Rischio ibridazione per il lupo italiano



Le conseguenze dell'incrocio con i cani è un problema quasi sconosciuto, ma il pericolo è quello dell'estinzione genetica

C'è un problema con i lupi in Italia. Non è che sono pochi, come quando negli anni '70 ne rimaneva un centinaio, né che sono troppi. È che i circa duemila lupi italiani forse non sono tutti lupi.

La vera minaccia per la loro sopravvivenza è infatti l'ibridazione, l'accoppiamento con i cani che rischia di portare il lupo verso l'estinzione genetica. Non solo randagi ma anche cani da caccia dispersi, cani di proprietà liberi nei parchi ma soprattutto cani da guardiania come i maremmani abruzzesi, usati storicamente per tenere i predatori alla larga dal bestiame.

È anche da questo antico rapporto, dalla predisposizione del maremmano a proteggere il gregge come una famiglia, che nasce il progetto LIFE M.I.R.CO-Lupo: Minimizzare l'Impatto del Randagismo canino sulla Conservazione del lupo in Italia.

Il problema dell'ibridazione "è pressoché sconosciuto", spiega a National Geographic Magazine Italia Federico Striglioni, responsabile scientifico del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, uno dei partner del progetto nel cui territorio vivono 15 branchi. "Si tratta di circa 80 lupi e almeno 20 sono ibridi", prosegue Striglioni, "una situazione ben più grave di quanto avessimo previsto".

Il progetto prevede un programma di catture con laccio di Aldrich, usando come esche gli escrementi freschi prelevati nel territorio di un altro branco. "I lupi o gli ibridi di passaggio istintivamente vanno a ispezionarlo, se posano la zampa sul laccio vengono catturati e a noi arriva un messaggio. Entro 30 minuti siamo sul posto", ci racconta Davide Pagliaroli, biologo del parco.

Se le analisi genetiche confermano che si tratta di un ibrido viene sterilizzato, dotato di radiocollare e rilasciato. La sola osservazione non basta infatti a discriminare i diversi animali. Alcuni ibridi hanno caratteristiche evidenti, come gli speroni sulle zampe tipici dei cani, o una pelliccia nera che li tradisce subito perché il gene che provoca il melanismo è canino. Ma i marcatori genetici sono l'unico modo per stabilirlo con certezza.

Il primo ibrido catturato è stato battezzato "Gengis Cane". Nomen omen.

Quando cane e lupo si incontrano

In Italia i cani vaganti sono circa 700.000, un esercito con le carte in regola per soppiantare i lupi. Possono trasmettere loro patologie come rogna, leishmania, cimurro, e tra le due specie le occasioni di incontro non mancano. Specialmente a causa della cattiva gestione dei rifiuti.

Non tutti gli allevatori smaltiscono le carcasse dei loro animali nel modo corretto. Molte vengono abbandonate nei pressi delle stalle, diventando un banchetto a cielo aperto per lupi, cani e ibridi, "ma è capitato anche di trovare sacchi della spazzatura pieni dei resti di cinghiali, lasciati probabilmente dai cacciatori", aggiunge Striglioni. Tutte circostanze che favoriscono l'accoppiamento inter-specie, documentate anche dal monitoraggio con radiocollare.

A gennaio 2016 i ricercatori hanno fatto un sopralluogo nelle aziende zootecniche del territorio. Su 414 cani da guardiania, 318 non erano microchippati e oltre il 90% dei maschi era libero di vagare durante la notte. "Sono il principale strumento di lavoro e non vengono gestiti", prosegue Striglioni, "ma non è con la repressione che si ottengono i risultati. Per questo abbiamo elaborato delle linee guida partecipate, insieme agli allevatori".

Il nodo della questione è proprio questo: la manciata di lupi del parco vive su un territorio che ospita 15.000 allevatori, per un totale di 400 aziende zootecniche e 85.000 animali domestici tra equini, bovini e ovini.

Per la corretta gestione del bestiame, sul territorio abruzzese si incrociano gli obiettivi di diversi progetti LIFE. Con LIFE Praterie sono stati ripristinati i fontanili, che consentono di distribuire meglio le mandrie evitando il sovrapascolo e il depauperamento della vegetazione. Nell'ambito di LIFE M.I.R.CO sono state costruite strutture coperte per far partorire gli animali in sicurezza, anche in alta quota, e sono stati gratuitamente vaccinati e sterilizzati 108 cani da guardiania. 209 sono stati microchippati e iscritti all'anagrafe canina, il che rende i cani riconoscibili e responsabilizza gli allevatori.

