Lo sciacallo ha attraversato il Po



Il giorno dello sciacallo
Il cinque giugno scorso, come quasi ogni sera, Raffaele Gemmato, un bird watcher e inanellatore professionista, aveva sistemato il suo cannocchiale nelle campagne del modenese, nei pressi di Mirandola, e osservava un gruppo di albanelle minori. Le albanelle sembravano nervose. Il motivo Raffaele lo ha capito poco dopo, quando dalla vegetazione è sbucata fuori quella che all'inizio sembrava una volpe, ma che in realtà, guardando meglio attraverso il cannocchiale, era un animale che non aveva mai visto prima in vita sua. La soluzione al mistero è arrivata poco dopo, al termine di un breve consulto via Facebook con esperti: era uno sciacallo!

Per quanto questo canide ci faccia pensare subito a posti esotici, non si trattava del solito animale scappato dalla gabbia di un collezionista: la presenza dello sciacallo in Italia è nota sin dalla metà degli anni '80 del secolo scorso, quando alcuni esemplari varcarono il confine sloveno verso il Friuli Venezia Giulia. Quello che però ha sorpreso anche gli esperti della specie è che in così breve tempo abbia già attraversato il Po, presumibilmente a nuoto o usando un ponte, e stia ora incominciando la colonizzazione dell'Italia peninsulare.

La grande avanzata
Lo sciacallo dorato (Canis aureus per gli scienziati) è originario dell'Asia e si pensa che sia entrato per la prima volta in Europa dal Caucaso solo dopo l'ultima glaciazione, colonizzando la penisola Balcanica. La densità e la distribuzione di questo canide di media taglia sono rimaste tuttavia sempre molto limitate e solo nel ventesimo secolo ha iniziato la sua grande espansione, la più sensazionale per un grande mammifero in Europa. Tra il 1962 e il 1985, ad esempio, la popolazione di sciacalli è aumentata di ben 33 volte in Bulgaria, che rimane la roccaforte della specie, con quasi 40.000 individui censiti nel 2011. In passato, spiega il naturalista Marco Pavanello, presidente dell'associazione Therion Research Group, e specialista in censimenti sulla fauna selvatica tra cui due sullo sciacallo in Friuli Venezia Giulia, "vi erano due popolazioni principali, una sui monti Strandja tra Bulgaria e Turchia e l'altra in Dalmazia". Popolazioni erano presenti inoltre in Ungheria, dove si è estinto all'inizio del secolo scorso, e in Grecia.



A partire dalla metà del secolo scorso lo sciacallo ha avuto un'enorme espansione sia come territorio che come numero di individui ed è riuscito a ricolonizzare l'Ungheria e a colonizzare, secondo il Gruppo di Studio Europeo sullo sciacallo dorato (GOJAGE), oltre all'Italia, la Romania la Serbia, la Slovacchia, la Croazia, l'Austria, la Svizzera e l'Ucraina. Alcuni individui sono stati ritrovati inoltre in Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Germania e Danimarca. Come sia riuscito ad arrivare nelle repubbliche baltiche o in Danimarca senza che nessuno se ne accorgesse rimane un mistero. Si tratta indubbiamente di una specie molto criptica capace di passare inosservata. Si pensava inizialmente che fosse in grado di espandersi solo a piccoli passi, un po' alla volta, ma studi genetici hanno dimostrato che anche questa specie, come il lupo, è in grado di spostarsi per decine di chilometri in un giorno solo, e quindi di disperdersi sulle lunghe distanza procedendo a salti. La genetica dimostra anche che, con l'eccezione delle popolazioni greche isolate, le attuali popolazioni potrebbero derivare dal rimescolamento delle antiche popolazioni balcaniche con nuovo scambio genico dal Caucaso, ma ci sono pochissime ricerche genetiche su questo canide tanto diffuso quanto poco conosciuto e poco studiato.

