La malaria odierna uccideva già nell'Impero romano

Il cranio di un antico romano sepolto nel cimitero di Velia: i suoi denti nascondevano preziose informazioni sul plasmodio della malaria.|LUCA BANDIOLI, PIGORINI MUSEUM
Dall'analisi del DNA in sepolture di epoca romana arriva una conferma: lo stesso tipo di odierna malaria era diffusa lungo la nostra penisola già 2.000 anni fa.

L'antica Roma e i suoi domini erano funestati dalla malaria: la conferma di quanto rilevato in diverse testimonianze storiche arriva dall'analisi di resti umani di età compresa tra il I e il III secolo d.C., prelevati da tre diversi cimiteri italiani.

Le prove genetiche raccolte dai ricercatori canadesi del McMaster's Ancient DNA Centre, descritte su Current Biology, sono importanti perché permettono di ricostruire con maggiore precisione la storia del protozoo responsabile dell'epidemia, oggi come allora: il Plasmodium falciparum, trasmesso dalla femmina della zanzara Anopheles.

IL SOLITO NOTO. «Ci sono moltissime descrizioni scritte che narrano di febbri assimilabili alla malaria nell'antica Grecia e nell'antica Roma, ma finora la specie responsabile non era nota», spiega Stephanie Marciniak, tra gli autori dello studio: «i nostri dati confermano che il responsabile era presumibilmente il Plasmodium falciparum, che colpiva in diversi contesti ecologici e culturali.»

FORZIERI DI INFORMAZIONI. Insieme ai colleghi, Marciniak ha analizzato la polpa dentale di 58 adulti e 10 bambini sepolti in tre noti cimiteri della Roma imperiale: quelli di Isola Sacra (presso la foce del Tevere), Velia (in provincia di Salerno) e Vagnari (in Puglia). I primi due sorgono in località un tempo importanti per il commercio, il terzo in un'area rurale frequentata da nobili e politici dell'Impero.

CACCIA AL KILLER. Gli scienziati sono riusciti a isolare, in frammenti di DNA dentale, le evidenze della contaminazione da Plasmodium falciparum, un'impresa particolarmente ardua perché il plasmodio si diffonde primariamente nel sangue e in organi che si decompongono facilmente.

UN DIFFICILE PUZZLE. Più della metà del DNA mitocondriale del parassita è stata ricostruita grazie a due individui soltanto, sepolti a Velia e Vagnari: al sequenziamento hanno lavorato, insieme a Marciniak, Luca Bandioli del Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma e gli scienziati dell'Università di Sydney.

Il Plasmodium falciparum è ancora oggi il più pericoloso parassita responsabile della malaria e il primo nell'Africa subsahariana. Ogni anno questa malattia uccide, nel mondo, 450.000 persone.

http://www.focus.it/cultura/storia/impero-romano-la-malaria-uccideva-gia

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