I Segreti dell’Immortalità per gli egizi



Iniziamo a svelare i segreti dell’immortalità sumeri leggendo i versi rivelatori dell’Epopea di, il ciclo epico sumero, scritto in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, risalente a circa 4500 anni fa, riporta le gesta di Gilgamesh, re sumero di Uruk, nipote di Enmerkar e figlio di Lugalbanda. Nel frammento della seconda parte dell’epopea di Gilgamesh, Utnapishtim dice a Gilgamesch (fonte; Epopea di Gilgamesh, Mario Pincherle, Filelfo):

”Sei, come me, immortale, e lo sai bene. Non hai bisogno di trovare la Vita Eterna. E’ già tua, la possiedi. Hai già scoperto di essere un Dio perché sai tutto. Tu sei qui per capire quale assurdo miraggio del pensiero ha spinto l’uomo, eterno come noi, a ritenersi effimero e mortale…”.
GILGAMESH: “E’ così, padre mio! Tu solo mi puoi dire da dove nasce questo errore e come può essere annullato. […]“…………………………
UTNAPISHTIM: “Ti voglio rivelare come, dal nulla, è nato questo errore. Tu sai che il nulla non esiste e nulla è eterno sulla terra. Ogni città, ogni casa in polvere si perde, nei millenni. Ogni fatto finisce. Ogni contratto ha un termine preciso. Ma il verme, rinchiuso nel suo bozzolo di seta, quando esce, rinasce in colorata farfalla che felice si espande nella verità del sole. La morte è solo un sonno, e dentro il sonno, il sogno di una morte dipinta: chi è nato, vivo resta, anche se dorme una notte o un millennio. Il corpo che non serve si tramuta in farfalla. Nel fare ciò in me e in te, figliolo, il vuoto di coscienza si è annullato. […]Noi due sappiamo: siamo eterni, ma gli altri non lo sanno. Tu vuoi che tutti sappiano annullare il vuoto di coscienza. Vuoi che la Morte non esista perché sai che non è nel Creato.”………………………………………….
UTNAPISHTIM (Rivolgendosi a Gilgamesh): ”[…] Come è nato l’errore ? Tenta la prova: il segreto è nel sonno. Tu non hai che da vincere l’inganno del sonno sette notti e sei giorni, allacciando tutti i fili del ‘prima’ a quei fili spezzati che ti ritrovi, interroganti, intorno, dopo il risveglio”.A questo punto Gilgamesh si addormenta mentre Utnapishtim stava per finire il suo discorso……………………………..
UTNAPISHTIM: “[…] Vuole che l’uomo scopra il gran segreto della vita eterna e lui non sa resistere ad un breve, piccolo sonno! Ecco l’errore umano: è il sonno che li inganna e li fa ingannatori. Quando si sveglierà, se tu gli parli, ti negherà di aver dormito.” A questo punto Utnapishtim chiede alla sua sposa di cuocere ogni giorno una pagnotta di pane e di porla vicino al capo di Gilgamesh. Le pagnotte di pane diverranno dure e secche giorno dopo giorno… in questo modo Gilgamesh, al suo risveglio, potrà constatare la durata del suo sonno. Dopo alcuni giorni, Gilgamesh venne svegliato, alzò la testa, vide le pagnotte di pane secche ed ammuffite ed allora si rese conto di aver dormito per sei giorni e sette notti………………………………………………………………
UTNAPISHTIM: “[…] La Morte è un lungo sonno ed il sonno notturno è morte breve, e questo sonno così breve, un tempo ingannava gli umani che, al risveglio, non pensavano più d’esser gli stessi del giorno precedente. […] Io, tu siamo sempre esistiti. Chi è vivo, vivo resta. Tu ti disfi del corpo che non serve, come un serpente butta la sua pelle, e ne indossi uno nuovo. Nel fare ciò, se annulli il vuoto di coscienza la Morte è vinta…”.“Sembra che annullare il vuoto di Coscienza”, cioè “Essere svegli quando si dorme”; attraverso il controllo del proprio Io con la facoltà del “viaggio Astrale” noi saremmo capaci di lasciare indietro il nostro corpo terreno per fonderci nuovamente con il cosmo, questa fusione stabile e perfetta di energia cosmica porterà ad una fine, ma soprattutto ad un nuovo inizio così la morte sarà vinta. Compreso questo diviene logico capire che è proprio nel sonno che l’uomo è debole e li è più facile tentare di rubargli “L’anima eterna” o “la “forza vitale” che nemmeno sa di possedere. Non a caso l’Oracolo di Delfi un tempo diceva: “Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli Arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh! Uomo conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei”.

