Scoperto un secondo sito vichingo nelle Americhe?



Gli archeologi hanno scoperto quello che potrebbe essere un insediamento vichingo finora sconosciuto nelle Americhe, sull’isola di Terranova, in Canada. Il nuovo sito, noto come Point Rosee, contiene un focolare che venne probabilmente usato per lavorare il ferro.
L’eccezionale scoperta è avvenuta grazie all’uso di immagini satellitari, che prese dallo spazio sono riuscite a individuare delle anomalie geologiche sul terreno.
Se confermato, questo ritrovamento sarebbe un altro degli insediamenti vichinghi perduti, descritti nelle saghe norrene secoli fa.
(Jon Bowen, NG Staff)
(Jon Bowen, NG Staff)
Un luogo remoto
Ci vuole una lunga e faticosa camminata per raggiungere Point Rosee, una stretta e ventosa penisola dell’isola di Terranova. Lo scorso giugno, un team di archeologi è arrivato in questo remoto luogo del Canada, attirato da una moderna mappa del tesoro: le immagini satellitari che rivelavano delle caratteristiche segno di attività umana passata.
Il tesoro scoperto – un focolare di pietre usato per lavorare il ferro – potrebbe riscrivere l’inizio della storia del Nord America, e aiutare la ricerca di insediamenti vichinghi perduti descritti nelle saghe norrene secoli fa.
Finora, l’unico altro sito vichingo confermato nel Nuovo Mondo è L’Anse aux Meadows, scoperto negli anni ’60 sempre nel nord dell’isola di Terranova. Era un insediamento temporaneo, abbandonato giusto dopo qualche anno.
«Le saghe suggeriscono un breve periodo di attività e un tentativo di colonizzazione brevissimo e fallito», spiega a National Geographic Douglas Bolender, archeologo specializzato in insediamenti norreni e attualmente al lavoro sul nuovo sito. «L’Anse aux Meadows entra bene in quella storia, ma è solo un sito. Point Rosee potrebbe rinforzare quella storia o cambiarla completamente, se la datazione è diversa. Potremmo finire con un periodo molto più lungo dell’attività norrena nel Nuovo Mondo».
Un aiuto dallo spazio
Sarah Parcak (Robert Clark, National Geographic)
Sarah Parcak (Robert Clark, National Geographic)
La scoperta del sito, distante centinaia di chilometri da L’Anse aux Meadows, è stata effettuata dall’archeologa Sarah Parcak, professoressa associata di antropologia all’Università dell’Alabama a Birmingham e National Geographic Fellow, che aveva già usato immagini satellitari per localizzare città egizie, templi e tombe.
Lo scorso novembre, TED aveva premiato Parcak con 1 milione di dollari per sviluppare un progetto per scoprire e monitorare i siti antichi. L’ultimo ritrovamento – sovvenzionato in parte dalla National Geographic Society – dimostra che le immagini satellitari possono identificare i manufatti non solo negli aridi deserti, ma anche nei paesaggi coperti da molta erba e piante.
La scorsa estate, Parcak ha condotto un team di archeologi a Point Rosee a fare un piccolo scavo per cercare le prime tracce, per vedere se continuare poi le ricerche. Gli scienziati hanno alla fine portato alla luce un focolare per la lavorazione del ferro, circondato dai resti di quello che sembra un terrapieno di zolle di terra.
Un sito strategico
(BBC)
(BBC)
Gli archeologi non hanno ancora abbastanza prove per confermare che sia un sito vichingo. Altre persone vissero su Terranova secoli fa, tra cui i Nativi Americani e i pescatori baschi. Ma gli esperti sono cautamente ottimisti.
«Un sito come Point Rosee ha il potenziale per rivelare come fu la prima ondata di colonizzazione normanna non solo su Terranova, ma per il resto del Nord Atlantico», dice Bolender.
Ma perché i vichinghi avrebbero scelto proprio questa stretta penisola come accampamento? «Erano piuttosto nervosi riguardo la loro sicurezza, minacciati dalla gente locale», ipotizza Parcak- «Avevano bisogno di un luogo con dei buoni accessi alle spiagge, ma anche un punto favorevole. Questo posto è perfettamente situato – si possono vedere nord, ovest e sud».