Lo sciacallo in Italia
Secondo Pavanello, sulla base dei censimenti effettuati, in Friuli Venezia Giulia nel 2015 c'erano sei gruppi riproduttivi "transfrontalieri" con la Slovenia, per una stima complessiva di una trentina di sciacalli dorati, forse oggi un po' di più. Inoltre sono stati riscontrati individui in Veneto e in Trentino-Alto Adige, ma al momento mancano dei censimenti ben organizzati che diano stime complessive della popolazione italiana. Lo sciacallo avvistato a Mirandola è probabilmente il frutto di un salto di lunga distanza di giovani in dispersione: viste le prodezze di questa specie adattabile non è detto che ci sia un solo individuo. L'espansione continua però senza sosta: un altro avvistamento è stato segnalato nei giorni scorsi in Lombardia, in Val Brembana, dove il suo passaggio è stato catturato da una fototrappola predisposta da Stefano Locatelli.



Uomini, lupi e sciacalli
I motivi della grande avanzata dello sciacallo sono molteplici, ma derivano da un'unica causa: l'uomo. La distruzione delle foreste e la quasi estinzione dei lupi nel continente europeo hanno costituito infatti una grande opportunità per questo canide di media taglia e che predilige gli spazi aperti. Le due specie, dichiara Stefano Pecorella, coinvolto in passato nei censimenti sullo sciacallo in Friuli Venezia Giulia, hanno una parziale sovrapposizione di nicchia ma il lupo esercita un'esclusione competitiva sullo sciacallo, attaccandolo ed eliminandolo dove coesistono. Inoltre l'uomo ha fornito cibo in abbondanza per questo canide, sia con allevamenti di ovini allo stato brado, di cui lo sciacallo mangia le placente e occasionalmente i piccoli o gli esemplari malati, sia con le discariche, che forniscono cibo sia direttamente, sia sotto forma di ratti in abbondanza. "L'arrivo della specie in un nuovo territorio - dice Pecorella - non è indice di qualità ambientale poiché, essendo una specie con forti tendenze antropofile, si insedia spesso dove ci sono risorse alimentari prodotte dall'uomo e facilmente accessibili". Preda inoltre animali da cortile e piccola selvaggina come fagiani e lepri, e questo può innescare qualche conflitto con allevatori e cacciatori. Non preda invece di solito ungulati selvatici, che sono preda dei lupi, più grandi e con una struttura sociale più compatta.

Ciò che ha però contribuito maggiormente all'espansione dello sciacallo è stata la protezione della specie da parte di molti governi nazionali, soprattutto della Bulgaria, che ha protetto questo predatore sin dal 1962, quando la specie era ridotta al lumicino perché oggetto di caccia indiscriminata. Lo sciacallo non gode di buona fama e il suo nome è associato a nefandezze umane in modo del tutto immeritato: è difficile ormai liberare questo bel canide un po' più grande di una volpe e un po' più piccolo del lupo, sociale, intelligente, intraprendente e adattabile, alla fama di meschino approfittatore delle debolezze altrui che gli è stata data. La persecuzione contro questo animale non nasce però solo dalla cattiva reputazione: in Ungheria, dove era nativo, è stato dichiarato "invasivo" e cacciato; in Lituania, malgrado si tratti di una colonizzazione spontanea e naturale di alcuni individui in dispersione, sta per essere dichiarato alloctono e quindi eradicabile.

Sarà interessante vedere cosa succederà in Italia nei prossimi anni: sia il lupo che lo sciacallo sono in espansione, il primo verso nord, il secondo verso sud, e i grandi carnivori ci spaventano. Lo sciacallo non attacca l'uomo, è piccolo e di solito vive in coppia piuttosto che in branchi grandi, ma può creare problemi alla pastorizia e può essere scambiato per un lupo, che pure non gode di buona fama tra gli allevatori. Come accetterà il pubblico questo nuovo animale della nostra fauna? Bisognerà lavorare molto per far capire che le nuove migrazioni, se spontanee, offrono un positivo aumento di biodiversità e non un pericolo per la nostra incolumità.

http://www.nationalgeographic.it/multimedia/2017/06/19/video/sciacalli_contro_lupi_alla_conquista_dell_europa-3572287/1/

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