l’eroe Gilgamesh ci conferma che tutti gli uomini non sono uguali, infatti, è così diverso dagli altri uomini, con i quali non riesce neppure a costruire una relazione alla pari, ha finalmente trovato uno spirito affine, qualcuno capace di condividere la sua condizione straordinaria, e diventa amico di Enkidu, I due, ormai invincibili, iniziano a compiere imprese grandiose, sconfiggendo mostri e arrivando a sfidare perfino il potere gli dèi, che proprio per questo decidono di mettere definitivamente fine alla tracotanza di Gilgamesh.

Per farlo, però, fanno morire Enkidu, cosa che avviene dopo una breve e straziante malattia. Grazie a quest’evento, gli dèi fanno scattare in Gilgamesh un pensiero nuovo: prima dell’arrivo di Enkidu, Gilgamesh non aveva una vera e propria coscienza di sé perché nessuno sulla terra era come lui. Ora, però, vedendo la morte del suo simile, vede la morte in se stesso: è finalmente diventato mortale, è tornato umano; e la cosa lo sconvolge. Parte allora alla ricerca di Utanapishtim, l’unico uomo al quale gli dèi fecero il dono dell’immortalità, per tentare di sfuggire alla sua condizione. Un modo per non morire in effetti esiste: raccogliere una pianta che sta in fondo al mare. Una volta mangiatala, il re di Uruk potrà ottenere la vita eterna. Gilgamesh con gran difficoltà la raccoglie e sfinito si addormenta sulla riva di un ruscello. Quando si risveglia, però, si accorge che la pianta è stata mangiata da un serpente, che infatti ha cambiato pelle. L’eroe deve dunque arrendersi, come ogni uomo, morirà. Sarà Enkidu, in un ultimo tragico dialogo dall’oltretomba, a spingerlo verso una vita più piena e più giusta, sia nei confronti dei concittadini, dedicandosi al buon governo di Uruk, sia verso le nuove generazioni, facendo molti figli. Come avrete notato in questa storia troviamo la consapevolezza che alcuni uomini sono semplici gusci vuoti ed altri invece hanno un anima che, guarda caso, anche qui è cercata dal serpente.

Non è un caso che ancora oggi alcuni studiosi di ipotetici “rapimenti alieni” sostengono che il quarto livello di abduction è il più profondo e ci parlano dell’anima, che sarebbe posseduta solo da alcuni esseri umani e sarebbe molto ambita dagli alieni, che invece ne sarebbero sprovvisti. Essi tenterebbero infatti con tutte le loro forze di rubarci l’anima, ma senza aver successo. Riporto qui di seguito un dialogo tra l’ipnotizzatore e l’addotto sotto ipnosi:

addotto: -“sono una luce della luce però non si vede, sono una matrice di punti di luce”

ipnotizzatore: -“L’uomo ha l’anima?”

addotto: -“No, siamo noi l’anima”

ipnotizzatore: -“Tutti gli uomini hanno l’anima?”

addotto: “No, solo alcuni, gli altri sono gusci vuoti”.

Detto ciò mi sovviene che nel 1945, a Nag Hammadi nell’Alto Egitto, nei dintorni di Khenoboskhion vicino al monastero cristiano di Pacomio risalente al IV secolo, furono trovati interessanti rotoli in lingua copta, risalenti al II secolo, che contenevano i detti segreti di Gesù il Nazareno, vale a dire il misterioso Vangelo di San Tommaso, Filippo, Maria e altri scritti gnostici che rappresentano, forse, l’originaria tradizione essendo cristiana, in quanto concepiscono gli uomini, gli angeli ed il Padre; tre gradi di un’unica realtà divina dotata di proprie dinamiche. Tale scritto fu anch’esso una di quelle opere messe al bando dalla chiesa, ma già nel IV secolo d. C., e qualcuno chissà per quale motivo riuscì a salvarlo dalla distruzione nascondendolo, visto che il gnosticismo era la massima eresia per la Chiesa Cristiana del II e III sec d. C.. Tra gli scritti gnostici recuperati il noto “Vangelo delle tre nature” è uno dei più curiosi, vista la suddivisione che fa dell’umanità divisa, per l’appunto, in tre nature: Pneumatici da neuma cioè spirito, “sensibili per l’appunto allo spirito”, Psichici da psiche, cioè anima, “uomini di fede bisognosi di aiuto”, e Ilici da hile cioè materia, “senza sensibilità e legati per l’appunto alla materia”; che probabilmente, sono i nostri “gusci vuoti” ravvisati dagli addotti.

