazie alle sue imprese, conquistando le copertine di National GeographicNew York Times MagazineOutside, e 60 Minutes. Aveva un mucchio di sponsor, era coautore di un libro di memorie divenuto un bestseller e aveva creato una fondazione nonprofit per migliorare le vite di diverse comunità del mondo. Eppure gli sembrava di non aver ancora lasciato il segno che sperava nella storia dell'arrampicata.  

Nel gennaio del 2015, quando Caldwell e Jorgeson hanno scalato la Dawn Wall, un progetto per cui avevano passato anni a prepararsi e ad addestrarsi, Honnold li ha voluti incontrare. "Credo che ognuno abbia un suo Dawn Wall segreto da raggiungere un giorno", spiegò Jorgeson a un giornalista. "Qual è il mio Dawn Wall?", si è chiesto Hannold. La risposta in realtà già la conosceva. Per anni aveva pensato a come scalare in libera El Capitain.

La via che ha scelto di percorrere per arrivare alla cima di El Capitan, conosciuta come la Freerider (vedi il tracciato nell'illustrazione), è una delle più apprezzate grandi pareti da arrampicata di Yosemite. La via ha 30 pitch ed è così difficile che qualche anno fa ha fatto notizia anche la sua scalata con corde di sicurezza.


Illustrazione di NG STAFF

E' una odissea a zig zag che segue diverse ragnatele di fessure e crepe, alcune spalancate, altre minuscole. Salendo Honnold ha dovuto sgusciare dentro angusti camini, camminare in punta di piedi su delle cengie strette come una scatola di fiammiferi ed è rimasto sospeso nel vuoto appeso per le dita. 

L'arrampicata libera mette alla prova praticamente ogni aspetto delle capacità fisiche di uno scalatore - forza delle dita, delle braccia, dei piedi, degli addominali - così come la sua flessibilità e resistenza. Hannold ha dovuto poi calcolare anche altri fattori ambientali, come la presenza del sole, del vento o di temporali improvvisi.

Ma il vero test per Honnold è stato capire se era in grado di mantenere l'autocontrollo mano a mano che saliva da solo per centinaia di metri eseguendo complicate sequenze di arrampicata durante le quali basta un dettaglio fuori posto a decidere tra la vita e la morte. I migliori scalatori sottolineano l'abilità unica che ha Honnold nel rimanere calmo ed analitico anche in situazioni così critiche e pericolose, una capacità che ha sviluppato in 20 anni di attività.


Fotografia di Jimmy Chin

Una parte della sua compostezza può essere attribuita alla accurata preparazione che include anche diverse ore trascorse ogni giorno penzolando dalla dita compiendo flessioni aggrappato a uno speciale attrezzo che può fissare sullo sportello del suo furgone. Passa anche ore a perfezionare, ripassare mentalmente e a memorizzare le sequenze esatte delle posizioni dei piedi e delle mani di ogni pitch chiave. Honnold è inoltre un accanito estensore di note e complila un diario in cui valuta e descrive quanto fatto durante tutte le sue salite.

Esistono altri scalatori del suo livello fisico, ma nessun altro è in grado di controllare la paura come lui. La sua imperturbabilità di fronte a situazioni di pericolo è talmente ragguardevole da essere oggetto di studio da parte di un gruppo di neuroscienziati interessati a capire se il suo cervello si differenzia in qualche modo dalla normalità.
Honnold la vede in maniera più pragmatica. "Facendo arrampicata libera so naturalmente di correre dei pericoli, ma provare paura una volta che sono lassu non mi aiuterebbe comunque", dice. "Limiterebbe solamente le mie capacità, così non faccio altro che metterla da parte".  

Lungo la via Freerider una delle più sconvolgenti sfide fisiche e mentali che Honnold ha dovuto affrontare è stata superare due ripidi pitch di roccia ondulata lunghi circa 200 metri. Reso liscio e levigato dall'azione millenaria dei ghiacciai, qui il granito non offre appigli costringendo sostanzialmente il climber a scalarlo camminandoci sopra. 

Honnold ha usato una tecnica chiamata "smearing" (aderenza di piedi) che prevede una pressione con le scarpe di gomma sulla roccia quel tanto che basta per creare l'aderenza necessaria a reggere il proprio peso seppure inclinato. "E' come camminare sul vetro", ha spiegato.

Nel fine settimana del 
Memorial Day, Honnold ha fatto una salita di esercitazione sulla Freerider con Caldwell. I due sono arrivati in cima in poco più di 5 ore e mezza, battendo il loro record personale. "Alex era incandescente, non l'ho mai visto scalare così bene", ricorda Caldwell.

Un paio di giorni prima della salita di questa settimana Honnold è salito a piedi sulla cima di El Capitan per assicurarsi che una recente tempesta non avesse cancellato i segni che aveva fatto con il gesso per indicare gli appigli chiave del percorso. L'ha trovata asciutta e in perfetta condizione. A quel punto tutto ciò che restava da fare era riposarsi e prepararsi mentalmente per la salita della vita.

"Anni fa quando ho mappato mentalmente le difficoltà dell'arrampicata libera lungo la Freerider, c'erano una dozzina di punti che mi facevano dire: 'Oh, quello è un passaggio davvero pauroso, e quell'altro pezzo e quell'altra attraversata...'. Ma nel corso degli anni ho aumentato le zone dove mi sentivo a mio agio fino a quando i punti che sembravano pazzeschi sono rientrati nel novero delle cose possibili".

Sabato il possibile è diventato finalmente certezza. Dopo aver fatto affidamento sulle sue capacità e sulla sua resistenza a centinaia di prese con le mani e con i piedi e dopo aver tenuto la paura sotto controllo per quattro ore, Honnold si è issato sugli ultimi spuntoni. Chin e il suo assistente Cheyne Lempe si erano calati a corda doppia con le loro cineprese per seguire Honnold mano a mano che eseguiva l'ultima metà dell'arrampicata, ma anche usando dei verricelli per risalire hanno fatto fatica a tenere il suo passo. Alla fine Chin, ansimante e madido di sudore, è riuscito a correre in cima per filmare Alex Honnold sul tetto del mondo.

http://www.nationalgeographic.it/viaggi-avventure/2017/06/05/news/completata_l_arrampicata_libera_el_capitan_piu_pericolosa_di_sempre-3554577/

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