I Patrimoni dell'Umanità


"Puoi fermare le persone, puoi porre loro dei limiti ma troveranno sempre una via" [Frederick Taylor]

Il muro di Berlino è caduto il 9 novembre 1989, mentre la maggioranza dei muri importanti sono ancora in piedi, come quello tra Corea del Nord e Corea del Sud, che dal 1953 segna la demarcazione tra due mondi, oltre che tra due paesi. In compenso – e nel frattempo – ne sono stati costruiti tanti altri. 

A simboleggiare una separazione tra popoli in conflitto, tra ricchi e poveri, tra primo mondo e terzo mondo, tra chi cerca di migrare per salvarsi dal bisogno o per costruire un sogno. Muri che violano i diritti fondamentali delle persone: alla salute, all’istruzione, al lavoro, all’acqua, al cibo. Che a volte separano comunità e famiglie. Questi sono alcuni dei muri di oggi, costruiti su una costante comune: la paura.


I muri di Israele


Oltre al noto muro tra Israele e Palestina che divide arabi e israeliani, da qualche anno il governo israeliano capeggiato da Benjamin Netanyahu, cavalcando un consenso elettorale a spese di migliaia di disperati in fuga da guerre, persecuzioni e miserie dal Corno d’Africa (Sudan, Eritrea, Etiopia, Somalia), ha avuto la bella idea di costruire anche un muro tra Egitto ed Israele, nel DESERTO, del Sinai. 


Il motivo? La necessità di “preservare la natura ebraica e democratica dello Stato d’Israele”, e non inondare il paese di “clandestini”. La barriera è alta in media 15 metri e lunga 245 km e si estende da Rafah ad Eliat. Un successo per il governo israeliano, visto che, a sei mesi dall’inaugurazione nel 2013, solo 34 persone erano riuscite ad entrare illegalmente. Nei sei mesi dell’anno precedente ne erano entrate circa diecimila. Tutti profughi che, dopo aver attraversato il deserto, si ritrovano nelle mani dei terribili predoni del Sinai, che chiedono ai familiari in Europa riscatti esosissimi per liberarli. Nel frattempo li picchiano, torturano, violentano le donne, uccidono uomini e bambini perfino per trafficare organi. Chi riesce, raramente, a fuggire da questi orrori, si trova davanti al muro.

“Il muro della vergogna” tra Usa e Messico


Tristemente famoso è anche il muro che divide gli Stati Uniti dal Messico, per impedire l’ingresso di tutti i migranti dal Centro America. Per i messicani è il “muro della vergogna”, per gli statunitensi è la salvezza da un’invasione continua. La barriera, la cui costruzione è iniziata nel 1994, è lunga oggi 3.141 km e non è ancora ultimata. Si snoda lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego. Consiste in una base di cemento armato con una struttura superiore di lamiera metallica, con illuminazione ad alta intensità, sensori elettronici e strumentazione per visione notturna. È alta dai 2 ai 4 metri. La maggior parte dei malcapitati che cercano di oltrepassarlo ci lascia la vita: dal 1998 al 2004, secondo i dati ufficiali, sono morte 1.954 persone. Chissà in questi anni i numeri come saranno aumentati. E centinaia di migliaia ogni anno sono gli arresti alla frontiera e i respingimenti.

I meno noti



Ci sono poi i muri meno conosciuti, come quello tra India e Bangladesh lungo 4.000 km, 


o quello di 2.700 km nel deserto del Sahara, nel territorio conteso tra Marocco, Algeria e Mauritania;



o i tanti piccoli muri come quelli che in Brasile separano i quartieri ricchi dalle favelas, per difendersi dalla criminalità. A San Paolo c’è dal 1978 il muro di Alphaville e tanti altri sono sorti nelle grandi città come Rio de Janeiro e Salvador da Bahia. 

I muri dell’Europa


Per frenare l’ingresso di migranti africani in Europa – è stato costruito il muro tra Ceuta e Melilla, territorio appartenente politicamente alla Spagna ma ubicato in Marocco. Anche qui non si contano i morti e i respinti.


C’è poi la Green Line di Cipro, ovvero la linea di demarcazione – costituita in parte da un vero e proprio muro, oltre che da fili spinati e “terre di nessuno” – che divide la parte sud dell’isola, greco-cipriota, che nel 2004 ha aderito all’UE, dalla parte nord, dal 1974 occupata dai turchi e autoproclamatasi Stato indipendente. 