Come nell’Epopea di Gilgamesh si cercava la pianta dell’immortalità anche gli antichi faraoni egiziani, ossessionati dalla morte andarono alla ricerca della “Pianta della Vita” che si trovava nel regno celeste di Ra, sulla “Stella Imperitura”. Questa pianta aveva la capacità di dare l’immortalità o vita eterna. Vari testi nelle tombe dei faraoni parlano di un luogo al di là di un lago, dopo un deserto e una catena di monti, sorvegliato a vista da vari dèi guardiani: era il Duat, una magica “dimora per salire alle stelle”, suddivisa in dodici parti, che si attraversava in dodici ore. Il nome e la localizzazione sono stati a lungo oggetto di discussione tra gli studiosi. Veniva rappresentata come una stella unita ad un falco o come una stella unita da un cerchio (stella a otto punte). Era concepita come un “Circolo degli Dei” completamente chiuso, alla cui estremità, vi era un’apertura verso il cielo, attraverso cui si poteva raggiungere la Stella Imperitura. A fatica il re doveva quindi raggiungere il “Luogo Nascosto” e attraversare labirinti sotterranei, finché non fosse riuscito a trovare un dio che portasse l’emblema dell’Albero della Vita e un altro dio che fosse il “Messaggero del Cielo“. Questi dèi gli avrebbero aperto i cancelli segreti e lo avrebbero condotto presso l’Occhio di Horus, una scala o nave Celeste su cui egli sarebbe salito al cielo. “La Bocca della Terra si apre per te.. la Porta Orientale del cielo è aperta per te”. Probabilmente questa cerimonia fosse il rituale “dell’Apertura della Bocca“, che portava alla “trasformazione”, la presa di coscienza del proprio essere immortale. Questi Dèi e semidei, avevano la facoltà di apportare la “consapevolezza di se” al grado voluto ed è così che fu creato l’omo sapiens.

L’immortalità per gli egizi ripercorre le stesse modalità sumere.
Nel libro dei morti troviamo scritto chiaramente degli dei venuti dal cielo e dell’loro utilizzo dell’acqua:“Râ ha inviato Thot affinché Osiride trionfi sui suoi nemici. Nel giorno della vestizione della mummia regale di Osiride Io mi trovo al fianco di Horus e faccio zampillare delle fonti di acqua per purificare l’Essere divino dal cuore arrestato”. C’è da chiedersi cosa significhi “purificare”, ma penso che sia facile capire che sia incentrato sul concetto di “Crescita evolutiva”, per l’appunto di “Trasformazione”. Come abbiamo visto i misteri di Iside e Osiride sono giunti a noi, trasformati continuamente secondo le idee del tempo, come un connubio di elementi magici divinatori egizi spesso impregnati dell’astronomia greca ellenica, portando, comunque in se, l’inequivocabile base del rito originario: la “Trasformazione”. Infatti il rito rimaneggiato vede le anime scendere dal mondo astrale e ivi ritornarvi. I faraoni giunsero a diventare perfino essi stessi “Stelle del cielo”, attraverso l’Osirificazione, cioè con l’identificazione con Osiride, il cui segno stellare era la costellazione di Orione, dove, secondo la l’odierna letteratura fantastica, pare, esista una specie alta di alieni grigi. Infatti, Graham Hancock nelle sue pubblicazioni e Robert Bauval durante alcune ricerche sul campo si accorsero che la disposizione delle Piramidi di Giza rappresentano proprio queste idee, e così andrebbero anche retrodatate visto che l’allineamento con la volta celeste si rifarebbe molto prima della data indicata da Erodoto. Infatti anche il grande storico egizio, Manetone (III sec. a.C.) afferma nei suoi resoconti, attinti dalle incisioni di Tohoth nei templi vicino a Tebe, che la grande Piramide non fu costruita dagli Egiziani. Addirittura una versione copta conservata nella Biblioteca Bodleiana di Oxford scritta dal copto da Abu’lHassan Ma’sudi, afferma che le due piramidi più grandi furono costruite 300 anni prima del diluvio dal re prediluviano Surid, che avrebbe sognato la caduta di un enorme asteroide; pensiero riconfermato da Abd Hokm, uno storiografo arabo (IX sec), che ha scritto a proposito delle piramidi: “La maggior parte degli storiografi è d’accordo nell’attribuire la costruzione delle piramidi a SaribIbn Salhouk, re egiziano, che visse tre secoli prima del Diluvio… essendosi svegliato pieno di paure, radunò i gran sacerdoti delle centotrenta province d’Egitto, guidati da Aclimone, e disse loro dei suoi presagi. I sacerdoti misurarono l’altezza delle stelle e predissero il Diluvio. Il re chiese.

