La storia di Hiram Bingham, l'uomo che scoprì Machu Picchu

 

Ritratto di Hiram Bingham nel 1916

Foto: Pubblico dominio

Il 6 giugno 1956 moriva a Washington il famoso esploratore Hiram Bingham, che passò alla storia per aver scoperto Machu Picchu. Non tutti però credono che sia stato lui il primo ad arrivare alla leggendaria città inca: l'agricoltore peruviano Agustín Lizárraga vi aveva lasciato una traccia del suo passaggio alcuni anni prima

La curiosa storia di Hiram Bingham è piena d'incognite e contraddizioni. Alcuni lo ritengono il modello al quale si sarebbe ispirato il personaggio d'invenzione del famoso archeologo Indiana Jones ‒ anche se altri pensano si trattasse dell'archeologo Sylvanus Morley ‒, mentre secondo altri fu semplicemente un esploratore affascinato dalla cultura sudamericana che si prese il merito della scoperta di Machi Picchu, quando in realtà aveva raggiunto il sito nove anni dopo il suo vero scopritore, l'agricoltore peruviano Agustín Lizárraga.

Nato a Honolulu nelle Hawaii il 19 novembre 1875, Hiram Bingham era figlio e nipote dei primi missionari protestanti giunti all'arcipelago vulcanico del Pacifico. Una ferrea disciplina e un'educazione indirizzata a una vita da missionario resero l'infanzia di Bingham uno dei periodi più tristi della sua vita: arrivò perfino a rubare 250 dollari ai suoi per poter fuggire con un amico. Nel 1892 i genitori lo mandarono alla Phillips Academy di Andover, Massachusetts, e in seguito entrò all'Università di Yale. I risparmi familiari furono sufficienti a mantenere il giovane per un solo anno, poi fu obbligato a cercarsi una quantità di lavori, da aiutante di cucina a venditore porta a porta di libri e dolciumi, passando per insegnante di ripetizioni per i compagni più ricchi. Malgrado queste difficoltà, Bingham riuscì infine a laurearsi a Yale nel 1898.

Tornato a casa dai suoi Bingham svolse diversi lavori, ma non riusciva a sentirsi realizzato. La sua vita subì un grande cambiamento nel 1898, quando conobbe e s'innamorò perdutamente di Alfreda Mitchell, figlia di Alfred Mitchell e Annie Olivia Tiffany, a sua volta figlia ed ereditiera di Charles Tiffany, il fondatore della famosa gioielleria Tiffany & Company di New York. Nell'agosto 1899 Bingham s'iscrisse all'Università di Berkeley e nel 1905 ottenne un dottorato ad Harvard, dove lavorò come professore di storia.

Hiram Bingham in veste di esploratore in una foto del 1912

Foto: Roger Viollet / Cordon Press

Un matrimonio di classe

Nel 1900 Bingham sposò Alfreda, con cui ebbe sette figli e dalla quale avrebbe poi divorziato nel 1937. Questa unione permise a Bingham di entrare a far parte della classe dominante statunitense e di permettersi lussi dei quali in precedenza non aveva mai potuto godere. Tra il novembre 1906 e il maggio 1907 Bingham partì per la sua prima spedizione, accompagnato da Alexander H. Rice, un giovane dottore che aveva acquisito una certa fama come esploratore per aver viaggiato dalla città di Guayaquil al Rio Napo in Ecuador. L'idea di Bingham, che aveva già pubblicato diversi articoli accademici, era di scrivere una biografia di Simón Bolívar seguendo la strada che il liberatore aveva percorso tra Caracas e Bogotá, ma non vi riuscì.

Nel dicembre 1908 Bingham partecipò al primo Congresso scientifico panamericano svoltosi a Santiago in Cile, e durante il processo di coordinamento della delegazione nordamericana conobbe il presidente Theodore Roosevelt, con cui avrebbe mantenuto una salda amicizia fino alla sua morte. Concluso il congresso Bingham andò a Lima e di lì a Cusco, dove fu ricevuto con tutti gli onori dalle autorità peruviane, entusiaste all'idea che un delegato nordamericano che aveva assistito al congresso scientifico avesse intenzione di esplorare il Paese.

Per qualche tempo Bingham visitò Cusco e i dintorni e nel 1909 partì per proseguire le sue esplorazioni, che lo portarono ad Abancay, dove visitò il sito di rovine inca Choquequirao per espresso desiderio del prefetto Juan José Nuñez.

