Talebani

I talebani, o talibani, sono un'organizzazione terroristica afghana, a ideologia fondamentalista islamica, presente in Afghanistan e nel confinante Pakistan. Dal 15 agosto 2021 sono al potere in Afghanistan.

Il termine "talebani" è lo stesso usato per indicare gli studenti delle scuole coraniche in area iranica, incaricati della prima alfabetizzazione, basata su testi sacri islamici.


Sviluppatisi come movimento politico e militare per la difesa dell'Afghanistan nella guerriglia successiva al crollo del protettorato sovietico, i talebani sono noti per essersi fatti portatori dell'ideale politico-religioso che vorrebbe recuperare tutto il portato culturale, sociale, giuridico ed economico dell'Islam per costituire un Emirato. Dopo una sanguinosa guerra civile che li ha visti prevalere su tagiki e uzbeki, essi hanno governato su gran parte dell'Afghanistan (escluse le regioni più a occidente e a settentrione) dal 1996 al 2001, ricevendo un riconoscimento diplomatico solo da parte di tre Stati: Emirati Arabi Uniti, Pakistan e Arabia Saudita.

I membri più influenti, tra cui il leader mullā Mohammed Omar, capo religioso del movimento, erano ʿulamāʾ (studiosi religiosi islamici). Ostili ad adattare la loro patria alle società occidentali, essi respinsero ogni tentativo di interpretazione che non fosse inquadrato nella più conservatrice tradizione spirituale e culturale del pensiero islamico, adottando un atteggiamento repressivo nei confronti degli oppositori.

Molti leader dei talebani facevano precedentemente parte di gruppi armati che hanno combattuto a fianco dei mujaheddin contro l'occupazione sovietica dell'Afghanistan degli anni '80. I mujaheddin erano sostenuti militarmente ed economicamente dagli Stati Uniti, scelta in linea con le logiche degli anni della Guerra Fredda oltre che dall'Iran e dall'Arabia Saudita. I sovietici invece sostenevano il traballante governo filosovietico insediatosi dopo il cruento Colpo di Stato ai danni dell'allora primo presidente della nazione, Mohammad Daoud Khan, nel 1978. La guerra vide le truppe sovietiche sfiancate da costanti atti di guerriglia da parte dei mujaheddin arroccati sui monti dell'Afghanistan. Il fronte antisovietico vedeva impegnati personaggi iconici come Ahmad Shah Massoud e altri tristemente noti come Osama Bin Laden Dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'URSS le truppe sovietiche si ritirarono dall'Afghanistan lasciando il Paese nel caos con i diversi comandanti mujaheddin in lotta tra loro per il potere. I talebani emersero come una forza armata in grado di portare il loro ordine in un paese devastato politicamente e socialmente, molti dei suoi membri avevano studiato in scuole religiose conservatrici in Afghanistan e oltre confine in Pakistan e si erano radunati attorno alla guida carismatica del Mullah Omar, un veterano della fazione dei mujaheddin definita Ḥarakat-i Inqilāb Islāmī (Movimento della Rivoluzione Islamica).

I talebani godettero di notevole sostegno soprattutto da parte degli afgani di etnia pashtun e dei Pakistani. Secondo Ahmed Rashid una ragione andrebbe individuata nell'appoggio che i talebani avevano fornito alla mafia pakistana degli autotrasportatori vessati dai precedenti numerosi posti di blocco sulle strade afgane. Finita la guerra con i sovietici, emissari pakistani si recarono in Afghanistan per riattivare i collegamenti automobilistici tra il Pakistan e le ex repubbliche sovietiche. Il tragitto tradizionale che attraversa l'Afghanistan a nord si rivelò impraticabile a causa della guerra civile e nessuna delle parti voleva che ai nemici giungessero soldi dai Pakistani. Così gli autotrasportatori versarono ai talebani, che controllavano il sud del paese, denaro e appoggi per poter transitare liberamente attraverso i territori da loro controllati. Gli Stati Uniti sperarono inizialmente che i talebani potessero spingere i signori della guerra a risolvere le loro divergenze e scelsero una politica di non intervento. Benché l'ideologia dei talebani fosse chiaramente radicale, diversi osservatori inizialmente considerarono la loro entrata all'interno di uno scenario estremamente frammentato a livello politico e militare come quello afghano come uno sviluppo unitario potenzialmente positivo.

Si narra che nella primavera del 1994, venendo a conoscenza del rapimento e dello stupro di due ragazzine a un posto di blocco dei signori della guerra nel villaggio di Sang Hesar, vicino a Kandahar, il mullā Muhammad ‘Omar armò trenta taleban e attaccatò la guarnigione, salvò le ragazze, sequestrando armi e munizioni e impiccando il comandante a una cisterna dell'acqua come monito. Dopo questo evento, la protezione di questi combattenti pii e religiosi venne sempre più richiesta dai contadini, afflitti dai persistenti soprusi dei signori della guerra, come dichiarerà il Mullah Omar in un'intervista «Combattevamo contro musulmani che avevano preso la via sbagliata. Come potevamo starcene tranquilli vedendo tanti crimini commessi contro le donne e la povera gente?».