“Colpirà anche il nostro paese?”. I sacerdoti risposero: “Sì, e lo distruggerà”. Ma poiché dovevano passare un certo numero di anni, il re dette ordine che nel frattempo si costruissero delle piramidi con dei sotterranei a volta, e li riempì di talismani, oggetti strani, ricchezze, tesori e molte altre cose: poi fece preparare nella piramide occidentale trenta tesorerie in cui ammassò ricchezze e utensili, proiettili fatti di pietre preziose, strumenti di ferro, modelli di navi in argilla, armi

che non arrugginivano e vetrerie che si piegavano senza rompersi.”

Ouspensky, discepolo del filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff, affermava, che il noto filosofo aveva avuto fra le mani una pergamena antichissima, di proprietà di un prete del Caucaso, che raffigurava “l’Egitto prima delle sabbie“. A proposito della Sfinge e delle Piramidi Gurdjieff affermava che erano state costruite dagli abitanti di Atlantide, e qui si riconferma la mia teoria su Atlantide, ma questa è un’altra storia. Secondo l’arabo Ibn Battuta (XIV secolo), la costruzione delle Grandi Piramidi risalirebbe proprio ad Ermete Trismegisto che le avrebbe costruite studiando gli spostamenti delle costellazioni che annunciavano, per l’appunto un diluvio e come si sospetta, Ermete Trismegisto è associabile a Thoth il governatore della “Casa della Vita”, il codificatore delle cerimonie segrete che trasformavano i morti in spiriti che decideva chi era degno di sopravvivere dopo la morte; ed a Enoch che presso gli Ebrei ci parla della caduta dei Vigilanti gli odierni nostri “Alieni”.



Antica medaglia di Ermete Trismegisto, il sole, la luna, 13.3 grammi, 30,33 millimetri .



Sopra una planimetria della “Casa della Vita” dal Papiro Salt 825 (Brit. Mus. 10051),e affianco il simbolo Per Ankh, della “Casa della Vita”. A sinistra un ufo individuato dalla navetta spaziale Endeavour durante la missione STS088, nel 1998. Questa immagine inizialmente tenuta nascosta è stata mostrata dalla Nasa solo dopo 11 anni, dalla NASA. Esiste anche un video recente, tratto da immagini della ISS che sembrerebbe mostrare un oggetto simile a questo ufo chiamato anche: “Cavaliere Nero”. Ci sono anche alcuni radioamatori che sostengono di aver intercettato segnali da questo misterioso oggetto.

Quello che ho intuito Io è l’incredibile somiglianza con il Simbolo al centro della “Casa della vita Egizia”. A Voi ogni commento, ma si potrebbe benissimo pensare che il simbolo egizio sia quella nave aliena, di quei “Creatori” che all’origine dei tempi discesero e interagirono con l’uomo primitivo. Boris de Rachewiltz ci ricorda che questo simbolo è tracciato sui blocchi della piramide sepolta di Sakkara, scoperta da Zakaria Goneim e attribuita al re Semer khet della III dinastia, ci porta a supporre che la sua esistenza risalga agli albori dell’Antico Impero egizio. Infatti da vari testi si evince l’esistenza di un’antica elite selezionata ed ibridata, che operava l’alta magia per il controllo delle forze cosmiche vitali ed ottenere la vittoria contro le forze delle tenebre oscure.