Alla ricerca di Vilcabamba

Bingham aveva tentato di far capire alle autorità peruviane che non era né uno scienziato né un esperto di cultura inca, ma le spiegazioni non gli valsero a nulla e fu costretto a partire, insieme a una gran carovana, verso le rovine di Choquequirao. In effetti Bingham non era un archeologo, e nei giorni trascorsi sul sito fece molte foto, misurò con attenzione i monumenti e descrisse l'ambiente nel modo più preciso che poté.

Sulle mura di Choquequirao poté leggere i nomi e le date dei primi esploratori giunti sul posto, scritti con carbone vegetale. Tra questi, Bingham annotò accuratamente quelli di Eugène de Sartiges, accompagnato dai peruviani José María Tejada e Marcelino León nel 1834; quelli di José Benigno Samanez, Juan Rivas Plata e Mariana Cisneros nel 1861… L'ultimo gruppo era quello di Bingham, composto dallo stesso prefetto Nuñez e dal tenente Cáceres. Conclusa la spedizione Bingham rimase molto deluso dall'assenza di tesori e tornò a Lima, da dove rientrò negli Stati Uniti.

Il punto di svolta per le esplorazioni di Hiram Bingham fu il 1910, quando un suo amico, Edward S. Harkness, lesse la bozza del libro sul suo ultimo viaggio. Rimase tanto colpito che gli suggerì di organizzare una nuova spedizione per trovare l'ultimo rifugio degli inca, la mitica Vilcabamba. Lo scoglio principale fu il finanziamento della spedizione: dopo molte porte chiuse, finirono per pagarlo sua moglie Alfreda, la National Geographic Society e l'Università di Yale.

Dopo quasi un anno di preparativi la spedizione partì per Cusco nel 1911. Bingham era addetto a raccogliere informazioni riguardo all'ultima capitale degli inca, e durante una notte di bagordi il viceprefetto di Cusco, che aveva bevuto più del solito, pronunciò la parola chiave per la scoperta che l'esploratore stava per compiere: "Huayna Picchu", il nome della montagna ai cui piedi si estendevano le rovine di Machu Picchu e dove secondo Bingham si trovava Vilcabamba.

Il 19 luglio 1911 la spedizione partì per la valle dell'Urubamba e il 23 luglio si accampò a Mandorpampa, un vasto altipiano vicino al giacimento che Bingham conosceva per averne sentito parlare dal rettore dell'Università Sant'Antonio Abate di Cusco, Albert A. Giesecke.


L'ingresso a Machu Picchu

Pensando di trovarsi alle porte di Vilcabamba, lunedì 24 luglio, sotto un'alba nuvolosa e bagnata da una pioggerella sottile, Bingham entrò nel complesso e si rese conto della sensazionalità della sua scoperta: una città con un'architettura e un'ingegneria spettacolari finora del tutto ignota al resto del mondo. Nel suo libro scrisse: «D'un tratto mi fermai davanti alle mura di una rovina e a case costruite secondo le più alte vette dell'arte inca. Le pareti erano difficili da vedere, perché gli alberi e il muschio ne avevano coperto le pietre da secoli. Ma all'ombra del bambù, scavalcando gli arbusti, si potevano vedere muri in blocchi di granito bianco, tagliato con altissima precisione. Trovai splendidi templi, palazzi reali, una grande piazza e migliaia di case. Mi sembrava di star sognando». Documentò tutto con le fotografie della sua Kodak A3, e durante la perlustrazione del sito poté leggere su una delle pareti del Tempio delle tre finestre un'iscrizione a carbone vegetale che riportava "Lizárraga" e un anno: 1902. Era la prova che molto prima di lui altre persone avevano vistato questo luogo.

Oltre alla controversia generata dalla "sua" scoperta, Bingham ricevette delle critiche anche per aver sottratto illegalmente 46.332 reperti archeologici che furono portati all'Università di Yale. Solo trecento di essi sono stati restituiti; il resto è rimasto nei grandi musei europei come il British Museum, il Museo del Louvre o le collezioni private.

In seguito al suo fallimento politico e a due divorzi Hiram Bingham, che in gioventù era stato un uomo alto e attraente, audace e carismatico, morì il 6 giugno 1956 all'età di ottantun anni. Il suo corpo riposa nel cimitero nazionale di Arlington (Virginia), dove fu sepolto con tutti gli onori.


https://www.storicang.it/a/storia-di-hiram-bingham-luomo-che-scopri-machu-picchu_15264

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