Guido Melis: Silenzio della stampa italiana sulle proteste in Romania

E' di questa mattina la nota del Prof. Guido Melis, ex presidente del Gruppo Interparlamentare Italia-Romania. Dopo aver aperto i due quotidiani principali italiani "La Repubblica" e "Corriere della Sera", affida a Facebook la sua indignazione l'intellettuale italiano che, nella scorsa legislatura, ha preso sul serio il suo ruolo di rinsaldare i rapporti tra i due popoli.

Ecco cosa scrive Guido Melis su Facebook

Accade in queste ore in Romania qualcosa di straordinario, ma nessuno in Italia se ne accorge. Oggi i due più grandi quotidiani italiani, "Corriere della Sera" e "Repubblica", non dedicano ai fatti romeni di ieri
neanche un rigo. Nulla, affogati nella solita melassa della politica nazionale italiana.
Cosa sta succedendo dunque a Bucarest e dintorni? Per spiegarlo occorre fare riferimento a una grande tragedia avvenuta nelle scorse ore: un rogo tremendo in una discoteca piena di ragazzi, 30 morti, feriti gravissimi. Si fanno le prime indagini e risulta che nessuna misura di sicurezza era stata predisposta, in violazione palese delle norme di legge. Si approfondisce e viene fuori che municipio di Bucarest e autorità governative preposte avevano sì compiuto una ispezione ai locali, anche di recente, avevano visto le mancanze, ma avevano colpevolmente soprasseduto.
C'è chi dice in cambio di mazzette.
Perché anche lì, come da noi, la corruzione impera dappertutto. Non era la prima volta: una disgrazia analoga aveva colpito tempo fa un ospedale pediatrico causando la morte di molti bambini.
Mentre dunque la Chiesa ortodossa se ne esce infelicemente a parlare di musica di Satana e di luoghi del demonio (quasi fosse una punizione divina), i ragazzi romeni, utilizzando FB, si danno spontaneamente appuntamento in piazza. Alle 18 di ieri sono già migliaia. 13-14 mila alle 20, 25 mila ieri notte, poi ancora di più. Un fiume di gente che FB documenta in centinaia di foto e filmati in rete. Il governo (Ponta: un socialdemocratico o sedicente tale) corre ai ripari. Interruzione dei collegamenti internet. Ma le notizie dilagano, rilanciate dai romeni all'estero. Un popolo giovane, ragazze e ragazzi, si addensa nella grande piazza del Parlamento e del Governo, assedia il Ministero dell'Interno, il Municipio,. A tarda sera il Governo dimette i primi responsabili. Ma la piazza non si accontenta. La protesta dilaga anche in altre città della Romania.
Un evento straordinario, ho detto, di cui al momento ignoriamo gli sviluppi. E che insegna due cose:
primo, la potenza della Rete (lo si era già visto nella cosiddetta Primavera araba), che non chiede organizzazione né piani di mobilitazione. Tutto si svolge allì'insegna della spontaneità e coinvolge cittadini qualunque, non necessariamente politicizzati;
secondo, quando il potere porta la sua arroganza alle estreme conseguenze (è così in Romania dove non c'è prestazione pubblica che non sia mediata dalla tangente) la gente comune si ribella. Il vaso - che prima sembrava poter contenere all'infinito qualunque quantità d'acqua sporca - si colma e travasa. E l'indignazione della gente non conosce più limiti.
In fondo tutte le grandi rivoluzioni dell'età moderna sono avvenute così. dall'esplosione della rabbia del popolo.
Ultima considerazione: ci riguarda tutto questo, noi italiani, o no? I media italiani ritengono evidentemente di no. Io penso al contrario che ci riguardi, e molto.

Ci sono volute le dimissioni del Premier romeno, Victor Ponta, perchè la Repubblica si degni di dedicare ai fatti romeni due righe.


Mondo Tempo Reale

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