Un nuovo scoiattolo volante

Lo scoiattolo volante di Humboldt è la terza specie di scoiattolo volante scoperta nell’America del Nord. Fotografia di Nick Kerhoulas
Nel Nord-Ovest degli Stati Uniti è stata scoperta una nuova specie di scoiattolo volante. È stato chiamato scoiattolo volante di Humboldt, in onore del grande naturalista Alexander von Humboldt.

La scoperta porta a tre il numero di specie di scoiattolo volante che vivono nell’America settentrionale e, come spiegano gli scienziati sul Journal of Mammalogy, ci costringe a rivedere la storia dell’evoluzione e diffusione di questi mammiferi sul continente. Ora sono 45 le specie di scoiattolo volante note alla scienza e quella nuova va ad arricchire la biodiversità del nostro pianeta. Una questione più che urgente, visto l’elevato tasso di estinzione.

I ricercatori cercheranno di capire meglio quale ruolo svolgono queste creature nel loro ecosistema e di scoprire come se la passano; soprattutto perché condividono l’habitat con l’allocco macchiato, una specie quasi a rischio che spesso si nutre di scoiattoli volanti. Molto probabilmente, anche di quello di Humboldt.

Nel 2016 lo United States Fish and Wildlife Service ha negato lo status di “specie a rischio di estinzione” a una popolazione di scoiattoli della California del Sud, ma non è ancora chiaro se averli descritti come nuova specie andrà a influire su quella decisione. “È dal 1992 che mi arrovello su questi scoiattoli”, spiega Brian Arbogast, esperto di mammiferi alla University of North Carolina di Wilmington e primo autore dello studio. “Gli esemplari della Costa Occidentale avevano qualcosa di strano”.

In realtà tutti gli scoiattoli volanti sono un po’ strani. Prima di tutto non volano ma planano, sfruttando una membrana simile a un paracadute che si estende dal polso alla caviglia su entrambi i lati del corpo. Quando si lanciano verso un albero dispiegano il corpo a forma di quadrato (un design che è stato copiato dagli appassionati di base jumping) e in una sola planata, con estrema precisione, possono percorrere più di 45 metri.

Usano le loro grosse e morbide code per sterzare e fermarsi, in modo da rallentare prima di andare a sbattere sugli alberi. Per evitare i predatori, solitamente si muovono nelle foreste durante la notte, alla ricerca di bacche, nocciole, funghi e uova di uccelli. Di giorno dormono negli incavi di vecchi alberi che rivestono di muschi e licheni. Piccoli, notturni e - per le nostre orecchie - del tutto impercettibili, questi scoiattoli sono le anime silenziose delle foreste americane. Animali ai quali non viene attribuito un valore commerciale, ed è forse per questo che chi è tanto fortunato da vederli fa tesoro di quell’incontro.

Arbogast e colleghi sono tra quei fortunati, ma non è lavorando sul campo che hanno scoperto il nuovo scoiattolo. Ci sono riusciti “incrociando” le analisi genetiche con la storia di questi sciuridi e mappando come è cambiato il loro areale mentre ghiacciai e foreste si espandevano o si ritiravano.

Una delle due specie nordamericane, il glaucomio del Sud (Glaucomys volans) abita nelle foreste decidue di legno duro, in piccole popolazioni isolate tra il Messico e l’America Centrale, ma anche negli Stati Uniti orientali.

L’altra specie, il glaucomio del Nord, vive nelle foreste boreali di conifere nel Nord-Est degli Stati Uniti, in Canada e in Alaska. Si trova anche a grandi altitudini sugli Appalachi, sulle Montagne Rocciose, nell’Oregon orientale e nella parte Est dello stato di Washington.



Una nuova specie prende il volo: lo scoiattolo di Humboldt (Glaucomys oregonensis), appena descritto, vive in ambienti coperti da foreste lungo la costa del Nord America che si affaccia sul Pacifico, dalla Columbia Britannica meridionale fino alla California del Sud. Il suo areale si sovrappone a quello del glaucomio del Nord (G. sabrinus) diffuso nella parte Ovest dello stato di Washington e nella Columbia Britannica. Crediti mappa: Clare Trainor, NG Staff. Fonti: Brian Arbogast, University of North Carolina Wilmington; IUCN; Jim Kenagy, University of Washington; The Natural History of Canadian Mammals

Gli scoiattoli volanti della California e del Nord-Ovest degli Stati Uniti erano stati classificati come glaucomi del Nord. Ma Arbogast, che ha studiato l’ecologia e la genetica di entrambe le specie, ha iniziato a farsi delle domande sugli animali provenienti dalla Costa Occidentale che vedeva al museo, esemplari raccolti all’inizio del 1900. Sorprendentemente, spesso erano più piccoli e più scuri rispetto ai glaucomi del Nord.

Differenze di questo tipo sono di rado sufficienti a identificare una nuova specie. Infatti, fa notare Arbogast, un importante tratto fisico che gli scienziati sfruttano per distinguere gli scoiattoli volanti del Nord da quelli del Sud, il baculum o osso penico (solido e appuntito nella prima specie, più allungato nella seconda), non ha impedito alle due specie di accoppiarsi e dare vita a degli ibridi nel Sud-Est del Canada.