Queste formule magiche sono generalmente attribuite a Thoth e Horus i primi ideatori e creatori. Nel Papiro Leyda 347, Horo è definito: “Signore delle Parole, di rango esaltato nella Casa della Vita, un creatore nella biblioteca”.Il Papiro Salt 825 (Brit. Mus. 10051) contiene addirittura le regole per la realizzazione costruttiva della “Casa della Vita”.Il testo ci riferisce: “Circa la “Casa della Vita” essa deve essere in Abido. Composta di quattro corpi, quello interno sarà coperto di frasche. Il “Vivente” sarà Osiride mentre le mura saranno Iside, Neftis, Horo e Thoth. Questi sono i quattro lati. Geb (il dio della terra) sarà il suo pavimento e Nut (la dea del cielo) il suo soffitto. L’”Essere occultato in essa” sarà il Gran Dio. I quattro corpi esterni saranno in pietra e il pavimento in sabbia, mentre quattro porte si apriranno: una a sud, una a nord, una a ovest e una a est. Deve essere in luogo nascosto e spaziosa. Non deve essere né conosciuta né vista, ma il sole deve guardare i suoi misteri. Chi vi può entrare è il personale di Ra e gli scribi della “Casa della Vita”. Per quanto riguarda il personale stabile, il sacerdote “calvo” è Shu, lo sgozzatore è Horo che uccide i ribelli per suo padre Osiride, e lo scriba dei sacri libri è Thoth, lo stesso che deve recitare le glorificazioni rituali nel corso di ciascun giorno, non visto, non udito. Puri di bocca e riservati di corpo e di bocca, essi sono lontani da improvvisa morte. Nessun Asiatico dovrà entrare (nell’edificio) né dovrà vederlo… I libri che sono contenuti in esso sono le emanazioni di Ra e servono a mantenere in vita questo dio e a rovesciare i suoi nemici. Il personale stabile della “Casa della Vita” (è costituito) dai seguaci di Ra che proteggono suo figlio Osiride ogni giorno”.

Abbiamo quindi un Osiride “il Vivente”,figlio di Ra mentre altre versioni, vedi Plutarco, lo considera figlio di Geb e di Nut. Infatti, non a caso, un papiro del Museo del Cairo che contiene la qualifica di “Casa della Vita” mostra Osiride che risorge dal letto funebre affiancato da Iside e da Neftis, mentre sul capo, al posto delle corone, reca il disco solare e l’uomo. Il Papiro Salt 825 che tratta di un libro da farsi il ventesimo giorno del primo mese dell’Inondazione.

La prescrizione è la seguente: “Non devi divulgarlo. Chi lo divulga muore di morte improvvisa e di subitanea soffocazione. Devi tenertene assai lontano: attraverso di esso si vive o si muore. Deve essere letto solo da uno scriba del laboratorio il cui nome si trovi nella “Casa della Vita”. Posener sulla originale traduzione di Faulkner del Papiro Bremner-Rhind: ci riferisce“Questo è un libro segreto della “Casa della Vita” che nessun occhio (profano) deve vedere: il “Libro per rovesciare Apep”(il serpente). Le formule in questione dovevano essere lette da un sacerdote appartenente al personale “stabile” della “Casa della Vita” e, con tutta probabilità, da quello che incarnava Horo, “lo sgozzatore che uccide i ribelli per suo padre Osiride”.A fianco della teurgia, il personale della “Casa della Vita” praticava la magia naturale, quella destinata cioè ad assistere le persone nelle varie circostanze della vita. Così nel Papiro Magico Harris è contenuto un incantesimo da pronunciarsi sopra un uovo di argilla da gettarsi nella acque del Nilo onde essere assicurati contro ogni pericolo. Il testo specifica :

“La prima formula di tutti gli incantesimi per l’acqua, riguardo alla quale i Capi hanno stabilito: Non aprire il tuo cuore su ciò ad alcuno straniero. E’ un vero segreto della “Casa della Vita” “.Una stele di Hawara, riferendosi al defunto, precisa: “… il tuo nome sarà pronunciato dal personale della “Casa della Vita” mentre leggeranno le glorificazioni”, ed un papiro aggiunge: “il tuo cibo si concreta nella biblioteca, le tue provvigioni entrano in essere nella “Casa della Vita”.