A seguire le Peace Lines o LInee di Pace (la neolingua orwelliana è sempre presente) che sono una serie di barriere che percorrono l’Irlanda del Nord in vari punti, principalmente a Belfast e a Derry. Le prime Peace Lines vennero costruite nel 1969, per separare la popolazione cattolica e quella protestante. Originariamente sarebbero dovute durare sei mesi, ma vista la loro efficacia e il consenso di entrambe le parti al loro mantenimento, sono state tenute e in seguito incrementate. Oggi le barriere sono 48, con una lunghezza complessiva di 34 chilometri, in gran parte situate a Belfast.


La penultima trovata in materia è il muro tra la Grecia e la Turchia ancora in costruzione, per impedire l’ingresso dei migranti asiatici. 


Sembra che un "progetto muro" sia in cantiere per "costruire una vera frontiera con la Russia", paese indicato come "aggressore" nella nuova dottrina di difesa ucraina. L'oligarca Igor Kolomoiski, governatore di Dnipropetrovsk, aveva proposto al governo la costruzione di un muro lungo 1920 km al confine tra l'Ucraina e la Russia, con un costo stimato di 100 milioni di euro.


Nella triste lista è compreso anche il Mar Mediterraneo – lo sappiamo – non è un muro, ma è come se lo fosse. 


L'ultimissimo è il muro ungherese che vi hanno mostrato i media mainstream, definendolo orrendo, ma non vi mostrano mai il muro israeliano, una orribile fortezza di cemento con torrette, mitragliatrici e camere-spia. E’ una verità che non dovete sapere, perché dovete bervi la versione ufficiale: in Europa ci sono nazioni caritatevoli e nazioni razziste. 

In Siria ci sono milioni di rifugiati, provenienti non dalle zone controllate di Assad, ma da quelle controllate dall'ISIS. Mi spiego meglio, partono dalle coste della Siria diretti in Europa, ma fuggono dalle zone centrali del paese, quelle dove si combatte. Naturalmente le puttanazze dei media non perdono l'occasione per ricordarci che sfuggono dal "regime di Assad", come se fosse inconcepibile scappare da zone dove ti lapidano se tradisci la moglie.

Dei diciotto milioni di siriani almeno due o tre milioni sarebbero pronti a fuggire in Europa, se non altro perché solo l'Europa, unica tra tutti gli altri territori del mondo se li prenderebbe. In Iran, Turchia e simili gli sparerebbero addosso, se si presentassero in massa al confine per rimanere, e anche gli Hezbollah del Libano credo non avrebbero molta pazienza, con loro, visto che hanno accolto, a suo tempo, già quasi due milioni di palestinesi.

Il "Muro" Ucraino
Il problema dell'immigrazione siriana potrebbe essere una passeggiata, se confrontato con il potenziale muro umano ucraino di migranti che si sta delineando per il futuro. Quando ne arriveranno in un botto cinque o sei milioni, disposti a lavorare per qualsiasi prezzo, l'intero sistema economico dell'Europa andrà in tilt completo, considerando che già ora la Germania ha fatto per così dire il pieno accogliendo in uno dei suoi campi di concentramento sessantamila siriani.

Come se non bastasse, Citigroup (la "Umbrella Corporation") ha deciso che lo scenario base per il 2016 sarà una bella recessione globale, in particolare dovuta a Cina e Mercati Emergenti e che colpirà più di quanto non abbia già fatto negli ultimi anni.

Il Paradosso Murale

A proposito di Cina, ecco il top delle mura. Edificata a partire dal III secolo a.C. è chiamata Wanli changcheng, ovvero Grande muraglia di 10.000 Lǐ (oltre seimila Km) in cui hanno preso parte nella costruzione 300.000 uomini per 10 anni. La spiegazione corrente è che la Grande Muraglia Cinese fu innalzata per contenere i barbari* delle steppe mongoliche. Quest'enorme serpente architettonico è stato principalmente concepito e realizzato per proteggere la coltivazione dei campi dalle incursioni delle genti nomadi delle steppe. Fu anche una via di comunicazione percorribile perché lastricata e sicura perché spesso protetta dai soldati. Nel 1987 questo lungo e grande muro è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità! 

E se i muri son patrimoni, i popoli che sono? 