A seguito di questo evento, Omar scappò nella vicina provincia del Belucistan, in Pakistan, dalla quale tornò nell'autunno del 1994, apparentemente con una milizia ben armata e ben finanziata di 1.500 talebani, che avrebbe fornito protezione a un convoglio pakistano che trasportava merci via terra in Turkmenistan. Comunque, molti rapporti suggeriscono che il convoglio fosse in realtà carico di combattenti pakistani che si fingevano talebani, e che i talebani avessero ottenuto un considerevole rifornimento di armamenti, usufruendo di addestramento militare e aiuti economici da parte dei Pakistani.

I talebani conseguirono rapide vittorie militari, conquistando il controllo di Kandahar, la città più grande dell'Afghanistan dopo Kabul. Dopo aver preso il potere a Kandahar e dintorni, attraverso una combinazione di vittorie militari e diplomatiche, i talebani attaccarono e infine sconfissero le forze di Ismāʿīl Khān (un signore della guerra) nell'ovest dell'Afghanistan, conquistando Herat il 5 settembre 1995. Nel marzo 1996 gli avversari dei talebani, il presidente afgano Burhanuddin Rabbani e Gulbuddin Hekmatyar, smisero di combattersi e formarono una nuova alleanza anti-talebana. Ma il 26 settembre abbandonarono Kabul e si ritirarono a nord, permettendo ai talebani di occupare la sede del governo e di fondare l'Emirato Islamico dell'Afghanistan. Il 27 settembre i talebani compirono l'esecuzione di Mohammad Najibullah, ultimo presidente della Repubblica Democratica dell'Afghanistan, e del fratello Shahpur Ahmadzi; dopo averli prelevati dall'edificio delle Nazioni Unite, dove erano rifugiati dal 1992 e senza incontrare resistenza da parte dei caschi blu, vennero mutilati, torturati e trascinati con una jeep attorno al palazzo presidenziale, Najibullah venne finito con un colpo di pistola alla testa mentre il fratello invece venne strangolato. Infine i due cadaveri vennero esposti nei pressi del palazzo dell'ONU a Kabul. I talebani dichiararono l'Afghanistan un emirato islamico e iniziarono ad imporre la loro interpretazione ultra-rigorosa della legge islamica. Eliminarono i numerosi dazi che erano richiesti dai vari signori della guerra e imposero la tregua richiamandosi ai valori dell'Islam. I talebani riuscirono a garantire una discreta stabilità all'Afghanistan e affrontarono la corruzione endemica del Paese, conquistando una certa popolarità iniziale. Risultarono quindi inizialmente ben tollerati da una popolazione stremata dalle continue guerre interne.

Il 20 maggio 1997, i due generali fratelli, Abdul Malik Pehlawan e Mohammed Pehlawan, si ribellarono al signore della guerra uzbeko Rashid Dostum e formarono un'alleanza con i talebani. Tre giorni dopo, Dostum abbandonò gran parte del suo esercito e fuggì dalla sua base a Mazar-i Sharif, riparando in Uzbekistan. Il 25 maggio le forze talebane, assieme a quelle dei generali ammutinati, entrarono nella indifesa Mazar-i Sharīf. Lo stesso giorno il Pakistan riconobbe i talebani come rappresentanti del governo dell'Afghanistan, seguito il giorno dopo dall'Arabia Saudita. Il 27 maggio scoppiarono feroci combattimenti di strada tra i talebani e le forze di Abdul Malik Pehlawan. I talebani, non abituati alla guerriglia urbana, vennero sconfitti pesantemente e a migliaia persero la vita in battaglia o nelle esecuzioni di massa che seguirono. L'8 agosto 1998, i talebani riconquistarono Mazar-i Sharif.

L'emirato venne riconosciuto a livello internazionale solo da Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. L'emirato controllava tutto l'Afghanistan ad eccezione di piccole regioni a nord-est che erano in mano alla cosiddetta Alleanza del Nord. Gran parte del resto del mondo e le Nazioni Unite continuarono a riconoscere Rabbani come legittimo capo di Stato dell'Afghanistan, anche se veniva generalmente riconosciuto che egli non aveva in realtà alcun potere sulla nazione. I talebani ricevettero aiuto dall'Arabia Saudita e dal Pakistan, comprendente supporto logistico ed umanitario, durante la loro ascesa al potere: un impegno che continuò anche nelle fasi successive. Si stima che 2 milioni di dollari annui provennero dalla principale organizzazione di beneficenza saudita, e vennero dedicati al sovvenzionamento di due università e di sei cliniche, e all'assistenza di 4.000 orfani. Il Re saudita Re Fahd inviò un carico annuale di doni. Le relazioni con l'Iran furono molto cattive a causa delle forti politiche anti-sciite dei sunniti talebani. Il regime talebano durò dal 1996 al 2001, anno dell'invasione dell'Afghanistan da parte degli Stati Uniti.


https://it.wikipedia.org/wiki/Talebani

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