Le offerte funerarie erano considerate essenziali per la sopravvivenza del Kàche di esse si alimentava sul piano iperfisico, mentre la sopravvivenza del nome era la conditio sine qua non per il mantenimento della propria individualità nell’oltretomba. Mura tombali e papiri funerari venivano iscritti con le formule dei libri sacri ed anche in questa funzione primeggiavano i maghi della “Casa della Vita”. La stele Louvre C.232 così si esprime:

“O voi tutti sacerdoti che penetrate nelle parole del dio e siete abili nelle scritture, voi che siete stati illuminati nella “Casa della Vita” e avete scoperto le vie degli dèi, voi che siete penetrati negli archivi della biblioteca, che siete abili nei lavori degli Antenati, che comprendete l’essenza di ciò che è scritto sui muri, voi che iscrivete le tombe e che interpretate i misteri…”.

Dietro tutto ciò, non mi stancherò mai di ripeterlo, a mio parere, si cela il rito di “Giustificazione” dove il “Giustificato” è colui che ha la sua Anima, non era uno dei “gusci vuoti” per i quali occorreva una ritualità per richiamare l’anima che avveniva inizialmente nei luoghi come l’Osireion e poi nelle Piramidi le cui pietre di coronamento rappresentavano, per l’appunto, la parte animica che con un’apposita ritualità veniva richiamata o trasferita e inserita nel “guscio vuoto” per l’opportuna “Giustificazione”. Ma detto ciò, a mio parere “i misteri della Casa della vita” li ritroviamo anche in India ed in Tibet dove si ergono edifici, guarda caso, uguali alla Casa della vita egizia, legati, in questo caso, al mistero di Schamballah la città dei tre livelli, il cui mitico palazzo sarebbe, per l’appunto, un edificio quadrato a nove livelli, fornito di quattro porte orientate verso i quattro punti cardinali, dove sono, a un livello gradatamente sempre più alto, altri edifici quadrati forniti anch’essi di quattro porte.

Nel monastero di Ki, o il Palazzo di Chakrashamvara, che sovrasta la valle dello Spiti, dove si celebra l’iniziazione dal Dalai Lama, ad esempio, la costruzione segue questo stesso schema di costruzione dove la parte più a alta è senza porte ed ospita la meditazione sul Mandala e sulle sue figure e nel giorno dell’iniziazione, appare in cielo l’arcobaleno circolare attorno al sole.

A sentire l’interpretazione data a queste iniziazioni ed insegnamenti, sembra che si ricolleghino al nostro “centro”, per proteggerci cosa che avviene anche con i metodi di protezione dalle abuction.

Poi il Tibet come l’Antartide in tempi antichi forse erano la base di appoggio per l’insediamento di razze aliene o antidiluviane, e che lo siano tuttora, non è poi così assurdo. Il fatto che il capitano Byrd trovò ed entrò in contatto con una di esse agli inizi del Novecento, potrebbe esserne una conferma. Forse queste basi sono la stessa Scamballah, Agarthi o la famosa Shangri Là.

Ma del resto, che l’Egitto fosse lo “specchio del cielo”, lo si sapeva già prima di Bauval, tutto torna; Ermete Trismegisto nella sua “Apocalisse” ci riferisce: “Non sai , o Asclepio, che l’Egitto è l’immagine del Cielo, proiezione, qui nel profondo, di tutto l’ordinamento celeste? Tuttavia, sappilo, tempo verrà nel quale saranno reputati vani tutti i culti praticati, con tanta fede, dagli Egiziani ai loro dei e tutte le loro sante invocazioni saranno considerate sterili e prive di senso. La Divinità lascerà la terra per risalire in cielo, abbandonando l’Egitto Sua antica dimora, che rimarrà privo di religione, orbato dalla presenza degli dei…. Allora, questa terra consacrata da tanti santuari e templi, apparirà ricoperta di tombe e di morti. Oh, Egitto, Egitto! Della tua religione altro non rimarrà che un fiabesco racconto, al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola testimonianza della tua fede, mute parole incise sulla pietra!….”.

Quindi pare che ogni Era terrestre si dimentichi delle proprie origini e sia destinata a perire a dissolversi nel nulla per ripresentarsi con un nuovo simile inizio in nuova veste per le dinamiche “dell’Esistenza”.

Quello che fino ad un certo punto era riservato solo ad una specifica elite più tardi, con la nuova concezione filosofica, si estendeva a tutti gli iniziati. La mummificazione non era più necessaria, ma le formule magiche continuavano lo stesso. I misti erano degli iniziati di un rito rivolto ad Iside, secondo quanto dice Apuleio nel suo romanzo “Le metamorfosi”, che sant’Agostino rinominò, per l’appunto:“l’Asino d’Oro”, in quanto il protagonista, Lucio, è definito un asino d’oro per la sua voglia di conoscere e sperimentare.

