Silice su Marte - Nuovi indizi di acqua sul Pianeta Rosso



Il rover della NASA sta analizzando le rocce del Monte Sharp per capire i processi che hanno portato alla sedimentazione della silice sul Pianeta rosso. Dal 2014 Curiosity studia l'evoluzione geologica del Monte Sharp. Sette mesi fa è arrivato a "Marias Pass", dove la ChemCam ha rilevato abbondante silice in alcune rocce. Una vera e propria sorpresa per il team del JPL


Questa immagine è stata scattata lo scorso 22 maggio con la Mast Camera (Mastcam) montata sul rover Curiosity: si vede l’area “Marias Pass”. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS
La silice è abbastanza comune sulla Terra, dove può essere trovata sotto forma di quarzo. I ricercatori adesso stanno studiando questo composto chimico su Marte, dove è stato trovato qualche mese fa (vedi Media INAF) dal rover della NASA Curiosity vicino all’area “Marias Pass”, ai piedi del Monte Sharp. Nel corso degli ultimi mesi il robottino ha trovato alte concentrazioni di silice, che costituisce il 90% della composizione di alcune delle rocce marziane. Ma che cos’è? Si tratta di una sostanza chimica che si forma combinando il silicio con l’ossigeno.
«Questa elevata presenza di silice è un mistero. La concentrazione della silice può aumentare per lisciviazione (un fenomeno chimico consistente nella separazione di uno o più componenti solubili da una massa solida mediante un acido, ndr) oppure tramite processi che coinvolgono l’acqua. Se fossimo in grado di determinare ciò che è successo, ne sapremmo di più su altre condizioni simili di quegli antichi ambienti umidi», ha detto Albert Yen, membro del team scientifico di Curiosity presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA. Le recenti scoperte sul Monte Sharp hanno riacceso le discussioni legate a ciò che un altro rover della NASA, Spirit, ha trovato su Marte: sono stati osservati segni di acidità solforica, ma il team scientifico di Curiosity sta ancora valutando entrambi gli scenari.




Questa mappa mostra il percorso effettuato da Curiosity su Marte da agosto 2012 a dicembre 2015. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Al mistero si aggiunge poi un minerale raro sulla Terra ma che è stato trovato di recente su una delle rocce marziane da Curiosity: la tridimite (un biossido di silicio), la cui origine coinvolge altissime temperature (tra gli 870 °C ed i 1470 °C) e di solito sulla Terra si trova nelle rocce vulcaniche recenti con alto contenuto di silice. Le rocce di Marte generalmente presentano basse concentrazioni di silice, almeno quelle esaminate negli scorsi anni. Di recente Curiosity è riuscito a smentire questa teoria, visti gli ultimi rilevamenti. Il magma sulla Terra può evolvere diventando silice: lo stesso processo – secondo i ricercatori – dovrebbe essere avvenuto su Marte: la tridimite potrebbe essere il residuo dell’evoluzione magmatica.
Dal 2014 Curiosity studia l’evoluzione geologica del Monte Sharp. Sette mesi fa è arrivato a “Marias Pass”, dove la ChemCam ha rilevato abbondante silice in alcune rocce. Una vera e propria sorpresa per il team del JPL, tanto che il rover ha indagato a lungo e più volte la zona, anche con lo strumento Alpha Particle X-ray Spectrometer (APXS). Protagonista delle osservazioni soprattutto una roccia fra tutte, la Buckskin, la prima di tre rocce perforate per raccogliere campioni.
L’identificazione dello strumento CheMin della tridimite ha spinto la squadra a cercare possibili spiegazioni: «Potremmo dire che proviene da una fonte vulcanica o che ha un’altra origine», ha dichiarato Liz Rampe. «Molti di noi stanno studiando in laboratorio se esiste un modo per creare tridimite senza una temperatura così elevata». Tracce di silice sono state trovate anche vicino alle fratture di rocce, collegando la sua presenza al possibile fluire di liquidi (acqua) in un lontano passato.

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