Parallelamente si conducono campagne di sensibilizzazione presso veterinari e aziende, contro l'abbandono e a favore della sterilizzazione e delle adozioni.

"Quando una razza va di moda finisce per perdere le sue caratteristiche ed è successo anche con i maremmani abruzzesi, diventati più aggressivi dopo gli incroci con il mastino napoletano", spiega Strigliani. Per recuperare il "vero" maremmano abruzzese, ed evitare gli accoppiamenti tra cani consanguinei, è stata promossa una rete di scambio tra le aziende per selezionare i cani con una buona attitudine: aggressivi con i lupi e non con le persone.

Lupi, efficienti cacciatori

Gli indennizzi per i danni da lupo, negli anni più intensi, si aggirano intorno ai 200.000 euro, contro i 4-600.000 corrisposti per quelli causati dai cinghiali (sui quali i lupi effettuano un controllo importante: ogni lupo uccide in media 30 cinghiali l'anno). Ma per stabilire di chi è la responsabilità serve un veterinario: a discapito di leggende e folklore, quando a uccidere è un lupo non ci sono prede sgozzate e dissanguate.

"Il lupo sferra il suo attacco per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo", ci racconta Franca Adriani, veterinaria del parco. "Nelle prede piccole, come gli ovini, morde la zona retromandibolare dove ci sono strutture che regolano la pressione sanguigna. La pressione determina il collasso e l'animale sviene. Il morso a volte è così potente da rompere la trachea. Nelle prede più grandi come vitelli o puledri, attaccate in branco con una precisa strategia, i morsi sono a livello del muso e delle grosse masse muscolari degli arti, come cosce e spalle, per frenare la fuga".

A un'analisi esterna molte ferite possono sfuggire, celate dalla pelle dei bovini (che può superare il centimetro di spessore) ma anche dal vello delle pecore. Per questo ci si serve di una necroscopia completa, che permette di trovare gli ematomi.

Sulle predazioni da cane? È difficile sbagliarsi. "Fatta eccezione per alcune razze, come l'Alaskan Malamute o il cane lupo cecoslovacco, non sono efficienti. Nelle pecore mordono le mammelle o le orecchie e un lupo non lo farebbe mai, perché non ha senso. O ancora gli stinchi, dove ci sono tendini difficili da rompere e anche il rischio di prendersi un calcio".

Una minaccia comune

Un terzo progetto LIFE, nel territorio del parco e limitrofo, lavora in sinergia con M.I.R.CO. È LIFE PLUTO, per combattere l'avvelenamento illegale grazie ai cani antiveleno. Perché i bocconi avvelenati, disseminati dagli allevatori prima di portare il bestiame al pascolo o dai cercatori di tartufi per uccidere i cani dei concorrenti, non scelgono le vittime: cani ma anche gatti, lupi e orsi, rapaci, volpi, donnole.

Il primo nucleo cinofilo antiveleno (NCA) è nato proprio in Abruzzo, con un precedente progetto del parco che, tra il 2010 e il 2014, ha permesso di recuperare oltre 60 bocconi e 16 carcasse avvelenate. Oggi ce ne sono sei, che operano su tutta la penisola coprendo 11 regioni. "Nei bocconi troviamo stricnina, topicidi, insetticidi, ma anche chiodi e spugne fritte nell'olio, che si rapprendono per poi gonfiarsi nello stomaco dell'animale. Ci è capitato anche un boccone farcito di ami da pesca", ci racconta Alberto Angelini, addestratore e conduttore di una delle due unità cinofile del parco.

Al suo fianco c'è Datcha, una border collie che lavora in squadra con due pastori belga malinois, Karma e Maya. È pronta per una dimostrazione pratica: senza farsi vedere, a qualche decina di metri di distanza Angelini nasconde un campione di veleno, di quelli usati per l'addestramento, e la lascia libera di perlustrare. Datcha annusa ed esplora a lungo, poi si avvicina al nascondiglio e, quieta, vi si siede accanto. È stata addestrata a farlo quando sente l'odore del veleno.

http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2017/06/29/news/rischio_ibridazione_per_il_lupo_italiano-3584771/

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