Bonus giovani a rischio flop



Roma, 25 agosto 2017 - L'incrocio tra la fine dei vecchi bonus per le assunzioni stabili e l’avvio dei nuovi per i giovani rischia di determinare nel 2018 un caos pericoloso nel mercato del lavoro. Ed è tanto fondato il timore – segnalato dal nostro giornale oltre un mese fa – di un effetto sostituzione (con il licenziamento degli occupati del 2015 e l’ingresso di neoassunti incentivati) che tecnici e ministri cercano di correre ai ripari con una norma ad hoc anti-licenziamenti: niente incentivi per le imprese che licenziano.

Una soluzione anticipata da Giuliano Poletti, che però potrebbe rivelarsi un boomerang non solo perché inefficace ma anche perché potrebbe limitare pesantemente, insieme con altri vincoli, la portata degli stessi benefici della nuova decontribuzione. E non è un caso che, ieri con un corsivo al vetriolo del direttore del Sole 24 Ore («Se l’unica certezza è il flop») e oggi al Meeting di Rimini con un intervento dello stesso presidente Vincenzo Boccia, i vertici di Confindustria abbiano deciso di stroncare l’ultima versione del Piano giovani.

Ma facciamo un passo indietro. La legge di Stabilità per il 2015 ha previsto che sulle assunzioni a tempo indeterminato i datori di lavoro non avrebbero pagato i contributi per tre anni: circa 8 mila euro di risparmio l’anno. Sempre nel 2015, dagli inizi di marzo, è venuto meno, con il Jobs Act, anche l’articolo 18 dello Statuto: il che ha reso più agevole licenziare.

L'effetto è che, via via che scadranno i tre anni, dal gennaio e fino al dicembre 2018, le imprese si troveranno a dover pagare contributi pieni per ogni assunto: un incremento secco tra 25 e 30 per cento del costo del lavoro. Con la conseguenza che esperti e sindacati temono che possano scattare licenziamenti di massa: parliamo di circa un milione 579 mila rapporti di lavoro con il bonus 2015 e se anche il rischio dovesse riguardare il 10 per cento, siamo a 150 mila lavoratori. Per paradosso (ma non troppo) a far crescere il pericolo licenziamenti sono «anche» i nuovi bonus in cantiere: le imprese potrebbero essere tentate dal sostituire lavoratori con bonus scaduto con neoassunti con nuova decontribuzione.

Da qui l’ipotesi del governo di introdurre il vicolo secondo il quale l’impresa non può assumere giovani con incentivi se ha licenziato nei sei mesi precedenti o se ha intenzione di licenziare nei sei mesi successivi all’assunzione. Il problema è che un limite di tal fatta non solo è superabile con comportamenti opportunistici, ma può essere anche controproducente per i casi nei quali si tratta di realizzare turn over con professionalità differenti.

Ma, come non bastasse, non è solo questo il limite del nuovo Piano. Nei punti deboli rientrano: il limite di età (29 anni è considerato basso da imprese e addetti ai lavori); il vincolo secondo il quale il neo-occupato non deve avere avuto contratti stabili in precedenza e non deve aver avuto rapporti anche precari con il datore di lavoro che lo assume; lo stesso ammontare del bonus pari al 50 per cento del totale dei contributi (sui 3-3.200 euro circa); la durata (due o tre anni), senza che vi sia alcuna certezza, se non in termini di intenzioni, circa il successivo taglio strutturale del 3-4 per cento. Per non dire delle risorse messe a disposizione (circa 2 miliardi di euro) e della concorrenza con l’apprendistato che finirebbe per essere cannibalizzato in più di un caso. Si comprende, dunque, l’allarme di Confindustria, ma anche dei sindacati. Il rischio flop è dietro l’angolo: altro che le 300mila assunzioni di Poletti. Come lo è anche il rischio di un nuovo doping.

http://www.quotidiano.net/economia/bonus-giovani-2017-1.3353073

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