Il Codice C: il Palinsesto di Archimede

Pagine del trattato "Sui corpi galleggianti"Fonte http://www.lix.polytechnique.fr/Labo/Ilan.Vardi/arch_eabig.jpg?36,70 via Wikipedia
Un antico manoscritto sopravvissuto a rocambolesche vicende. L'unico che riporti due testi del matematico di Siracusa, il Metodo e lo Stomachion, e il trattato Sui corpi galleggianti

Non è solo un manoscritto le cui vicende, avvolte dal mistero, sembrano riportarci alle atmosfere descritte ne "Il nome della Rosa" di Umberto Eco, è soprattutto un libro di straordinario valore che contiene gli studi di uno dei massimi scienziati della storia: Archimede, nato e vissuto a Siracusa nel III secolo a.C..

Ricostruirne le vicende è un viaggio affascinate attraverso secoli di storia. Partiamo dall’epilogo.
Il 29 ottobre 1998, nella prestigiosa sede di Christie’s di New York, il Codice C, 174 folii pergamenacei in cui sono trascritte opere di Archimede, viene battuto all'asta.

Nonostante fosse piuttosto deteriorato - bruciature e muffe lo rendevano quasi illeggibile - il manoscritto è acquistato per 2.000.000 di dollari (più 200.000 di diritti d’asta) da un mercante di libri londinese che agiva per conto di un cliente dall'identità ignota.

Il codice è davvero prezioso, contiene infatti la più antica copia di opere scritte dal più grande genio matematico dell'antichità, l’unico in cui si trovi il trattato Sui corpi galleggianti, nonché l’unico che riporti due testi dallo straordinario valore: il Metodo e lo Stomachion.

Delle opere di Archimede esistevano altri due codici, noti come A e B, di cui però si erano perse le tracce secoli prima (del Codice B abbiamo notizie fino al 1311, quando si trova nella Biblioteca Pontificia di Viterbo, del Codice A sappiamo che nel 1564 risultava ancora conservato a Venezia).

Da lì a poco il misterioso acquirente avrebbe affidato il Codice C alla cure di William Noel, responsabile della sezione libri antichi del Walters Art Museum di Baltimora proponendogli di occuparsi dello studio del libro con l'accordo di sostenerne i costi.

Inizia così la storia recente del prezioso Palinsesto di Archimede che nei suoi undici secoli di vita aveva toccato tre continenti e cominciava un’appassionante indagine scientifica che, nel corso degli ultimi 20 avrebbe visto cooperare paleografi, restauratori, analisti, informatici e fisici, filologi e storici della matematica.

Ma che cos'è un palinsesto?
Dal Latino palimpsestus, la parola è mutuata dal greco παλιν + ψηστος (pálin psestòs) che significa “raschiato di nuovo". Nel Medioevo, dato il costo esorbitante della pergamena, a quei tempi supporto scrittorio privilegiato, era pratica abbastanza comune riutilizzare i fogli scritti, eliminando il testo originario, non ritenuto più di grande interesse mediante lavaggio e raschiatura, per poi sostituirlo con altro disposto nello stesso senso (in genere nelle interlinee del primo), o in senso trasversale al primo. Nel caso specifico il nostro codice aveva subito questo trattamento dal monaco amanuense Johannes Myronasche che, nel 1229, dopo aver eliminato il testo del genio siracusano, vi aveva trascritto alcune preghiere ed esorcismi.

Ai fini del nostro racconto è utile riavvolgere ulteriormente il nastro della storia e cercare di seguire le tracce del Codice C dalla sua stesura al ritrovamento, da Costantinopoli fino a Baltimora, dov’è arrivato dopo mille peripezie.

Copiato probabilmente da un codice più antico, tra il IX e il X secolo, da un anonimo amanuense bizantino, si salvò miracolosamente insieme ai codici A e B da una delle più grandi calamità che colpirono la città sorta sulle rive del Bosforo: il saccheggio perpetrato nell’aprile del 1204 dai crociati diretti in Terrasanta.

Da Costantinopoli il manoscritto fu portato a Gerusalemme nella seconda metà del XIII secolo, dove come già detto, fu trasformato in un libro di preghiere; da li arrivò poi nel monastero di San Saba nel deserto della Giudea, dove rimase non si sa per quanto tempo.

Nel 1846 il codice riapparve nella Biblioteca del Santo Sepolcro di Costantinopoli: il Metochion.
In quell’anno lo studioso Konsatin von Tischendorf lo rinvenne, riconoscendolo come un’opera matematica greca, senza però capire che si trattasse di Archimede. Il filologo tedesco ne asportò un foglio portandolo con se a Cambridge, dove si trova ancora oggi.

Riconobbe invece il prezioso contenuto presente nel manoscritto il Professor Heiberg di Copenaghen che, nel 1906, riuscì ad individuare nel testo eraso e sovrascritto del palinsesto il dialetto dorico usato Archimede.

Ma le peripezie del Codice C non erano ancora finite, dall’Asia Minore si passa in Europa. A causa delle turbolenze che caratterizzarono la Turchia alla fine del primo conflitto mondiale, molti manoscritti furono trasferiti dal Metochion di Costantinopoli alla biblioteca nazionale di Atene.

Il Codice C, che non giunse mai nella capitale greca, scomparve - probabilmente trafugato e venduto - per riapparire negli anni ’30 a Parigi, nelle mani di del celebre antiquario ebreo Samuel Guerson, che l’aveva acquistato dall’armeno Dikran Kelekian, uno dei più famosi commercianti d’arte del XX secolo.

Quando nel 1940 i nazisti entrarono a Parigi, Guerson si trovò in difficoltà e tentò di fuggire. Tutti i suoi beni erano però già stati sequestrati. Gli era rimasto solo il palinsesto. Propose quindi al suo amico Marie Luis Sirieix di acquistarlo e, per convincerlo del valore del manoscritto, realizzò, alcune false miniature raffiguranti immagini sacre. Sirieix comprò il libro e Guerson riuscì a fuggire. Con ogni probabilità il manoscritto restò nascosto in una cantina umida per decenni fino a quando Anne Sirieix, figlia di Marie Louis, tentò di farlo restaurare, cosa che provocò ulteriori danni.

Si arriva così al recente passato e all’asta di New York. Dalla fine del secolo scorso il Codice C è stato sottoposto ad un lungo lavoro di restauro e recupero, le indagini ancora in corso hanno portato ad altre importanti scoperte. Grazie all’uso di tecniche moderne di rilevazione non solo è stato possibile riportare alla luce l’opera di Archimede ma anche parti di altre opere antiche: dieci fogli conservano alcuni scritti Iperide, oratore ateniese del IV secolo a. C., sei fogli contengono un commento alle Categorie di Aristotele. Le sorprese che il Codice C ci ha riservato potrebbero non essere ancora terminate.

http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2019/01/21/news/il_codice_c_il_palinsesto_di_archimede-4264340/

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Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
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