Scoperta sulla Luna la roccia più antica della Terra?

I tecnici Linda Tyler (a sinistra), Nancy L. Trent (al centro), e Sandra Richards osservano attraverso il vetro una roccia lunare delle dimensioni di un pallone da basket, tecnicamente denominata 14321, prelevata dalla Luna durante la missione Apollo 14. Fotografia della NASA.
Raccolta sul satellite della Terra dagli astronauti della missione Apollo 14, secondo i ricercatori la roccia si sarebbe però formata all’interno della crosta terrestre, per poi essere scagliata sulla Luna in seguito all’impatto di un meteorite

Gli scienziati potrebbero aver scoperto sulla Luna la roccia terrestre intatta più antica mai rinvenuta. Uno studio pubblicato giovedì 24 gennaio su Earth and Planetary Science Letters dimostra che una delle rocce raccolte dagli astronauti della missione Apollo 14 nel 1971 contiene un frammento dell'antica crosta terrestre, risalente a più di 4 miliardi di anni fa.

È possibile che tale frammento si sia formato in una particolare sacca di magma ricca d'acqua nelle profondità dell'antica Luna. Ma gli autori dello studio sostengono che sia più probabile che la roccia si sia formata all'interno della crosta terrestre e sia stata poi scagliata sulla Luna in conseguenza di uno dei tanti impatti meteorici che hanno interessato l'antica Terra.

Se così fosse, il frammento rappresenterebbe una delle più antiche rocce terrestri mai rinvenute. I minerali più antichi trovati sulla Terra provengono dalle Jack Hills, una catena collinare dell'Australia occidentale, e risalgono fino a 4,4 miliardi di anni fa. Non c'è accordo, però, sulla validità di queste datazioni; inoltre, pur assumendo che i minerali siano davvero così antichi, si tratterebbe comunque di detriti lasciati da rocce che si sono disintegrate molto tempo fa. Al contrario, il frammento raccolto da Apollo 14 si è preservato molto bene.

"Tecnicamente si tratta di una roccia, mentre i minerali trovati nelle Jack Hills sono da considerare cristalli singoli", precisa Jeremy Bellucci, ricercatore presso lo Swedish Museum of Natural History, primo autore dello studio.

Questa scoperta si aggiunge all'eredità scientifica decennale lasciata dalle missioni Apollo e rafforza l'idea che sulla Luna si trovi il principale "archivio" del sistema solare. Poiché la Luna è così antica, priva di atmosfera e geologicamente inattiva, la sua superficie registra la storia degli impatti avvenuti ai primordi del sistema solare, molto probabilmente anche quella dei detriti da impatto scagliati sulla Luna provenienti da altri pianeti. Si ipotizza che fino allo 0,5 percento di rocce presenti sulla superficie lunare si sia formato sul nostro Pianeta e che probabilmente anche frammenti di rocce di altri pianeti, come Venere e Marte, siano disseminati sulla Luna.

Ma se venisse confermata la provenienza terrena della roccia raccolta dall'Apollo 14, si tratterebbe della prima roccia di questo genere prelevata dalla Luna e studiata scientificamente.

"Se è davvero così, allora siamo di fronte a una scoperta affascinante", afferma Cornelia Rasmussen, ricercatrice all'Università del Texas ad Austin, che studia la chimica dei crateri da impatto sulla Terra. "Sulla Terra attualmente non abbiamo reperti di rocce risalenti a questo periodo, il che significa che questo ritrovamento ci offre la possibilità di dare uno sguardo a un'epoca che non potremmo altrimenti esplorare".

Nelle profondità della Terra

Recuperata il 6 febbraio del 1971 da Alan Shepard, l'astronauta a capo della missione Apollo 14, la roccia nella quale è incastonato il frammento di roccia che si ipotizza provenga dalla Terra - nota tecnicamente con il nome di 14321 - è fra le più grandi che la missione Apollo abbia mai riportato dalla Luna.

