Sassoni di Transilvania, ritorno alle radici



FOTORACCONTO Dopo essere fuggita alla fine della Seconda guerra mondiale, la comunità di origine germanica di questa regione romena desidera ora riscoprire le proprie tradizioni

Johanna Riemesch-Wachsmann, 15 anni, durante una delle sue visite estive in Transilvania si accinge ad una cerimonia commemorativa presso il cimitero sassone di Richis, in Romania, dove sono sepolti molti dei suoi antenati.

Susanna Riemesch-Wachsmann è stata l'ultima sassone della Transilvania ad essersi sposata nel villaggio natio di Richis, in Romania.

Questo è il posto dove ha conosciuto il marito Udo. Lui viveva all'estero e così la coppia poteva stare insieme solo durante le vacanze quando tornava nel suo paese d'origine. Dopo un corteggiamento durato 4 anni i due si sono sposati nel 1990.

"Il mercoledì prima del mio matrimonio sono inziati i preparativi", ricorda.

"Tutta la comunità si è riunita per aiutarmi a preparare da mangiare. Abbiamo cucinato nel cortile della parrocchia fino al sabato mattina successivo. A quel punto era l'ora della messa. Quando il coro si è messo a cantare si è unita l'intera congregazione. Siano andati avanti con le celebrazioni fino al giorno successivo. Poi si sono fermati tutti per aiutare a pulire e risistemare: ci sono voluti un'altro paio di giorni. Anche oggi, quando ci ripenso, posso sentire il forte senso di appartenenza provato allora".

I novelli sposi non si sono stabiliti però a Richis. Come molti Sassoni della Transilvania, un minoranza la cui presenza in questa regione montuosa rilsale al XII secolo, si sono poi trasferiti nella speranza di evitare le ostilità scoppiate al termine della Seconda guerra mondiale.

"Era tutto così grande, così rumoroso, così freddo", ricorda Riemesch-Wachsmannn. "Sentivo nostalgia. Ho ancora un piede in entrambi i mondi. La mia casa è qui in Germania e ho tutto ciò di cui ho bisogno: la mia famiglia, un lavoro, amici e hobby.
Ma a Richis mi sento davvero a casa".

Quando il fotografo Davide Bertuccio ha incontrato la famiglia Riemesch-Wachsmann nell'aprile del 2017, stava lavorando in cerca di storie sugli impatti della globalizzazione e della vita moderna sulle piccole comunità etniche.

Ciò che ha trovato era molto più stratificato. Documentando le visite estive della famiglia nella regione, comparandole alla loro vita quotidiana in Germania e guardando i loro album di famiglia, ha iniziato a svelare la complessa storia di un popolo il cui destino è stato sempre legato ai cambiamenti che sono accaduti in Europa.

Anche se originari del bacino del Reno, nella Germania occidentale, etichettarli come tedeschi che vivono in Romania è riduttivo e fuorviante, dice Francesco Magno, uno studente di dottorato in Storia contemporanea dell'Europa centrale e orientale presso l'università di Trento.

La sua ricerca si concentra sulle relazioni etniche in Transilvania. "Quando i Sassoni sono arrivati in Transilvania nove secoli fa la Germania era un caledoscopio di poteri regionali in scarsa connessione l'uno con l'altro. All'epoca l'idea di una nazione tedesca unita così come la intendiamo oggi noi non esisteva", dice.

Eppure, malgrado vivessero in zone perlopiù remote e in comunità rurali, circondate dai monti Carpazi e dagli Apuseni, non furono immuni agli sconvolgimenti che hanno trasformato l'Europa nel corso dell'ultimo secolo.

"Negli anni Trenta molti Sassoni furono attratti dall'idea nazista della 'germanicità' che si estendeva al di là dei confini politici della Germania. E' stata la prima volta che si sono sentiti in connessione con quel paese", osserva Magno.

Alcuni hanno combattuto al fianco delle truppe di Hitler. Quando la Seconda guerra mondiale è terminata sono stati considerati perlopiù collaboratori dei nazisti dai sovietici, arrestati e spediti in campi di lavoro in Siberia e in Ucraina.

Coloro che sono rimasti dovettero fare fronte al regime comunista di Nicolae Ceaucescu, durato dalla metà degli anni '70 fino alla fine degli anni '80. Il dittatore, che sognava una Romania omogenea espropriò molti Sassoni spingendoli a chiedere rifugio agli stati vicini.



Quando arrivarono in Transilvania nel XII secolo i Sassoni si affermarono come artigiani e ricchi proprietari terrieri. "Si posero a metà strada tra i latifondisti ungheresi, estremamente ricchi, e i contadini romeni, estremamente poveri", dice Francesco Magno, studente di dottorato che sta studiando le relazioni etniche nella Transilvania.



Il villaggio di Richis, in Romania, ospita 600 persone di sette diversi gruppi etnici. Ora solo due Sassoni vivono nel villaggio per tutto l'anno.



Susanna Riemesch-Wachsmann (in fondo a destra), con il padre, lo zio e un amico prepara la cena presso la casa di Richis dove è cresciuta.



Lo zio di Susanna Riemesch-Wachsmann, Wilhelm Untch, 76 anni, è uno dei due Sassoni che vivono ancora a Richis portando avanti le vecchie tradizioni come l'apicoltura.

di Laurence Butet-Roch - fotografie di Davide Bertuccio
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