“Scoprirlo è stato uno shock”, commenta riguardo agli ibridi. Il nuovo studio di Arbogast, infatti, mostra che le due specie sono strettamente imparentate: un sister group, come lo chiamano gli scienziati.

Con l’analisi del DNA di tessuti e campioni ossei di scoiattoli occidentali, tagliati o raschiati via dagli esemplari conservati al museo, è arrivata una seconda sorpresa. I ricercatori hanno esaminato anche il DNA di campioni più freschi provenienti dalle trappole dei cacciatori, pensate per le martore ma che spesso catturano scoiattoli.

“Pensavamo che gli scoiattoli occidentali fossero stati separati da quelli del Nord dai cicli glaciali”, dice Arbogast. Quando i ghiacci si sono ritirati, dopo aver coperto gran parte del Nord America, gli scoiattoli sono tornati indietro insieme per accoppiarsi. Un evento che avrebbe scatenato il flusso genico tra i due gruppi, diventando evidente nel DNA degli scoiattoli.

Ed è grossomodo quanto è accaduto alla specie del Nord e a quella del Sud. Quando il ghiaccio si è spinto a Sud gli scoiattoli sono andati nella stessa direzione e sono rimasti isolati gli uni dagli altri. Tempo dopo, quando il ghiaccio si è sciolto e le foreste si sono spostate verso Nord, entrambe le specie di scoiattoli hanno fatto lo stesso. Gli scoiattoli del Nord si sono anche espansi verso l’Alaska e la costa occidentale del Canada, il che li ha portati a contatto con quelli occidentali.

Ma nonostante quel contatto, il nuovo studio mostra che non c’è stato alcun flusso genico tra gli scoiattoli del Nord e quelli occidentali, persino in luoghi come la Columbia Britannica e lo stato di Washington dove vivevano gli uni accanto agli altri. “Per qualche ragione, non si accoppiano tra loro”, spiega Arbogast. “Forse perché non possono farlo”.

Arbogast sospetta che, durante il periodo glaciale, gli scoiattoli della costa del Pacifico abbiano avuto una storia a parte. Forse sono rimasti isolati nelle regioni meridionali della costa pacifica. Per qualche ragione, mentre il clima diventava più mite la loro espansione verso Nord ed Est non è stata rapida e massiccia come quella della specie settentrionale e di quella meridionale. Per di più, pur abitando anche nella foresta di conifere nordica, in generale preferiscono habitat umidi, bui e temperati rispetto alle foreste più interne e fredde del continente.

Una bestiola criptica

Le analisi condotte su 185 individui del Nord America hanno confermato l’idea che Arbogast si era fatto sullo scoiattolo della Costa Occidentale. Era diverso dagli altri e abbastanza unico da essere classificato come una specie nuova: G. oregonensis, lo scoiattolo volante di Humboldt.

“È quella che chiamiamo ‘specie criptica’, una specie che si nasconde in piena vista perché somiglia così tanto a un’altra che non indovineresti mai che sono diverse”, spiega lo scienziato. Oggi per gli scienziati è all’ordine del giorno servirsi di frammenti di DNA per individuare nuove specie le cui peculiarità non sono a portata di occhio umano.

Ma la scoperta di Arbogast ha altri risvolti, dice Peter Weigl, ecologo esperto di vertebrati e professore emerito alla Wake Forest University di Winston-Salem, nella Carolina del Nord. “Ha documentato le loro caratteristiche genetiche, ma ha anche mostrato come la geografia, il clima e la vegetazione sono cambiati nel corso del tempo. Ha svelato tutta la storia”.

La grande sfida ora sarà “scoprire cosa diavolo combinano gli scoiattoli settentrionali e quelli di Humboldt”, dice Weigl. “Cosa li tiene separati? Si tratta della loro ecologia o del comportamento? Sono specializzati in un modo tale da non competere tra loro?”.

Rispondere a queste domande è importante per conservare ognuna delle specie. Uno degli scoiattoli, ad esempio, potrebbe essere più diffuso in fitte e antiche foreste, mentre l’altro se la cava in aree boschive più rade, giovani e vecchie. L’ultima domanda di Weigl è altrettanto importante. “Come li distinguiamo?”.

“Ci stiamo lavorando”, dice Arbogast. Lui e i colleghi stanno osservando più da vicino gli esemplari conservati nei musei e ne cattureranno anche di vivi per studiarli e capire se riescono a isolare caratteristiche che li distinguano. “Per ora il modo più semplice è la geografia, o la genetica”.

Perciò, se una notte aveste la fortuna di incontrare uno scoiattolo scuro e grande come un palmo di mano - molto diverso da quelli tendenti al grigio e più grossi - intento a planare tra i boschi muscosi delle foreste costiere dell’Oregon, potrete dire “l’ho visto: lo scoiattolo volante di Humboldt”. Il nuovissimo mammifero del Nord America.

http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2017/05/31/news/un_nuovo_scoiattolo_volante-3549378/

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