La roccia, della grandezza di un pallone da basket, pesa circa nove chilogrammi. Si tratta, nello specifico, di una breccia, una roccia sedimentaria composta da numerosi frammenti di diversi tipi di rocce più antiche. L'impatto che ha dato origine al Mare Imbrium, un cratere lunare che visto dalla Terra appare come una grande macchia scura nel quadrante nord-occidentale della Luna, ha probabilmente dato vita a questa roccia più grande, che è stata poi scagliata sul sito di atterraggio dell'Apollo 14.

La maggior parte dei suoi componenti, chiamati clasti, sono di colore scuro. Ma un frammento si distingue per la sua particolare brillantezza e ha l'aspetto simile a quello dei graniti che si trovano sulla Terra. Per scoprire da dove provenisse, il gruppo di studiosi guidati da Bellucci ha effettuato nuovamente il campionamento della roccia, concentrandosi sui minerali presenti al suo interno, gli zirconi.

"Lo zircone è un minerale incredibilmente resistente, robusto e durevole", afferma David Kring, scienziato senior del Lunar and Planetary Institute di Houston, Texas, fra gli autori dello studio. "Dunque, se si è alla ricerca di una testimonianza dei più antichi processi geologici, lo zircone può essere di grande aiuto".

Quando il gruppo di ricerca ha analizzato gli zirconi e il quarzo circostante, è emerso che lo strano masso si era formato in condizioni che sarebbe stato davvero strano ritrovare sulla Luna in quel periodo. Per esempio, gli studiosi hanno scoperto che gli zirconi in questione si sono formati in magmi molto più freddi e ricchi di ossigeno rispetto a quelli che solitamente caratterizzano la Luna.

Inoltre, la roccia sembra essersi formata a pressioni che sulla Luna si trovano solo a più di 160 chilometri sotto la sua superficie. Ma l'impatto che i geologi ritengono abbia generato la roccia 14321 ha probabilmente dato origine a un cratere profondo circa 72 chilometri. Se il clasto si è formato a tali profondità, come ha fatto poi a riemergere in superficie?

I ricercatori si sono presto resi conto che le enigmatiche proprietà della roccia acquisivano perfettamente senso ipotizzando che questa si fosse originata sulla Terra. A circa 19 chilometri sotto la superficie terrestre, infatti, i magmi sono caratterizzati da temperatura, pressione e livelli di ossigeno simili a quelli che hanno dato origine al misterioso detrito. Quando Bellucci ha tracciato un grafico per confrontare gli zirconi terrestri con quelli lunari, le somiglianze sono diventate chiare.

"Il grafico evidenziava le caratteristiche tipiche del contesto terrestre, e subito ho pensato: è fantastico!", racconta Bellucci. "Poi ha cominciato a nevicare".

Alla ricerca di altri campioni

Studi futuri sui campioni di roccia potrebbero confermare l'interpretazione di Bellucci. È, inoltre, possibile che rocce lunari presenti sulla Terra contengano particelle di antiche rocce terrestri.

"Sono certo che troveremo altri campioni, e sono convinto che ciò fungerà da stimolo per la prosecuzione delle ricerche da parte di altri membri della comunità scientifica", afferma Kring.

Il punto di partenza potrebbero essere i nuovi campioni di roccia provenienti dalla Luna, che potrebbero essere presto disponibili. Per esempio, ci si aspetta che la missione cinese Chang'e 5 sulla Luna restituisca dei campioni di rocce. Ma per adesso, ciò su cui ci si può basare è soltanto il materiale proveniente dalla missione Apollo. Sebbene i legislatori statunitensi abbiano raggiunto un accordo per finanziare temporaneamente il governo degli Stati Uniti, lo shutdown americano - l'attuale blocco delle attività amministrative del governo federale - ha mandato in subbuglio la vita di molti scienziati, inclusa quella degli autori dello studio.

La sera di giovedì 24 gennaio, il giorno in cui è stato pubblicato lo studio, Kring ha dichiarato: "Il mio istituto chiuderà i battenti al termine della giornata di domani. Al momento non siamo dunque in grado di portare avanti ulteriori studi scientifici in merito a questa scoperta".

http://www.nationalgeographic.it/scienza/spazio/2019/01/29/news/scoperta_sulla_luna_la_roccia_piu_antica_della_terra_-4273800/

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