La prima fase dell’iniziazione consisteva in rigorose pratiche ascetiche rivolte a distaccare l’iniziando da tutto, spingendolo verso il distacco dell’atarassia. In questa fase venivano impartite molte istruzioni. Forti suggestioni potevano produrre sogni relativi alla dea Iside.

Nella seconda fase l’iniziando percorreva un itinerario simboleggiante l’ingresso nell’aldilà, la sua morte. Apuleio fa dire a Lucio:

“Guadagnai i confini della morte, misi il piede sulla soglia di Proserpina e tornai indietro, trascinato attraverso tutti gli elementi; nel cuore della notte vidi il Sole vibrare di luce radiosa, venni alla presenza degli dei inferi e degli dei celesti e li adorai da vicino”.

Dopo queste iniziazioni il miste veniva posto su di un piedistallo di legno di fronte alla statua di Iside, riceveva quindi un abito chiamato stola olimpiaca. Nella mano destra gli veniva messa una torcia accesa, segno del fuoco astrale e sulla testa gli veniva posta una corona di palme; è la simbolizzazione della divinizzazione. Alla dea venivano rivolte queste parole:

“Tu puoi districare i fili irrimediabilmente aggrovigliati del Fato. Tu puoi mitigare le tempeste della Fortuna e controllare le stelle lungo le rotte della loro malvagità. Gli dei del cielo ti adorano. Gli dei degli inferi s’inchinano davanti a te. Tu fai ruotare il globo (la volta celeste). Tu illumini il Sole. Tu governi lo spazio. Tu calpesti gli inferi. Le stelle si muovono ai tuoi ordini”. Pare che Iside, la dea maga egiziana, sia capace di dominare tutti gli dei, così come credevano i maghi di imbrigliare gli dei con le loro magie. Seguiva poi un banchetto.

La terza fase è rivolta a condurre all’identificazione con Osiride. In tal modo Iside agisce sul miste come agì su Osiride.

Le festività si avevano ai primi di Dicembre e duravano sette giorni, percorrendo le vicende del mito.

1° giorno: difesa di Osiride dalle insidie di Seth.

2° giorno: la morte di Osiride.

3° giorno: il dolore di Iside partecipato dai misti

4° giorno: notte di veglia. Si svolgeva una veglia di lamentazioni. Con tutta probabilità la notizia dello scrittore cristiano Firmico Materno (inizio IV-350 d.C.), che parla di una lamentazione notturna davanti ad una statua distesa su di un catafalco, si riferisce ad Osiride.

5° giorno: la ricomposizione e rivitalizzazione del cadavere di Osiride. Venivano accese delle luci e un sacerdote esclamava: “Fatevi coraggio, iniziati, il dio è salvo e voi sarete salvati dalle vostre sofferenze”. Il che vuol dire che saranno protetti da Iside, che come salvò Osiride, salverà dalle forze oscure e avverse del Fato gli iniziati.

6° giorno: offerte all’altare di Osiride. Venivano accese delle luci e un sacerdote esclamava: “Fatevi coraggio, iniziati, il dio è salvo e voi sarete salvati dalle vostre sofferenze”. Il che vuol dire che saranno protetti dalle forze oscure del Fato, che daranno loro impedimenti e sofferenze.

7° giorno: innalzamento del djed, un amuleto magico che significava la stabilità della vita immortale.

Anche nel Libro IV delle metamorfosi si evince che Lucio asino cerca invano delle rose. Ma i ladroni lo conducono nel loro rifugio sulle montagne, dove le rose non crescono; sopraggiungono ben presto altri componenti della banda. I briganti raccontano le prodezze di tre loro compagni morti: Làmaco, Álcimo e Trasileòne. Il giorno seguente viene portata al rifugio una bella e giovane prigioniera, Càrite, che è stata rapita con la speranza di ricavarne un riscatto. Per lenire la sua angoscia, la vecchia custode del rifugio racconta una storia: quella di Amore e Psiche:

“C’era una volta un re che aveva tre figlie; la minore, Psiche, era di una tale bellezza che Venere stessa ne era invidiosa e nessun uomo osava chiederla in moglie. Un vaticinio di Apollo, espresso per l’occasione in latino (sic!), chiede che Psiche venga posta in cima ad una rupe, dove andrà sposa ad un orribile mostro. Fra le lacrime di tutta la popolazione, Psiche viene portata sul luogo del supplizio. Ma Zèfiro la solleva e la depone su un prato.”