*Nota:



Il termine Barbaro (in greco βάρβαρος, passato in latino come barbarus), nasce paradossalmente dalla culla della democrazia. E' la parola onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i "balbuzienti"), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non erano di cultura greca. È interessante ricordare che gli sciti erano considerati dai greci come il più barbaro tra i popoli, anzi il popolo barbaro per eccellenza, occasionalmente sostituiti in quest'ultimo ruolo dai Persiani, soprattutto quando il Barbaro veniva presentato come minaccia (che arroganza questi antichi greci!)

In età imperiale il vocabolo avrebbe riassunto il significato ellenistico, con l'aggiunta di una certa sfumatura anche culturale, ad esempio, la mancanza di leggi scritte, di un alfabeto, ecc., erano le prerogative principali del barbaro, unite ad un fermo e testardo rifiuto dell'ordine romano, simboleggiato dal sistema legislativo romano (vedi l'a-bi-ci-del-crimine, il triumvirato Alemanno, Buzzi, Carminati con la regia della Compagnia Casamonica & Massoni in Carrozza!).

Nel mondo greco-romano, insomma, il termine "barbaro" era uno strumento essenziale che i popoli greci, prima, e romani, poi, utilizzavano per definire sé stessi, prendendolo come pietra di paragone, in quanto "anormale" rispetto agli standard (neoliberisti), per poter definire la "normalità". Tale caratteristica non fu mai esclusiva del pensiero mediterraneo, o anche semplicemente europeo, ma fu il risultato del naturale etnocentrismo di varie civiltà del mondo antico, e in certi casi anche cronologicamente successivo, come oggi!

Il Cristianesimo ha utilizzato il termine barbaro nella sua accezione ellenica: l'apostolo Paolo lo usa nel Nuovo Testamento (Lettera ai Romani 1:13) per indicare i non-greci o chi semplicemente parla una lingua diversa (Prima lettera ai Corinzi 14:11). Greci e barbari per Paolo si distinsero rispettivamente per sapienza ed insipienza, ma il filosofo Taziano pone in rilievo la superiorità della cultura dei barbari rispetto a quella vana deifilosofi greci

Sono infatti molteplici le invenzioni o le usanze apprese dai barbari in Europa: mentre i Romani cavalcavano a pelo o su di una coperta, i barbari utilizzavano già una sella e delle staffe; mentre i Romani conservavano il vino nella terracotta e lo allungavano con acqua calda e salata, i barbari lo conservavano in botti di legno; furono i barbari ad introdurre la birra, prodotta con il luppolo; furono i barbari ad introdurre le brache, ossia i pantaloni, al posto delle tuniche. 

Poiché con il IV secolo l'Impero Romano cominciò a divenire cristiano, barbaro cominciò ad assumere il significato di non romano (giacché non cristiano). In questo periodo barbare per antonomasia furono quelle popolazioni (Vandali, Eruli, Unni, Visigoti, Ostrogoti, Goti, Teutoni o Germani ecc.) che dalle loro terre di origine, solitamente localizzate nell'Europa settentrionale, scesero a ondate nell'Impero. 

Ad esempio, i Germani erano un insieme di popoli affini, parlanti lingue germaniche e nati dalla fusione fra gruppi di origine indoeuropea ed elementi autoctoni di origine paleolitica nella loro patria originaria (Scandinavia meridionale, Jutland, odierna Germania settentrionale), che, dopo essersi cristallizzati in un'unica compagine, a partire dai primi secoli del I millennio si diffusero fino a occupare un'ampia area dell'Europa centro-settentrionale, dalla Scandinavia all'alto corso del Danubio e dal Reno alla Vistola e oggi tengono in scacco l'Europa meridionale, in particolare la Grecia!

Questi barbari approfittarono della crisi in cui già versava l'Impero e ne accelerarono la decadenza fino alla dissoluzione: oltre alle guerre, ai saccheggi e alle distruzioni, finirono con il fondare dei veri e propri stati (gli Stati "Uniti" d'Europa), spezzando l'antica unità dell'Impero e dando inizio ai regni romano-barbarici o Unione Europea!

Oggi la parola barbaro è normalmente utilizzata nel senso di "selvaggio". Nell'ideologia del materialismo storico, la fase barbara è la seconda sottofase del comunismo primitivo.

