Piombo e antimonio: nel ghiaccio alpino lo smog dei Romani


Il ghiacciaio del Dôme dove è stata estratta la carota di ghiaccio che ha permesso di stabilire il grado di inquinamento provocato dalle attività estrattive degli Antichi Romani. Fotografia di Denoel - via ©Wikicommons

I due metalli pesanti, rilevati sul ghiacciaio del Dôme, sono stati emessi nell'atmosfera soprattutto durante l'epoca repubblicana e imperiale: i periodi in cui si coniarono più monete per sostenere l'economia

Anche ai tempi dei romani c'era un problema con l'inquinamento: vivere vicino a un impianto di estrazione o di fonditura voleva dire respirare una brutta aria. Una ricerca condotta da un team internazionale, coordinato da scienziati dell'Institut des Géosciences de l'Environnement di Grenoble (Cnrs) e pubblicata su Geophysical Research Letters, ha rilevato alti livelli di inquinamento da piombo e antimonio soprattutto in due periodi: tra il 350 e il 100 avanti Cristo - durante la Roma repubblicana - e tra l'anno 0 e il 200 dopo Cristo, cioè in piena epoca imperiale.

Sono i periodi in cui i Romani hanno concentrato la produzione di monete che sono circolate per mezza Europa, nord Africa e Asia minore. Il ciclo partiva in miniera, dove si estraeva il materiale grezzo, (che conteneva anche argento), per ottenere il piombo necessario per forgiare il denaro metallico. La maggior parte delle miniere si trovava nell'attuale Spagna centro-meridionale, ma i centri più vicini all'arco alpino erano quelli situati nella Francia meridionale e sui Pirenei.

Per misurare le condizioni dell'atmosfera di oltre due millenni fa i ricercatori hanno avuto nel ghiaccio il miglior alleato possibile. La chiave di volta è stata trovata nel ghiacciaio del Dôme, sul versante francese del massiccio del Monte Bianco.

Qui una "carota" è stata estratta, datata al carbonio 14 e analizzata. "I ghiacciai situati in aree industrializzate, come nel caso delle Alpi, sono molto utili per studiare l'inquinamento in epoche passate proveniente dai paesi limitrofi", spiega a National Geographic in una email Michel Legrand del Cnrs. "Già nel ghiaccio della Groenlandia era stato trovato un collegamento con l'attività estrattiva dei romani. Il problema è che la Groenlandia era troppo distante dalla fonte delle emissioni, per cui non è stato possibile misurare con precisione la concentrazione di piombo che c'era all'epoca". Da qui l'idea di estrarre il ghiaccio alpino.

Gli autori dello studio hanno messo a confronto i livelli di inquinamento di duemila anni fa con quelli registrati in Europa tra il 1950 e il 1985, gli anni in cui si è registrato il picco di automobili alimentate con benzina a piombo. Il risultato? Se ai tempi dei Romani i livelli di piombo nell'atmosfera erano superiori di 10 volte a quelli naturali, nella seconda metà del secolo scorso lo sono stati di 50-100 volte. "I Romani inquinavano da cinque a dieci volte meno rispetto all'uomo del Ventesimo secolo, ma la differenza è che nell'antichità questo inquinamento è durato per diversi secoli, mentre nel secolo scorso solo tre decenni", aggiunge Legrand, secondo il quale le popolazioni che vivevano nei pressi degli impianti di fonditura e di estrazione sono stati esposti ad alti livelli di inquinamento "come accadde agli abitanti dei centri urbani di tutta Europa negli anni '70".

http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2019/05/13/news/piombo_e_antimonio_nel_ghiaccio_alpino_lo_smog_dei_romani-4404798/

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