Anche da questa storia si può evincere che viene salvata la “psiche dell’uomo” dall’amore del “divino” che ha visto speranza per l’umanità aiutandola ad evolvere e sopravvivere. Del resto il grande Trismegisto, il tre volte grande associato al dio Thoth ci dice:

“Ogni anima umana è immortale, o Asclepio, ma non tutte nella stessa maniera, bensì alcunein un certo modo e in un certo tempo, altre in un altro”“Allora non è vero, o Trismegisto, che tutte le anime siano della stessa qualità?”.“O Asclepio, come hai fatto presto a uscire dal retto sentiero del ragionamento! Non ti ho detto che tutto è uno e l’uno è tutto, in quanto tutte le cose erano nel creatore prima che le creasse? Non senza motivo egli è stato detto ‘tutto’, dato che il tutto è le sue membra. Durante tutta questa discussione,pertanto, fa’ attenzione a ricordarti di colui che, lui solo, è tutto e che è, sempre lui, il creato re del tutto.”

Quindi ecco, come affermato dagli addotti delle abduction, non tutti gli uomini hanno un anima immortale, alcuni sono in un dato momento solo “gusci vuoti” e mi sa che ce ne sonno tanti al mondo; ecco la necessità, per gli antichi egizi, del “Giudizio, o l’essere Giustificato” per accedere alla “Rinascita Regale” osiriaca, ossia scelto per evolvere o essere immortale, il cui simbolo era l’Ureus frontale del Re faraone e ciò avveniva attraverso le leggi rappresentate dal Caduceo, glifo simbolo del Dio unico che crea il molteplice.

La “Chiave del Tempio” che apre tutte le porte del “Tempio“ ed il suo Djed ivi custodito, il Microcosmo nel Macrocosmo, il Verbo divino nel corpo umano che risvegliato dona l’immortalità nella consapevolezza delle due energie Kà e Bà, attraverso i principi del Kybalion: il mentalismo, la corrispondenza, la vibrazione, la polarità, il ritmo, la causa effetto, ed il genere; si apre così, il Se superiore della consapevolezza della realtà, sull’illusione. Sarà chiaro anche il perché nel testo AUM, Principio fondamentale originario delle arti umane scritto da G. D’Amato nel 1913 libreria editrice di E. Spiotti, Genova a pag. 74, si riportano le chiare parole dissepolte dai ruderi dell’antico Egitto, le parole dello stesso Ierofante egiziano con cui congedava l’adepto vittorioso delle terribili prove iniziatiche a cui era stato assoggettato:

“Gli uomini sono dei mortali e gli iddii sono degli uomini immortali. Felice è colui che capisce queste parole, poiché possiede allora la chiave di tutte le cose. Ricordati che la legge del Mistero ricopre la grande verità. La totale conoscenza non può essere rivelata se non ai nostri fratelli che hanno attraversato le nostre prove. Bisogna misurare la verità secondo le intelligenze; velarla ai deboli che renderebbe pazzi, nasconderla ai tristi che non saprebbero afferrarne se non dei frammenti per farne armi di distruzione. Rinchiudi nel tuo cuore la verità e che ella parli per mezzo delle opere tue. La scienza sarà la tua forza, la fede la tua spada e il silenzio la tua armatura infrangibile. ”

Apparirà chiaro l’appellativo dato alle divinità considerate, per l’appunto, “uomini immortali”.

https://www.nuovouniverso.it/i-segreti-dellimmortalita-per-gli-egizi-e-sumeri-in-una-ricerca-di-lucio-tarzariol/

Testo tratto dal libro di Lucio Tarzariol: La Spiritualità Egizia: https://www.lafeltrinelli.it/ebook/lucio-tarzariol/spiritualita-egizia/9788834179529?awaid=9507&gclid=Cj0KCQjws536BRDTARIsANeUZ58Z0Z_ryEwpWLEgUj4HVpzMov1ZHF6zmraozX6ddkz6N

About Mondotemporeale

Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
{[['']]}
    Blogger Comment
    Facebook Comment

0 commenti:

Posta un commento