Alla fine chi sono questi barbari?
L’ipotesi più accreditata è la cosiddetta ipotesi Kurgan, sviluppata daMarija Gimbutas, che suppone una serie di ondate migratorie che avrebbero condotto i Kurgan dal Sud della Russia ed altre popolazioni indoeuropee che vivevano nelle steppe pontico-caspiche verso l’Antica Europa, in cui allora "dominava" la cultura gilanica, sopprimendo e\o ibridando la civiltà europea, determinando di conseguenza degli sconvolgimenti di natura sociale: fughe dalle violenze, confusione, movimenti disordinati di popoli e, soprattutto, introduzione di quegli elementi che saranno alla base delpensiero unico eurocentrico: patriarcato, classismo, autorità, gerarchia, schiavitù, ecc.

Il nome “Kurgan” deriva dal termine russo che indica un tumulo funerario della Russia meridionale ed orientale, utilizzato dai popoli delle steppe dal neolitico fino alla fine del primo millennio della nostra era. Quella dei "Kurgan" era una società prettamente gerarchica, violenta e rozza.

La teoria della Gimbutas divide questa civiltà in quattro fasi (Kurgan I, II, III e IV), identificando anche tre ondate migratorie (I, II e III):

- La prima ondata inizia tra il 4000 e il 3500 a.c. e determina rilevanti cambiamenti sociali (abitazioni, struttura organizzativa e religione) e il declino dell’arte europea (scompaiono statuette, ceramiche ecc.). Le ripercussioni delle migrazioni si estendono fino ai Balcani e lungo il Danubio fino alle culture Vinca e Lengyel in Ungheria. Scompaiono, oltre alle culture di Vinca e Lengyel, anche quelle di Karanovo e Petresti.
- La seconda, tra il 3500 e il 3000 a.c, proveniente dal Nord del Mar Nero. Si origina nella cultura di Maykop, come risultato delle sue avanzate produce una serie di culture kurganizzate nel Nord Europa (cultura dell’anfora globulare, cultura di Baden, cultura di Usatovo-Gorodosk-Foltesti [ibridazione della civiltà di Cucuteni, oramai scomparsa, con quella dei Kurgan] e cultura della ceramica di Cuerdas). Nella sua ipotesi, Marija Gimbutas ritiene che sia la prima vera intrusione delle lingue indoeuropee nell’ovest e nel nord d’Europa.
- La terza, tra il 3000 e il 2500 a.c, proveniente dalle steppe del basso Dnieper-basso Volga. Espansione della cultura di Yamna al di là delle steppe, con la comparsa delle caratteristiche tipiche degli Yamna nei pressi delle attuali Romania, Bulgaria e Ungheria orientale.

L'ipotesi Kurgan di Marija Gimbutas appare ancora oggi la teoria più credibile, fra tutte quelle ipotizzate.

Culture Soppresse e Civiltà Dimenticate
Alcuni elementi tipici della "cultura gilanica" non scomparvero del tutto nei territori europei che avevano subito le influenze di questa civiltà libertaria, basterebbe pensare, tanto per fare un esempio, alle comunità di villaggio (mir) russe dell'800, su cui molti grandi pensatori socialisti russi, soprattutto i cosiddetti populisti specularono non poco avendo a disposizione molti testi di ricerca storica editi nel XIX secolo (von Haxthausen, von Mamer), oggi del tutto dimenticati.

Si può quindi affermare che, non solo è possibile concepire una società egualitaria, diversa da quella attuale, ma che questo modello sociale è già esistito! E' esistito per buona parte della storia dell'umanità e le sue tracce sono giunte indelebili sino ad oggi.


L'errore delle società gilaniche è paradossalmente quello di non aver costruito un bel muro (quando ci vuole ci vuole) con l'intento di bloccare le invasioni barbariche e salvarsi la pelle. I Kurgan hanno praticamente avuto la strada spianata per sterminare una civiltà pacifica che fino a quel momento storico non ha mai avuto il bisogno o l'esigenza di emigrare in massa, a differenza di quanto vediamo ancora attualmente nella cosiddetta era moderna che ormai così moderna non mi sembra proprio. 

Saranno anche cambiati i tempi ma sebbene in forme differenti, siamo di conseguenza circondati da barbari in ogni direzione guardiamo, in una società ovviamente in perenne declino costruita a loro immagine e somiglianza. Un sistema alienato fondato sul dio denaro, un mondo sfruttato all'inverosimile e una popolazione schiavizzata che di umano non ha quasi più nulla, ormai suddita e mentalmente controllata da una millenaria èlite di rettili parassiti che detiene e mantiene il potere globale... 

Il vero mondo civilizzato della società gilanica è sicuramente il reale patrimonio perduto dell'umanità.   

http://freeondarevolution.blogspot.co.uk/

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Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
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