Un mucchietto di polvere di cocciniglia, colorante rosso estratto dall’insetto omonimo. In Italia è noto come E 120. Fotografia di Dwight Eschliman |
Il chimico George Zaidan studia ciò che è dentro al cibo che mangiamo e agli oggetti che usiamo. La polvere nella foto, che compare molto spesso nelle sue indagini, è un estratto di cocciniglia, ricavata dall’insetto omonimo e usata come colorante da secoli. Nell’Ottocento i chimici scoprirono il modo per produrne un’alternativa sintetica, ma poiché i consumatori del nuovo millennio prediligono ingredienti “naturali”, oggi gli insetti sono tornati in auge.
Ma mangiare un estratto di insetti polverizzati è rischioso? Per la FDA, l’ente del governo degli Stati Uniti che controlla cibi e farmaci, la risposta è no. La pensano così anche tutti quelli che in Ghana, Papua Nuova Guinea e Bali si nutrono occasionalmente di termiti, larve e libellule. L’FDA ha una tolleranza piuttosto alta riguardo il contenuto di insetti nei cibi: fino a 60 afidi ogni 100 grammi di broccoli congelati e 550 frammenti di insetti per una confezione media di pasta. A quanto pare, per gli ispettori è inevitabile trovare insetti nel cibo.
Negli Stati Uniti l’uso della cocciniglia ha ben poche restrizioni, purché venga etichettato in maniera trasparente (in Italia è riconoscibile come E 120) e senza eufemismi come “colorante naturale”. Per alcuni produttori di alimenti, disporre di un colorante ecologico, affidabile e di colore acceso è una gran comodità. La difficoltà è più che altro psicologica, ma secondo Zaidan, i consumatori dovrebbero superarla. «Non fa male al nostro corpo», dice. «Basta non pensarci».
http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2017/02/17/news/insetti_nel_cibo_nessun_problema-3424545/
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