Inoltre, la costa a sud ha relativamente poche rocce sott’acqua, ovvero si potevano ancorare o persino tirare a riva le barche. Il clima e il suolo sono ben adatti alla coltivazione agricola; c’è un’abbondante pesca sulla costa e molta selvaggina nell’entroterra; e ci sono molte risorse naturali, come la pietra chert per fare degli utensili, e zolle di terra per costruire le loro tipiche case.
(Robert Clark, National Geographic)
(Robert Clark, National Geographic)
Uomini di ferro
E, ovviamente, c’era la risorsa più preziosa di tutte: il ferro delle paludi. È un tipo di minerale che si forma quando i fiumi dissolvono particelle di ferro dalle montagne nelle terre paludose, formando dei depositi di metallo.
I norreni non erano grandi minatori. La maggior parte del loro ferro lo prendevano dalle torbiere. I cercatori di ferro sapevano che segni guardare, come per esempio una chiazza oleosa sulla superficie dell’acqua stagnante. In effetti, tre storici hanno pubblicato uno studio (pdf) secondo cui il ferro era un prerequisito per gli insediamenti vichinghi. L’anse aux Meadows, osservano, era un sito usato per la produzione di ferro e il mantenimento delle navi, fornendo prove “che gli esploratori, sapendo che le barche avevano bisogno di manutenzione, cercavano attivamente un luogo dove potevano ottenere ferro delle paludi e produrre nuovi chiodi”.
Cercare i segni
Finora, Parcak aveva cercato le anomalie geologiche in Egitto, scoprendo delle rovine sotto gli aridi, indisturbati, deserti.
Ma, mentre gli egizi lasciarono degli edifici in pietra che durano da millenni, i vichinghi costruivano soprattutto con terra e pietra. Quindi Parcak non ha usato le immagini satellitari per cercare delle rovine, bensì per controllare la vegetazione.
I resti degli edifici alterano la costituzione del suolo, e perciò la vegetazione sopra cresce diversamente. In un’area, una rilevazione col magnetometro ha svelato un punto che è parzialmente circondato da linee rette, forse delle rovine di una piccola struttura.
(Digitalglobe)
(Digitalglobe)
Un'immagine satellitare di Point Rosee. Le linee scure nere potrebbero indicare degli edifici (Digitalglobe)
Un’immagine satellitare di Point Rosee. Le linee scure nere potrebbero indicare degli edifici (Digitalglobe)
Lo scavo ha portato alla luce i resti di quelli che sembrano muri di zolle di terra e un focolare per lavorare il ferro.
A un occhio inesperto, il focolare non sembra molto: un masso davanti a una buca poco profonda, circondata da pietre più piccole. Ma tracce di carbone e 13 kg di minerali sterili scoperti nella buca indicano agli archeologi che qui si tostavano i minerali.
Questo era il primo passo per lavorare il ferro. Prima di fondere e forgiare il metallo, il minerale doveva essere seccato – altrimenti esplodeva quando posto all’interno della fornace. Il processo di tostatura rimuoveva inoltre le impurità, nella forma di minerali sterili.
Il focolare (Robert Clark, National Geographic)
Il focolare (Robert Clark, National Geographic)
(BBC)
(BBC)
I minerali sterili rinvenuti (Robert Clark, National Geographic)
I minerali sterili rinvenuti (Robert Clark, National Geographic)
Prove convincenti
Point Rosee era dunque un avamposto vichingo mille anni fa? Le prove finora sono promettenti. La struttura in zolle di terra non assomiglia ai ripari degli indigeni di Terranova dell’epoca, o ai pascatori baschi arrivati nel XVI secolo. E, mentre i minerali sterili potrebbero essere abbastanza generici, «non ci sono altre civiltà – preistoriche o moderne – che potrebbero aver estratto e tostato il ferro delle paludi a Terranove oltre ai vichinghi», dice Bolender.
Sono stati rinvenuti molti pochi manufatti a Point Rosee, ma questo è un buon segno. La maggior parte dei possedimenti norreni non si sono conservati bene: erano tipicamente fatti di legno, che marciva, o ferro, che si decomponeva o veniva nuovamente fuso. Gli archeologi hanno condotto sette scavi a L’Anse aux Meadows, dal ’61 al ’68, prima di poter confermare che era un insediamento vichingo. E anche allora avevano trovato solo una manciata di oggetti personali.
(Leo Delauncey, MailOnline)
(Leo Delauncey, MailOnline)
Dan Snow e Sarah Parcak (BBC)
Dan Snow e Sarah Parcak (BBC)

Mondo Tempo Reale

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